Alla scoperta dei retroscena delle Olimpiadi di Atene. I ritardi sulla costruzione degli impianti sportivi, le opere incomplete, le polemiche. Ma anche una panoramica sulle possibili stelle dei giochi. Le severe misure antidoping e antiterrorismo.
Jacques Rogge, il presidente del CIO, ha già vinto la propria personale Olimpiade, quella dei numeri. Ai Giochi di Atene saranno tre miliardi e settecento milioni gli spettatori che rimarranno incollati al video durante i 16 giorni delle Olimpiadi. E' una cifra spropositata, addirittura impensabile fino a qualche anno fa: vuol dire, in buona sostanza, che oltre la metà della popolazione della Terra vivrà l’evento in diretta. E vuol dire anche che tre miliardi e settecento milioni di persone distoglieranno la mente dai pensieri di guerra per concentrarsi su quelli di sport.
I numeri esibiti da Rogge sono importanti anche perché confermano il rilancio dell’ideale olimpico in un momento in cui i valori dello sport – spesso mortificati dal doping, dalla violenza, dal razzismo, dalle mercificazione massiccia di ogni successo - sembrano in netto calo nella considerazione della gente.
“È un momento di difficoltà – ammette Rogge - ma il movimento sportivo è socialmente forte. L’olimpismo sarà ancora un successo, a patto che ci si ricordi dei dettami di De Coubertin, l’inventore delle Olimpiadi moderne. Perché se è vero che il doping è responsabilità degli atleti, è altrettanto vero che razzismo e violenza sono colpa degli spettatori. I nostri valori, tuttavia, sono più forti della crisi: da noi i finanziamenti continuano ad arrivare e noi diamo il 92 per cento degli incassi ai Paesi che ne hanno necessità”.
Il tornado Gianna
Al via dei Giochi, in programma dal 13 al 29 agosto, manca ormai molto poco. La Grecia ha prodotto uno sforzo finanziario imponente ma il ritorno (di immagine e di denaro) garantito dall’Olimpiade è in ogni caso assicurato.
Otto anni fa, in occasione del centenario di Atene 1996, il Comitato olimpico aveva deluso le aspettative negando ai greci l’organizzazione dei Giochi in favore di Atlanta, supportata da uno sponsor d’eccezione come la Coca Cola. La decisione fece scandalo, al punto che quella americana passò allo storia come l’Olimpiade del business. In realtà, all’epoca, non era affatto pronta per affrontare un’impresa di tale portata. Non tanto, o non soltanto, per i costi quanto per la difficoltà di “fare squadra” in un Paese da sempre teatro di divisioni interne feroci.
A mettere tutti d’accordo, e a lanciare al mondo la sfida olimpica, ha contribuito l’ingresso in campo di Gianna Angelopoulos-Daskalaki, la volitiva presidente di Athoc, il comitato organizzatore di Atene 2004. Attorno a lei è nata subito una leggenda: chi la conosce la descrive come una donna affascinante, vanitosa (sceglie personalmente le foto destinate alla pubblicazione e viaggia sempre con la parrucchiera personale al seguito), dittatrice, amante del lusso (gira in elicottero e in limousine). La sua presenza, tuttavia, ha garantito una sterzata e un contributo straordinario di energia.
Nata a Creta da una famiglia borghese, deputata al Parlamento nel 1990, Gianna Angelopoulos si è dimessa per sposare uno degli uomini più ricchi della Grecia, Theo Angelopoulos, industriale dell’acciaio e armatore, residente a Londra. Ed è proprio grazie ai rapporti personali ad alto livello del marito che Lady Olimpiade è riuscita a intessere alleanze vincenti, come quella con l’allora presidente del “Cio” Samaranch.
“Lo scopo della mia vita – taglia coro lei - è fare bene il mio lavoro. E se proprio devo essere dolce, voglio esserlo con i miei figli e con mio marito. Come presidente devo essere autodisciplinata. L’importante è che io possa essere al posto giusto nel momento giusto. Pronta ad adempiere tutti i miei impegni. Se poi per riuscirci devo utilizzare un’apparecchiatura elettronica, prendere un aereo o una limousine, non credo sia importante”.
