In principio fu solo Nicholas "Nick" Jonas. Un’ottima voce, buone capacità sugli strumenti musicali e un aspetto piacevole, che non guasta mai. Credenziali più che sufficienti per provare a buttarsi nel mondo dello spettacolo come cantante e attore. E Nick trova subito spazio a Broadway in alcuni musical: I Miserabili, La Bella e la Bestia, A Christmas Carol. Ha modo così di dimostrare il suo talento e quando spuntano fuori due posti nel cast di un’altra produzione, La Boheme, oltre al suo nome fa anche quello del fratello più vecchio, Joe. Il tempo di fare l’audizione e sono scritturati.
È Nick, però, a farsi notare da un produttore discografico, che gli propone di
incidere un album. Detto, fatto. Entra in sala d’incisione e quando si tratta di suonare e cantare i pezzi invita Joe e il terzo fratello,
Kevin. Si ricompone così il trio che per alcuni anni aveva provato nella cantina di casa sognando un giorno di realizzare un disco vero. I tre fratelli sono affiatati e si decide di trasformare il lavoro solo di Nick in un progetto di gruppo tra la felicità di tutti.
Si battezzano Sons of Jonas e prendono la strada dei concerti per farsi le ossa. Aprono le esibizioni di star come Kelly Clarkson, Jesse McCartney e i Backstreet Boys, per poi ritornare in studio a incidere l’album It’s about time. È il 2006, e il successo sembra a portata di mano, ma il trio subisce una cocente delusione: il disco vende appena 50.000 copie negli USA, un flop. E la casa discografica li scarica.
Joe, Kevin e Nick non si perdono d’animo. "Forse eravamo ancora immaturi - dicono oggi ripensando a quel brutto periodo - , ma non abbiamo certo pensato di mettere da parte gli strumenti. Anzi, ci siamo impegnati ancora di più". Il primo cambiamento è nel nome: diventano The Jonas Brothers, rinfrescano il loro repertorio e firmano per un’altra etichetta discografica. Il risultato, a un anno e mezzo dallo sfortunato esordio, è l’album intitolato semplicemente Tha Jonas Brothers e la storia cambia.
La fede e il rock
Il disco, trascinato dai singoli
S.O.S. e
When you look me in the eyes, sale in alto nelle classifiche prima americane e poi di mezzo mondo, facendo crescere vertiginosamente la popolarità dei tre fratelli. "È un album in cui ci
rispecchiamo totalmente - dichiarano - . E forse è anche per questo che è migliore del primo, dove s’intravedeva solo a tratti il nostro potenziale. D’altra parte, scriviamo e
produciamo noi stessi le canzoni".
Piace il loro sound, a metà strada tra pop e rock, e piacciono loro, ragazzi dai visi puliti e dai valori sani instillati dal papà, pastore evangelico. Non a caso portano al dito il purity ring, gli "anelli della purezza", che testimoniano la promessa a Dio a rimanere puri fino al matrimonio. "Siamo cresciuti in una famiglia religiosa: l’anello è solo uno dei tanti modi con cui esprimiamo la nostra fede".
Si apre intanto per i Jonas Brothers una stagione da incorniciare, che non lascia loro un attimo di respiro, incominciata dopo la comparsa in un episodio del serial Hannah Montana. Scrivono brani per le colonne sonore di alcuni film della Disney, partecipano ai tour di Myley Cyrus e di Avril Lavigne, esordiscono come attori nel film tv Camp Rock e incidono il loro terzo album, A little bit longer.
Il bilancio del 2008 supera la più rosea previsione: ovunque raggiungono il top. I concerti sono accolti da fan urlanti, la pellicola televisiva fa audience stellari (solo in Italia oltre un milione e mezzo di spettatori sul canale tematico Disney Channel) e il disco si arrampica in cima alle charts mondiali. Il loro segreto? "Ci imbarchiamo solo in progetti in cui crediamo. E abbiamo la fortuna che le nostre scelte piacciono anche al pubblico".
Tanto clamore non ha montato la testa al terzetto: "Per noi ogni giorno è una nuova avventura - confessano - che viviamo con entusiasmo, ma sappiamo anche che tutto questo può finire. E poi siamo circondati da persone che ci conoscono da tempo, compresi i genitori e la nostra tutrice, che si occupano della nostra educazione".
Qualche problema non manca: Nick ha il diabete e per lui non è semplice
affrontare gli impegni del gruppo. "Mi è stato diagnosticato nel 2005 e, in effetti, mi crea talvolta delle difficoltà, ma
combatto contro la malattia". Il brano
A little bit longer parla proprio di questo: "L’ho scritta – aggiunge – in uno di quei giorni in cui ero un po’ scoraggiato. Ero in una sala vuota di un hotel e ho buttato giù, di getto, la canzone".
Intanto, mentre l’album va a gonfie vele, i Jonas Brothers riempiono l’agenda di appuntamenti futuri. In preparazione c’è un serial tv dedicato a loro intitolato J.O.N.A.S. e poi il sequel di Camp Rock. "È divertente recitare e per adesso interpretiamo solo noi stessi. Tranquilli, comunque: la musica rimane al primo posto". E chissà che presto il terzetto non diventi un quartetto, con l’aggiunta di Frankie, nove anni, l’ultimo dei fratelli Jonas. "È un piccolo fenomeno" assicura il padre Kevin, che segue la prole nei suoi spostamenti. La saga continua.
©Mondo Erre - Claudio Facchetti