Contrordine: lavarsi fa male
Gigi, un amico mio di 12 anni, protesta: "Prima ci rimproverate perché non ci laviamo abbastanza e tocchiamo il cibo con le mani sporche, adesso ci dite che lavarsi troppo fa venire le allergie. Insomma, volete mettervi d’accordo!". Gigi ha ragione. Si riferisce all’ultima "scoperta" dei sapientoni: gli
eccessi di igiene disorientano il sistema immunitario e quindi aumentano le allergie.

In effetti, negli ultimi 50 anni le allergie in Italia pare siano aumentate del 30%. E, secondo uno studio austriaco, i ragazzi di campagna soffrono meno di asma e febbre da fieno rispetto a quelli di città: virus e batteri tengono allenato il sistema immunitario che, in mancanza di nemici naturali, aggredisce nemici immaginari.
Certo, se teniamo i bambini in una campana di vetro, protetti dallo sporco e dai raffreddori, il giorno che vanno a scuola si trovano indifesi. A Gigi ho risposto: lascia perdere gli esperti, usa buonsenso e moderazione.
Ragazzi ciechi sull’Himalaya
Alla fine del 2004 sei ragazzi tibetani ciechi hanno scalato il Lhakpa Ri, a quota 7 mila metri, una delle cime più alte dell’Himalaya. Li guidava l’alpinista americano Erik Weihenmayer, il primo non vedente salito sull’Everest. Con loro anche Lucy Walker, una regista inglese che ha realizzato un documentario, intitolato Blindsight, appena uscito negli Stati Uniti.

C’è un elemento che rende questa straordinaria impresa fisica, esaltante anche da un punto di vista sociale: nella tradizione tibetana il cieco è un reietto e il suo handicap viene considerato
una punizione per i peccati di vite precedenti. La scalata sul tetto del mondo rappresenta quindi un riscatto e una redenzione.
Il film ha dovuto superare anche seri problemi di censura da parte delle autorità cinesi. Una delle scene più contestate è quella in cui uno dei giovani protagonisti, chiamato Tashi, ritrova il padre che 9 anni prima lo aveva venduto come mendicante. Dice un altro di questi ragazzi: "I nostri occhi sono ciechi, ma non il nostro cuore".
Attenzione sulle strisce
È stata un’altra estate di stragi sulle strade. Soprattutto ragazzi: Luca, Michele e Antonio che tornavano a casa sull’auto nuova, dopo una serata in discoteca; Maria che aveva 16 anni e non indossava il casco; Luisa , di 12 anni, che attraversava sulle strisce pedonali…Vite cancellate, famiglie distrutte, compagni di classe in lacrime, interi paesi sconvolti.
Ne uccide più la strada che un’epidemia. Ogni giorno ci sono nel mondo 3.242

vittime,
un milione e 200 mila l’anno. Per i giovani, la velocità è la seconda causa di morte. In Italia i pedoni sono più a rischio degli automobilisti: 60 investiti al giorno, molti mentre attraversano sulle strisce. Fino a quando?
Le proposte sono tante: miglioriamo le strade e la segnaletica, riformiamo leggi e pene, applichiamole, snelliamo il trasporto pubblico, eccetera. Tutte idee buone. Ma c’è qualcosa, mi pare, che viene prima della repressione e riguarda l’educazione, la legalità in genere, la considerazione del diritto altrui, il rispetto della persona.
CARLO CONTI RISPONDE
Le lingue degli arabi
Caro Carlo,
mi hanno detto che gli arabi scrivono e pregano tutti nella stessa lingua, però parlano in maniera diversa. Com’è possibile? Grazie e ciao.
Luca (Brescia)
È proprio come dici tu, caro Luca. Perché gli arabi hanno due forme per esprimersi: una letteraria e un’altra orale. La prima è la lingua ufficiale, uguale in tutti i 22 Paesi della Lega Araba e cioè Algeria, Arabia Saudita, Bahrein, Comore, Egitto, Emirati Arabi, Giordania, Gibuti, Iraq, Kuwait, Libano, Libia, Marocco, Mauritania, Oman, Palestina, Qatar, Siria, Somalia,Sudan, Tunisia e Yemen.
È l’arabo classico, quello del Corano (VII secolo d.C.), che si usa nella preghiera, nei discorsi ufficiali, nei telegiornali e per scrivere. Si studia a scuola, ma non si parla. Per parlare tra loro gli arabi usano le lingue locali che differiscono da nazione a nazione.
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