Qualcuno obietta che ad Atene, a differenza di Sydney, Barcellona e Atlanta, non sono stati costruiti nuovi alberghi e che potrebbe presentarsi un problema di ospitalità. Proprio vero? “Atene e la Grecia – osserva Gianna - danno il benvenuto ogni anno a 11 milioni di turisti. Gli stranieri avranno diverse opportunità: alberghi, navi da crociera oppure case, secondo il nostro programma di affitto di residenze private. Noi greci siamo famosi per la nostra ospitalità e siamo convinti che ogni persona che verrà ad Atene vivrà un’esperienza indimenticabile”.
Una corsa contro il tempo
L’evento olimpico ha costretto Atene, fino ad oggi la più caotica città europea, a rifarsi quasi completamente il look. Dopo decenni di attesa, la città si è finalmente dotata di una metropolitana capace di assorbire ora 400.000 passeggeri che diventeranno un milione entro la fine del 2004. Ma i problemi, anche per un certa gestione superficiale degli appalti, minacciano di ingigantirsi mano a mano che si avvicina l’inaugurazione dei Giochi.
Il paesaggio di Atene, lungo la strada che dall’aeroporto conduce alla città, è tutto un andirivieni di ruspe e di caterpillar. Lo sforzo è notevole ma la tensione non diminuisce, soprattutto dopo la denuncia della rete tv Bbc: “Atene 2004” arriverà infatti ai primi di agosto, a sole due settimane dal via, con 14 opere incomplete su 33.
E ci sono già impianti, come la piscina del nuoto, che hanno visto modificare il progetto iniziale: si nuoterà all’aperto, un inconveniente mai verificatosi nella storia dei Giochi moderni. Ma è in ritardo anche la copertura dello stadio di atletica, procedono a rilento i lavori per la costruzione dello stadio Karaisaki destinato al calcio, per lo stadio del pugilato e per il Palasport che ospiterà le gare di scherma, di pallamano, basket e hockey. L’unica opera completa è lo Stadio della Pace nella zona costiera di Faliro, destinato alla pallavolo.
Altri problemi: è stata rimandata la creazione di un grande parco urbano destinato a diventare il polmone verde della città (Atene è desolatamente priva di alberi) mentre si sta cercando in tutti i modi di limitare i danni di immagine che creerà il percorso della maratona, lungo un tracciato in più parti rabberciato, tra case semidiroccate e montagne di detriti.
E tuttavia non mancano gli ottimisti. Nicholas Gace, lo scrittore greco biografo della Callas e di Onassis, lancia un messaggio in linea con lo spirito olimpico: “Non vedo come Atene 2004 possa essere un fallimento. I maratoneti faranno la strada di Filippide, i pesisti gareggeranno a Olimpia, i ciclisti correranno attorno all’Acropoli. Più che le carenze logistiche o tecniche, conterà lo scenario unico di Atene. La gente sarà tollerante e bendisposta”.
Non solo record
Difficilmente l’Olimpiade di Atene ripeterà sotto il profilo dei risultati tecnici il successo di quella di Sydney. Mentre in Australia la lotta al doping era stata condotta infatti all’acqua di rose, in Grecia il “Comitato olimpico” promette di attuare misure-capestro per impedire (o per frenare, più realisticamente) una pratica ormai diffusa capillarmente in tutte le specialità: basti pensare che è stato recentemente squalificato per aver fatto uso di anabolizzanti, persino uno specialista del tiro con l’arco ultracinquantenne.
È stato lo scandalo del THG, la nuova sostanza anabolizzante, a innescare la necessità di controlli a tappeto. Il “Cio” parla di “tolleranza zero” mentre i greci hanno annunciato misure severissime alle frontiere con perquisizioni mirate. Un atteggiamento che ha indotto molti fuoriclasse dell’atletica, del nuoto e del sollevamento pesi a fare una poderosa marcia indietro: avremo meno record, insomma, ma in compenso potremo salutare quelli che Helmut Digel, vice presidente della “Iaaf”, chiama “eroi veri”.
