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ORIGINALI IN FOTOCOPIA

Il DNA li ha resi unici e inconfondibili. Ma i teen-agers sembrano una massa di cloni "disegnati" dai trend dettati dalla moda e dalla pubblicita': stessi abiti, comportamenti, svaghi. Anche i sogni sono identici: sfondare nello spettacolo o nello sport. Pochi provano a distinguersi. E' davvero cosi'? "Il mio nome era Nessuno. Perche' per voi io sono stato proprio nessuno. Ricordatemi cosi' e lasciatemi in pace". Con questo amaro saluto Marco, 15 anni, si e' congedato dal mondo dei vivi. All'origine della decisione di "andarsene per sempre" non ci sono delusioni amorose, bocciature, sgridate. Semplicemente l'incolmabile delusione dell'indifferenza degli altri, la mancanza di attenzione nei suoi confronti. I compagni, informati del suo messaggio, hanno cercato di capire. In classe si e' accesa una discussione movimentata. "La colpa e' sua: non stava mai con gli altri; ...un solitario; ...non si e' mai integrato". Alla fine, andando contro corrente, Lucilla ha piazzato il colpo del k.o.: "Vero: Marco era un isolato. Ma noi non abbiamo fatto nulla per tirarlo dentro. La colpa e' anche nostra". Accanto a casi limite come questo, si stanno diffondendo parecchi cloni di Marco che andrebbero segnalati alla trasmissione televisiva Chi l'ha visto? . A qualcuno, insomma, che avvii le indagini per rintracciare ragazze e ragazzi che abbiano in dotazione quell'accessorio indispensabile chiamato personalita'. Non sara' facile scovarli tra migliaia di "simili" che amano copiarsi nel modo di vestire, di parlare, di camminare, di usare il cellulare... Sembrano usciti da una immensa fotocopiatrice a colori che riproduce fedelmente lo stampo in base al trend della moda e della pubblicita': pantaloni a vita bassa, t-shirt che lasciano scoperte la pancia, la bandana in testa, i tatuaggi, le calze coloratissime, costosissime scarpe da camminata... Tutti ai tavoli dei soliti fast food per lo spuntino e su e' giu' davanti alle vetrine delle shopville. Identici anche nei sogni per il futuro, con la scelta della professione gia' archiviata: calciatori, cantanti, show-girl, attrici. Questi ragazzi forse non lo sanno, ma hanno "preso" una brutta malattia chiamata "omologazione". Tradotta in parole alla loro portata, vuol dire copiare i gusti e le tendenze della maggioranza, fare e pensare tutti secondo l'aria che tira adesso. Come se non avessero un DNA unico e inconfondibile ma provenissero dall'unico stampo (sociale e culturale) che li ha resi tutti uguali. Questa e', almeno, l'impressione che trasmettono i ragazzi che attraversano quella terra di nessuno chiamata preadolescenza, intorno agli 11-13 anni. Ne ha voluto parlare con i suoi studenti il professore e giornalista Marco Lodoli. Qualche settimana fa li ha provocati affermando che, secondo lui, e' triste copiare le scelte di tutti senza manifestare un minimo di personalita' e avere le idee chiare sulla strada da imboccare. Con suo grande stupore, ha dovuto incassare il ragionamento insolito di una ragazza, quindicenne: "Prof, ma non ha capito che oggi solo pochissimi possono permettersi di avere una personalita'? I cantanti, le attrici, i calciatori, la gente che sta in tv, loro esistono veramente, tutti gli altri sono niente... Noi non abbiamo nessuna speranza di distinguerci". Il professore ha tentato di replicare sostenendo che, anche senza diventare famosi, ci si puo' realizzare nella vita. Non deve aver convinto i suoi studenti se ha concluso il suo artico su La Repubblica con questa riflessione: "Capivo che oggi domina un'altra logica nella testa dei ragazzi: chi fortunatamente ce l'ha fatta avra' una vita vera, tutti gli altri sono condannati a razzolare nel nulla". Da che parte andare Ma e' davvero cosi'? Stando ai sondaggi effettuati tra i ragazzi, sembrerebbe di si'. Al primo posto della lista dei loro desideri domina la conquista della popolarita'. La conferma a questo sogno arriva dalla corsa alle selezioni televisive per diventare Veline, partecipare ad Amici, entrare nel giro di Miss Italia. Le code delle "aspiranti-saranno famose" per le prove di casting sono serpentoni che crescono di giorno in giorno. La corsa al successo c'e' sempre stata. Sono cambiate, pero', le motivazioni e le regole. Oggi ci si sente premiati dal fatto di apparire in