Linci, avvoltoi, lontre e lupi sono tornati ad abitare l’Italia. Come pure gli orsi e i fenicotteri. Da qualche tempo, specie considerate estinte o in via di estinzione hanno fatto capolino nelle nostre regioni, stabilendosi nelle diverse aree protette, sempre più estese. Nel 1970, infatti, nell’intera penisola c’erano solo quattro parchi nazionali, che coprivano lo 0,63% della superficie nazionale.
Oggi sono più di venti e, insieme alle altre riserve naturali, occupano oltre il 10% del territorio. Le foreste, che negli anni Quaranta erano il 20% del Paese, oggi hanno superato il 30%. Inoltre, dal 1970 nessuna palude è stata più prosciugata, rendendo così possibile l’insediamento di molti animali.
Gipeti e linci al Gran Paradiso
Tra i ritorni in massa, si segnala quello del
gipeto, maestoso avvoltoio con apertura alare di quasi tre metri, che vola in buon numero nei cieli del Parco nazionale del Gran Paradiso. Dopo che nel 1913 venne abbattuto in Valle d’Aosta l’ultimo esemplare, oggi, a circa un secolo dall’estinzione dalle zone della cerchia alpina, è diffuso su tutte le Alpi, dal Parco Naturale delle Alpi Marittime al Parco
Naturale Adamello-Brenta. E nel Parco Nazionale dello Stelvio da anni due coppie, fedeli per la vita, mettono al mondo i loro piccoli.
Anche la lince è di nuovo presente nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Animale solitario, dalle orecchie dritte, vista ed udito eccezionali, lungo circa un metro e dal peso tra i 20 e 30 chili, non "dava" più sue notizie dal 1918, quando una femmina fu presa in una tagliola in Val d’Aosta. Ora, grazie ad un programma di reintroduzione effettuato in Svizzera, Slovenia ed Austria, la popolazione stimata su tutte le Alpi si aggira a oltre 150 capi.
E un numero imprecisato di linci, che si muovono di solito in una zona molto estesa che può superare i 400 chilometri quadrati, è stato osservato nelle foreste appenniniche comprese nei Parchi Nazionali dell’Appennino centrale.
Lupi sull’Appennino e lontre nel Cilento
Presente fin dall’inizio del secolo un po’ ovunque, esclusa la Sardegna e le altre isole minori, il lupo, dopo essere scomparso dalle Alpi negli anni Venti e dalla Sicilia intorno ai Cinquanta a causa della caccia e della progressiva mancanza di prede, conta adesso un migliaio di esemplari, mentre in Francia, Germania, Svizzera, Austria, Svezia, Danimarca, risulta estinto da tempo.
Ridotto a un centinaio di esemplari, grazie alla legge che lo protegge dal 1971, poco alla volta ha ripopolato l’intera catena appenninica, dall’Aspromonte fino alle Alpi Marittime, oltre che diverse zone collinari dell’Italia centrale e centro-settentrionale. Il lupo presente in Italia, di un peso tra i 24 e i 40 chili, ha il mantello di colore dal fulvo al grigio: recentemente, però, sono stati avvistati capi di colore nero nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e nell’Appennino tosco-emiliano. Nonostante sia protetto, il lupo è ancora visto come una minaccia da pastori e cacciatori: per questo, ogni anno, ne viene ucciso illegalmente un numero che si aggira tra i 50 e i 70.
Con i suoi baffi sensibilissimi, utili per individuare pesci e anguille, anche
la lontra comune o di fiume è in grande recupero. Coda di circa 45 centimetri in una lunghezza totale di poco più di un metro, molto ricercata per la sua pelliccia, nel solo decennio 1963-1973 ne sono stati abbattuti almeno 660 esemplari.
Tutelate per legge dal 1977, negli anni Ottanta questi mammiferi acquatici erano decimati e al Nord praticamente estinti. Oggi sono qualche centinaio, concentrati per il 70% nei fiumi e nei laghi di Basilicata, Puglia e Campania: qui è presente nella maggior parte dei corsi d’acqua del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Altri nuclei si trovano in Abruzzo, Calabria, Molise, Lazio e Toscana.
Orsi in Trentino e nel Parco d’Abruzzo
A fine anni Novanta, su tutta la catena delle Alpi, dalle Marittime alle Giulie, sopravvivevano solo due o tre orsi bruni vecchi e malandati, arroccati sulle montagne del Brenta, nel Trentino occidentale. Nonostante il divieto di caccia, istituito in Italia nel 1939, la soppressione dei plantigradi è continuata nel tempo per mano dei bracconieri.
Così, nel 1999, per salvare il piccolo nucleo di orsi sopravvissuti dall’inevitabile estinzione, il Parco Adamello Brenta, la provincia Autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, grazie ad un finanziamento dell’Unione Europea, hanno avviato un progetto per dare
nuova vita all’animale, rilasciandone alcuni individui provenienti dalla Slovenia: attualmente dovrebbero essere in Trentino circa una ventina. Negli ultimi anni, alcuni si sono spostati in Friuli Venezia-Giulia o in Veneto, fino ad arrivare nelle provincie di Pordenone e Belluno, dove qualche
animale si è stabilito in modo quasi costante.
In buona salute anche l’orso bruno marsicano, diventato addirittura il simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Pesante oltre due quintali, è un animale dal comportamento pigro, solitario e tranquillo, che vive nelle foreste ma che frequenta anche le praterie di alta quota al limite del bosco.
L’animale più famoso del Parco, presente oggi in una cinquantina di capi, è in buona compagnia: in questa zona è ormai frequente trovare il camoscio d’Abruzzo. Con le loro caratteristiche corna molto sviluppate, se ne contano addirittura 700 e vivono prevalentemente lungo le praterie di altitudine, mentre in inverno, quando la neve è abbondante, scendono più a valle nel bosco.
È tornato a vivere in quest’area anche il lupo appenninico: abituato a muoversi soprattutto di notte da solo o in piccoli branchi, è arrivato anche nel Parco Nazionale del Pollino, tra Basilicata e Calabria, dove ha incontrato altri "abitanti" del territorio: cinghiali e caprioli, marmore e puzzole. E gatti selvatici, altra specie a rischio, per fortuna in aumento: mantello grigio con sfumature rosse o gialle, testa più grande di quella di un gatto comune e lunghezza fino a un massimo di un metro e venti centimetri, ha raggiunto la quota di circa ottocento esemplari in tutta Italia.
©Mondo Erre - Gianna Boetti