In volo con diecimila palloncini

Non è ancora comparsa nelle sale e già vanta una nomination di tutto rispetto nel Guinness dei primati. Se la è conquistata la notte del 13 maggio al Festival di Cannes, prima pellicola a cartoni animati a inaugurare un festival del cinema.

 

Quando in sala è calato il buio e sullo schermo sono comparsi i primi fotogrammi di Up, centinaia di seriosi cavalieri in smoking e di sofisticate dame ingioiellate hanno poggiato un paio di ingombranti occhiali scuri sul naso e - come tanti cloni di Harry Potter e di Arisa - si sono goduti l’ultima fatica "targata" Disney-Pixar nella magia del 3D.

 

Accolta da applausi entusiastici, la pellicola - diretta dal regista americano Pete Docter, che per la Disney-Pixarha già realizzato il tenero Monsters & Co. - sta per approdare sugli schermi italiani.

 

Carl Fredricksen ha ottantasette anni e vivea Manhattan. Capelli bianchi, occhiali spessi e un po’ sordo, trascorre gran parte della propria vita a vendere palloncini colorati agli angoli delle strade.

 

Quando ha diciassette anni, i suoi occhi incrociano quelli di Ellie e se ne innamorano perdutamente. Un giorno, con una rosa in mano, la voce tremante e il cuore che batte a mille, le chiede di sposarla. E, da allora, non si lasciano più.

 

Carl ed Ellie hanno due sogni in comune: un bambino da crescere e amare e un viaggio nell’America del Sud per ammirare le favolose Cascate del Paradiso. Ma i figli non arrivano e di soldi per il viaggio non ce ne sono mai abbastanza.

Quando Carl, con immensi sacrifici, riesce finalmente a procurarsi due biglietti per il Venezuela, Ellie muore.

 

Con il cuore in frantumi, Carl decide di abbandonare Manhattan e di vivere la sua ultima avventura: lega alla propria casetta diecimila palloncini e la fa decollare, come fosse una mongolfiera, verso l’ignoto.

 

Convinto di essere solo e alla deriva, Carl si accorge ben presto di aver coinvolto nel suo folle progetto il timido Russell, grassoccio boy scout che stava per suonargli il campanello quando la casa ha preso il volo.

 

Tra il burbero Carl e l’imbranato Russell battibecchi e incomprensioni sono all’ordine del giorno. Ma entrambi imparano a proprie spese che, se vogliono portare a casa la pelle, devono accantonare gli orgogli e le paure e mettere in comune il meglio di sé.

 

Con l’uscita di Up, la Disney-Pixar taglia il traguardo del decimo lungometraggio a cartoni animati. Dieci diamanti senza tempo che spaziano dalle avventure di Woody e Buzz in Toy Story all’intrigante Alla ricerca di Nemo, dal topolino buongustaio Ratatouille al tenero robottino Wall-E. Una mole di impegno e di lavoro che coinvolge migliaia di disegnatori e di fuoriclasse del computer, coordinati dall’instancabile produttore John Lasseter.

 

"Anche se pellicole come Toy Story o Ratatouille sono un’autentica festa per gli occhi degli spettatori - sottolinea Lasseter - la tecnologia e gli effetti speciali sono meno importanti della trama. Ciò che mi sta davvero a cuore è avere belle storie da raccontare, bilanciare ogni lacrima con un sorriso e "arricchire" l’animo e la sensibilità di chi fa la fila davanti al botteghino".

 

Per premiare il suo impegno, il 6 settembre la Mostra del Cinema di Venezia ospita Lasseter e gli consegna il Leone d’oro alla carriera. "Un riconoscimento importante - confida, con una punta d’orgoglio - che prima di me hanno ricevuto mostri sacri del calibro di Charlie Chaplin, Federico Fellini, Steven Spielberg, Al Pacino e Robert De Niro. Per non arrivare a mani vuote, ho pensato di presentare proprio a Venezia l’anteprima mondiale di Toy Story 1 e 2 in 3D, che saranno nei cinema italiani a ottobre". Per il futuro - intanto - si concentra su Toy Story 3, che uscirà negli Stati Uniti l’estate prossima, e su Cars 2, previsto per il 2011.

 

Per convincersi a girare Up in 3D, il regista Peter Docter ci ha messo un po’ di tempo. Inizialmente, infatti, ha realizzato la pellicola in maniera tradizionale, con l’aiuto di macchine da presa virtuali e del computer, e solo a film finito ha acconsentito al passaggio alla terza dimensione.

 

"Ammetto di essere una specie di dinosauro in via di estinzione - afferma, soffocando una risata, Docter - . Sono sicuro che se fossi vissuto nel periodo del passaggio dal muto al sonoro o dal bianco e nero al colore sarei stato tra quelli che battevano i pugni sul tavolo urlando che il sonoro e il colore avrebbero distrutto il cinema".

 

Se - come ogni ciambella che si rispetti - Up è riuscito "col buco", non avrà difficoltà a colpire la sensibilità degli spettatori, realizzando l’ennesimo miracolo delle pellicole Disney-Pixar. "Dopo aver reso simpatici i topi in Ratatouille, aver ipotizzato che le auto hanno un’anima in Cars e che una macchina raccogli rifiuti come Wall-E può innamorarsi - spiega Docter - questa volta vogliamo suggerire che gli anziani, nonostante i capelli bianchi, il volto solcato di rughe e il passo incerto, coltivano sogni e li realizzano con l’energia e l’entusiasmo di ragazzi".

 

In attesa di vedere radunate davanti allo schermo - con gli irrinunciabili occhialoni neri - platee di teen-ager desiderosi di sognare a occhi aperti, Docter sussurra: "3D o non 3D, credo che un film non vada giudicato dalla tecnologia che utilizza o dall’originalità degli effetti speciali. A differenza dei computer e dei software più sofisticati, che dopo cinque anni appaiono vecchi, le belle storie vivono per sempre".