Con un occhio legge il libro di storia e con l’altro guarda Mtv. Sulle gambe tiene il portatile con cui chatta con un amico, scarica musica da eMule, aggiorna la propria pagina di Facebook. Ogni cinque minuti butta uno sguardo al cellulare per vedere se è arrivato un sms. Il tutto condito dalle cuffiette alle orecchie con cui ascolta l’ultima hit di Marco Carta. Secondo prof e genitori questo è ormai diventato il tipico pomeriggio di un ragazzo.
Comunica e interagisce simultaneamente con strumenti diversi in modo rapido e veloce per ore e ore.
"Certe sere sono stanco morto – racconta Mirko, studente di scuola media – . Parlare con gli amici in chat, studiare e guardare la tv nello stesso tempo è divertente, però mi stressa moltissimo".
"Generazione multitasking": così hanno definito i giornalisti i ragazzi nati negli anni ’90 che hanno sviluppato la capacità di svolgere più attività contemporaneamente, usando diversi media e linguaggi. Fino a dieci anni fa la frase più utilizzata da mamma e papà era: "Spegni la tv!". Oggi bisognerebbe aggiungere: "…e anche il pc, il cellulare, l’iPod e tutto ciò che è acceso".
Nel 1999 ad armeggiare con strumenti vari era il 20% dei teenager, oggi la percentuale è salita al 60%, complice anche il costo ridotto di pc e compagnia bella e delle tariffe internet. Sovente entrare nella cameretta di uno studente vuol dire ritrovarsi all’interno di un media-center con monitor e spie luminose lampeggianti 24 ore su 24. Ragazzi "multi-funzionali" che apprendono e interagiscono in modo diverso rispetto alla generazione precedente. Con qualche rischio.
Malati di mancata connessione
Se gli adulti sono allarmati per il futuro dei propri figli, questi ultimi non se ne preoccupano affatto. La maggior parte di loro dice di trovarsi a proprio agio nell’usare diversa tecnologia tutta assieme, perché riesce a finire i compiti e qualsiasi altra attività in poco tempo.
Il segreto?
Sintetizzare, sempre e comunque. Perché leggere lunghi e interminabili capitoli se si possono abbreviare con un semplice click? Di un libro basta capire "il concetto fondamentale" e di un film "come va a finire". Non a caso nascono ogni giorno siti web dove è possibile scaricare sintesi di qualsiasi cosa.
Secondo alcuni esperti il multitasking non solo cambia il modo di ragionare, ma produce anche delle conseguenze per la salute: i ragazzi… "extra-large" sono in preoccupante aumento proprio a causa dell’uso simultaneo dei media. Comprensibile: meglio stare stravaccati sul divano e comunicare con gli amici mixando pc e cellulare piuttosto che sudare in mezzo ad un campo di calcio o in una piscina. Basta premere qualche tasto per avere il mondo a propria disposizione in modo semplice, immediato e comodo.
Anche gli psicologi lanciano l’allarme. In un recente convegno si è discussa la nascita di una nuova malattia tra i teenager che manda in tilt il loro cervello: l’hanno chiamata "patologia da mancata connessione" (off-line disease). Basta un semplice guasto alla rete di casa per creare in molti ragazzi attacchi di ansia associati a nervosismo, perdita di sonno, dolori alla testa e allo stomaco. Malori che sovente terminano solo quando arriva il tecnico a riparare il guasto.
Performance brevi
All’off-line disease si aggiunge poi il rischio di scarso apprendimento. L’attenzione frammentata, la diminuzione di concentrazione e la difficoltà di memoria creano notevoli problemi alla capacità di analisi critica e alla riflessione delle future generazioni.
Secondo lo scienziato americano Jordan Grafman, esperto nello studio del cervello, saltellare da un media ad un altro è una
faticosa ginnastica mentale che non porta a nulla. Il vero apprendimento, afferma, implica ore e ore di studio,
riflessione e analisi; i ragazzi di domani si stanno adattando sempre di più a "performance brevi" (pochi minuti per dimostrare ciò che si sa), ma probabilmente alla minima richiesta di sviluppare un concetto saranno incapaci di rispondere in maniera adeguata.
Non tutti gli studiosi, però, sono concordi nel dipingere un quadro così catastrofico. Una ricerca pubblicata sull’autorevole giornale statunitense Newsweek afferma che tante informazioni e stimoli che arrivano simultaneamente favoriscono i meccanismi del cervello e la riflessione. Chiusi in una stanza piena di luci e di suoni sparati al massimo, i ragazzi sono riusciti comunque a concentrarsi risolvendo piccoli problemi matematici o scrivendo brevi temi, al contrario degli adulti finiti in poco tempo nel pallone.
La conclusione, quindi, è che il cervello, se "allenato" senza esagerazioni, lavora meglio quando è "sotto stress", favorendo sovente intuizioni e creatività, come accaduto per alcuni grandi geni del passato. Insomma, occorre buon senso nell’usare questi strumenti, ricordando che la vita non è confinata dentro un pc o un cellulare.