televisione, non da protagonisti ma da semplice comparse, che regalano sorrisini finti a destra e a sinistra o inanellano mosse e figure di danza moderna. E per interpretare questo "copione" non occorre essere artisti, basta avere un bel fisico. E si puo' essere perfino mediocri nel parlare, nel ballare, nello sfilare. Perche' pretendere di piu' da se stessi, quando, come osserva lo psicologo Paolo Crepet "nessuno richiede ai ragazzi di sapere fare qualcosa. Per costoro, e' sempre meglio finire sotto i riflettori piuttosto che andare a lavorare in fabbrica o in un supermercato. Quando sento dire che si partecipa a un programma per sfidare se stessi, rispondo che la vera sfida e' laurearsi in 5 anni". Sono pochi che raccolgono questa sfida. Sempre meglio lasciarsi sedurre dalle sirene del successo facile, che premia la voglia di diventare qualcuno a poco prezzo. E' ingiusto, pero', rovesciare solo sui ragazzi la scarsa fantasia di rimboccarsi le maniche e sudare per qualcosa di diverso e piu' utile: diventare medici, ingegneri, biologi, programmisti... Quanti sono i genitori che battono su questo chiodo? Non molti. Per loro puo' essere piu' gratificante avere una figlia in tivu' che in un laboratorio di analisi, o un figlio che gioca in seria A piuttosto che dietro una cattedra scolastica. La non personalita' dei figli si costruisce anche con questi programmi di basso profilo. Ma i tempi stanno cambiando anche per gli illusi del successo "pronto in tasca". Lo lascia intuire Flavia Benedetto, responsabile dell'agenzia "Film Studio Effe". A quanti si rivolgono al suo studio per entrare nel giro della popolarita' consiglia "di continuare a studiare o coltivare un mestiere. Per raggiungere il top occorre essere davvero bravi altrimenti, per bene che vada, si transita come meteore. E non e' una bella esperienza". Non hai funzionato Anche ai nostri giorni, dunque, personalita' non fa facilmente rima con popolarita'. Per una veloce riprova, basterebbe vedere che fine abbiano fatto i tanti che hanno vinto o partecipato alle edizioni di programmi tv come Saranno famosi, Amici o ai vari reality show. I pochi "sopravvissuti" al ripescaggio faticano a farsi largo nel mondo dello spettacolo (cinema, musica, teatro, ecc.) o si limitano a fare comparsate come "ospiti" in qualche trasmissione. A volte sono perfino patetici nel tentativo di tornare a galla in un mondo che brucia troppo in fretta sogni e miti. Nonostante il rischio di tornare ad essere "Nessuno" da un giorno all'altro, c'e' chi gioca alla roulette della fortuna. E non si tratta di gente sprovveduta. L'ultima edizione di Miss Italia ha esibito tante fanciulle che hanno dichiarato di frequentare con profitto la scuola, studiare materie importanti, puntare alla laurea. La vincitrice di quest'anno, Cristina Chiabotto, ha un percorso di vita affatto banale. Proprio per questo Mondo Erre l'ha intervistata in un articolo di questo numero, per capire come mai si sia imbarcata in questa avventura. Lauree a parte, il pensiero che tira la corsa alla carriera nel mondo dello spettacolo e' sempre lo stesso: entrare a far parte di un gruppo speciale, dove il successo e i soldi danno l'accesso a un benessere non comune e ricco di soddisfazioni. Rimane, pero', il rischio di rimanere tagliati fuori da questo mondo dorato e da favola. Chi rimane escluso deve aggrapparsi a quel pizzico di personalita' che dovrebbe avere in dotazione se vuole parare i contraccolpi al rientro nella vita reale. "Sentirsi dire "non hai funzionato" - ricorda Crepet - non e' poi la fine del mondo". Ma per qualcuno si'. Con il sogno svanisce anche la voglia di ripartire. E soprattutto di cambiare direzione ai propri sogni. L'equazione "persona famosa uguale persona che esiste" non e' sempre vera. La vita presenta sempre ottime opportunita' per diventare qualcuno, al di fuori del successo televisivo e sportivo. Le indica ancora il professor Lodoli: "Ogni persona puo' realizzarsi facendo bene il suo lavoro e ottenere cosi' soddisfazioni, avere dei figli, migliorare il mondo in cui vive". Quanti ragazzi sono pronti a credergli? Molti piu', ci auguriamo, di quelli che fanno la coda fuori dagli studi televisivi e dei concorsi di bellezza. VALERIO BOCCI
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©AGOSTINO LONGO
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