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IL TRENO FANTASTICO

Un ragazzino compie un viaggio avventuroso a bordo di un magico convoglio verso il Paese di Babbo Natale nel film "Polar Express". Una favola realizzata con una tecnica grafica innovativa, che ha trasformato gli attori in carne e ossa in personaggi di cartoon. Come Tom Hanks, che si e' fatto in cinque. C'e' chi giura di averlo visto, la notte della vigilia di Natale, sorvolare i tetti della citta' a bordo di una slitta trainata da renne. E chi - invece - e' sicuro che sia solo un personaggio immaginario, partorito dalla fantasia degli adulti per far sognare i bambini. Per il giovane protagonista di Polar Express, la pellicola diretta dal regista Robert Zemeckis appena uscita sugli schermi, il dilemma e' assai piu' complesso: "E' vero - confida alle pagine del proprio diario - che non ho mai sorpreso Babbo Natale sfrecciare per i cieli della citta’, ma questo non vuol dire che egli non esista”. E quest'anno e' determinato a vederci chiaro, ad affrontare a viso aperto la realta' e cancellare ogni dubbio. Destinazione Polo Nord 24 dicembre, ore 23.32. Il ragazzo e' sotto le coperte da oltre due ore, ma non ha nessuna intenzione di dormire: tra meno di mezz'ora il campanile battera' dodici rintocchi e sara' Natale. Il suo cuore, nel buio silenzioso della stanza, batte all'impazzata. I nervi, tesi come corde di violino, sobbalzano al minimo scricchiolio delle assi del parquet. Il suo piano e' ingegnoso e semplice al tempo stesso: sorprendere Babbo Natale mentre estrae i doni dalla gerla e scoprire - finalmente - se esiste oppure no. Ore 23.55. Mancano cinque minuti a Natale. La tensione, nella stanza, si affetta con il coltello. Il ragazzo suda freddo: vive in bilico tra il desiderio e la paura di sentire - da un momento all’altro - il tintinnio delle campanelle della slitta di Babbo Natale. Improvvisamente, una luce accecante e un rombo fragoroso infrangono le tenebre e lo fanno sobbalzare. Spalanca gli occhi e lo spettacolo che gli si presenta dinnanzi lo lascia senza fiato: un treno lungo, lucido e nero ha "parcheggiato" davanti alla sua casa. Il vapore del potente motore fischia nel cielo notturno, mentre fiocchi di neve scendono leggeri, imbiancando dolcemente il paesaggio. Il ragazzo si precipita fuori, con indosso solo il pigiama e le pantofole. Ad attenderlo, un macchinista in divisa azzurra e grandi baffi spioventi. "Allora, vieni?", gli domanda con voce grave. "Dove?", chiede il ragazzo, indagando con occhi curiosi l'enorme bestia meccanica sbuffante. "Al Polo Nord, naturalmente. Questo e' il Polar Express". Incerto e titubante, il ragazzo sale a bordo e il treno riprende la sua corsa folle. Vagando di scompartimento in scompartimento, si rende conto di non essere l’unico passeggero. Accanto a lui viaggiano alcuni coetanei con dubbi da risolvere e risposte da trovare: tra essi riconosce una bambina intelligente e ricca di talento alla ricerca di un po’ di fiducia in se stessa e un giovane cresciuto senza amore, bisognoso di affetto e di calore. Il viaggio, fin dall’inizio, si dimostra piu' difficile del previsto, perche' uno strano ed eccentrico vagabondo tenta in ogni modo di ostacolare la rotta del Polar Express ed impedirgli di raggiungere la meta: il Paese di Babbo Natale. Come un dipinto ad olio Polar Express e' tratto dall'omonimo racconto di Chris Van Allsburg, pubblicato negli Stati Uniti nel 1985. "Ogni anno, in prossimita' delle feste natalizie, leggo a mio figlio questo racconto - ricorda il regista Robert Zemeckis - . E' una tradizione, per me e per lui, perche' la sua ambientazione, in un mondo a meta' strada tra il sogno e la realta', coglie alla perfezione il mistero del Natale". Per ricrearne l'atmosfera il regista ha utilizzato una tecnica innovativa, mai usata prima, capace di rendere le inquadrature e i personaggi come se fossero dipinti a olio. Gli attori hanno recitato cosparsi di centinaia e centinaia di puntini luminosi che - grazie ad alcuni computer dotati di recettori a raggi infrarossi - hanno registrato ogni singola sfumatura espressiva del corpo e del viso. L'informazione digitale e' stata in seguito trasferita ad altri computer, che hanno posizionato l'immagine degli attori su fondali dipinti, ispirati alle illustrazioni del libro di Van Allsburg. A prestare il volto e i lineamenti a ben cinque personaggi e' il divo americano Tom Hanks, reduce dal successo di The Terminal, l'ultima pellicola di Steven Spielberg, nella quale veste i panni di un turista "imprigionato" all’aeroporto JFK di New York. "E' stata un'esperienza irripetibile e stupenda - racconta - . All'inizio avrei dovuto dar corpo al capotreno, ma la sceneggiatura mi ha letteralmente preso la mano. E, gia' che c'ero, ne ho approfittato per interpretare anche il ragazzo protagonista, il padre del ragazzo, Babbo Natale e il vagabondo che tenta di ostacolare il viaggio del Polar Express verso la propria meta". La parte piu' difficile - rivela - e' stata quella del ragazzo. "Non e' facile entrare nella mentalita' e nello stato d'animo di un bambino di otto anni che vive un'esperienza che e' come un sogno, esprimere eccitazione per una tazza di cioccolata calda o la sorpresa nel vedere una citta' al Polo". A differenza della maggior parte delle pellicole, dove puo' capitare che la prima scena ad essere girata sia quella conclusiva, Polar Express e' stato filmato in ordine cronologico, sequenza dopo sequenza, in soli quaranta giorni di riprese. "Questa si' che si e' rivelata una scelta azzeccata - afferma Zemeckis - perche' gli attori devono solo pensare a recitare, senza farsi distrarre dai cambi di scenografia o di inquadratura". Gli spettatori americani, che qualche mese fa hanno ammirato Polar Express sugli schermi, ne hanno tributato il successo, facendolo schizzare in cima alla hit parade del botteghino. E il regista - almeno in apparenza - sembra non esserne meravigliato. "Quella che ho raccontato e' una storia che tocca tutti – conclude - . Ogni uomo, da bambino o da adulto, mette in dubbio le cose nelle quali crede. Gli spettatori piu' giovani vivono la storia come un viaggio alla ricerca di Babbo Natale. I piu' grandi capiscono che si tratta di una metafora che usa i simboli del Natale per proporre una storia universale sulla possibilita' di credere nelle cose che non si riescono a vedere o a capire del tutto". CARLO TAGLIANI
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©AGOSTINO LONGO
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