Mastica piano cosi' non ingrassi
Ci hanno contrabbandato la frenesia per efficienza, ma adesso si scopre che la lentezza puo' essere la chiave per trovare alcune soluzioni. L'obesita', per esempio. E anche il mal di stomaco. Inconvenienti della vita frenetica dei Paesi industriali. Leggo un dato: gli americani dedicano ai pasti circa un'ora tra colazione, pranzo e cena e sono anche uno dei popoli piu' obesi.
I medici ricordano a tutti, in particolare ai ragazzi, che masticare lentamente vuol dire facilitare la digestione e utilizzare in modo corretto cio' che si e' mangiato. Assicurano gli esperti che mangiare velocemente non significa mangiare meno. La sazieta' dipende anche dal saper apprezzare la qualita' del cibo e piu' si mastica, piu' dura il gusto dal quale dipende il senso di appagamento.
Una Beslan ogni giorno
Le ultime cifre dell'Unicef (l'organizzazione delle Nazioni unite per l'infanzia) sono impressionanti. Ne riscrivo alcune per quei ragazzi mai contenti (ne conosco piu' di uno) che continuano a mugugnare, senza accorgersi che sono dei privilegiati. Dunque: 547 i bambini che ogni giorno muoiono in guerra o per attacchi terroristici. Come se nel mondo ci fosse una Beslan quotidiana (era il primo giorno di scuola in Ossezia, ricordate? , e tutti imparammo un po' di geografia a colpi di strage).
Il 90% delle vittime dei conflitti non sono militari, ma civili e uno su tre e' un ragazzo. Circa 10 mila l'anno sono uccisi dalle mine (ne esplode una ogni 20 minuti). Venti milioni sono i piccoli profughi negli ultimi 10 anni e 5 milioni i bambini feriti o mutilati, 300 mila i baby soldati con meno di 15 anni. Numeri che mettono i brividi.
Siamo deboli in matematica?
Un'indagine a quiz svolta dal ministero dell'Istruzione fra un milione e mezzo di studenti italiani, rivela che i ragazzi non sanno la matematica. Non mi sembra una novita'. Anche quando ero studente io, la matematica non era una materia molto gradita. Ricordo un professore che ripeteva: la matematica e' l'anima della scienza, ma a noi restava nel gozzo, non andava proprio giu'.
Adesso, pero', un altro professore, dalle pagine di un quotidiano, mi spiega perche'. Dice Piergiorgio Odifreddi: "Per la maggior parte degli studenti la scienza dei numeri rimane un'ardua parete da scalare perche' si sbaglia il modo di insegnarla. Sappiamo che questa attivita' e' l'ultima a svilupparsi nel cervello umano e cio' accade intorno ai 13-14 anni. Bisogna ripensare al modo di trasmetterla, spiegando ai ragazzi che oggi e' la chiave per capire il nostro mondo, evitando di crescere come idioti tecnologici, capaci di giocare e lavorare con strumenti avanzatissimi ignorando del tutto la loro natura".
CARLO CONTI RISPONDE
Competere fa bene?
Gentile signor Conti,
sono un'insegnante di scuola media, da tantissimo tempo lettrice di "Mondo Erre". Poiche' apprezzo il buon senso che pervade la sua rubrica, vorrei sottrarre un po' di spazio ai ragazzi per un argomento che li riguarda.
Come certamente avra' letto, a Londra il governo laburista di Tony Blair ha deciso di finanziare con mezzo miliardo di sterline l'anno le gare sportive nelle scuole. "Ragazzi - ha invitato il premier - imparate a vincere, l'agonismo e' importante". E' una svolta: non s'era detto finora che "l'importante e' partecipare"? E' vero che oggi i ragazzi sono immersi in una cultura competitiva persino esasperata, ma la scuola deve educare all'equilibrio, deve essere un antidoto agli eccessi. O sbaglio? Grazie e cordiali saluti.
Giovanna F., Verona
Cara professoressa,
Lei ha ragione, pero'... Temo che l'elogio della gara in Italia non funzionerebbe. La nostra scuola e' sempre stata troppo carente di attivita' sportive, soprattutto per mancanza delle strutture necessarie. Sarebbe quindi auspicabile un po' di sport in piu', anche agonistico, perche' la competizione in se' non e' negativa.
I perdenti possono sentirsi umiliati? Anche considerare tutti uguali puo' essere umiliante. La scuola dovrebbe insegnare a vincere e a perdere, con armonia, ma anche dare ad ognuno la possibilita' di capire le proprie capacita' rispetto agli altri. O sbaglio? Grazie per il suo intervento e tanti auguri.