Tra i possibili medagliati delle piscine citiamo il russo Popov e l’australiano Thorpe, mentre i campi di atletica dovrebbero confermare il talento dell’inossidabile Devers, già olimpionica a Barcellona nel 1992 e candidata all’oro nei 100 piani e nei 100 a ostacoli. Prevedibile la scorpacciata di medaglie da parte dei talentuosi mezzofondisti africani, capitanati dal keniano Tergat e dal marocchino El Gherrougi.
I sogni azzurri
Trentaquattro medaglie a Sydney, otto di meno ad Atene. Le proiezioni del “Coni”, valutando i risultati degli azzurri nelle ultime competizioni mondiali, parlano di un massimo di 26 medaglie. L’Italia, insomma, potrebbe essere costretta a recitare un ruolo marginale e c’è già chi mette le mani avanti chiamando in causa il taglio dei finanziamenti al movimento sportivo.
La crisi economica (sono 400 i milioni di euro di esposizione del “Coni” nei confronti delle banche) è cominciata nel ’97 e soltanto un contributo straordinario del governo, 125 milioni erogati dall’allora ministro Melandri, consentì agli azzurri di affrontare l’impegno olimpico a Sydney.
Ma dal ’98, con la chiusura dei rubinetti “Coni”, i contributi alle federazioni sono cessati per ciò che concerne l’attività ordinaria. Il budget attuale è di 60 milioni di euro investiti nel biennio 2003-2004 secondo un criterio severissimo: soldi solo a chi vince e non più a pioggia come in passato. Al Club olimpico sono approdati in tutto 118 atleti (l’ultimo è il mezzofondista Andrea Longo) che ricevono una somma di 10 mila euro a testa.
“Ad Atene non ripeteremo i successi nel nuoto e nella canoa – dice il segretario generale del Coni Pagnozzi - ma potremmo sorprendere nella vela, nel tiro con l’arco e in specialità in netto recupero come la ginnastica. La speranza, insomma, è l’ultima a morire”.
Le possibili medaglie
Il ritorno alle gare di Yuri Chechi ha dato nuovo entusiasmo al mondo della ginnastica, che a detta dei tecnici può contare su campioni emergenti come Flavio Cannone. Ma ci sono buone chances, come garantisce Pagnozzi, anche nel tiro con l’arco, dove emerge Natalia Valeva.
C’è molta attenzione per l’atletica leggera grazie al maratoneta Stefano Baldini, campione europeo in carica, e all’astista Gibilisco, vincitore a sorpresa dell’oro iridato nella passata stagione e allenato da Petrov, il maestro di Bubka.
Ma qualche soddisfazione dovrebbe arrivare anche dalla canoa: nello slalom è riemerso Ferrazzi, già olimpionico a Barcellona, mentre nella specialità olimpica tradizionale rivedremo i plurimedagliati Rossi, Bonomi e Josefa Idem.
La scherma ha sempre regalato successi allo sport azzurro. Vezzali e Trillini si batteranno per l’oro individuale ma verrà a mancare il traino del fioretto a squadre, specialità incredibilmente esclusa dall’Olimpiade. Possibile podio per il tiratore Giovanni Pellielo mentre si guarda con qualche fondata speranza anche al ciclismo: il tracciato di Atene sembra costruito su misura per il nostro Petacchi, ormai destinato a rilevare l’eredità di Cipollini.
Altri nomi sicuri? Quelli del nuotatore Massimiliano Rosolino, olimpionico a Sydney e della surfista Alessandra Sensini mentre dovrà dare forfait per infortunio il judoka Maddaloni. Il tutto senza dimenticare che anche nella pallavolo la squadra azzurra partirà sicuramente tra le favorite.
ADALBERTO SCEMMA