Crescono gli sprechi, mentre 2 miliardi e mezzo di persone vivono con meno di due dollari al giorno e interi continenti sprofondano nella miseria piu' atroce. La classifica degli "spreconi".
Che la Terra sia malata sono tutti d'accordo. Le liti cominciano sulle cause della malattia e sul modo di curarla. Soprattutto si discute se il paziente e' piu' o meno grave. Da una parte c'e' chi annuncia la catastrofe, dall'altra chi minimizza. Manca l'acqua? La tecnologia provvedera'. Arretrano i ghiacciai e avanzano i deserti? e' sempre accaduto. L'intensita' delle piogge e dei cicloni negli ultimi 15 anni sono triplicati? Fenomeni naturali, come la siccita', i terremoti, i tifoni e l'invasione delle cavallette. Il clima impazzito? Calma, non sappiamo neppure se il clima stia davvero cambiando. L'inquinamento atmosferico? Non esageriamo, l'aria sporca e' solo aria sporca e ci abitueremo. Insomma, a sentire gli ottimisti a oltranza, niente paura. E intanto i disastri aumentano, popolazioni muoiono di fame e di sete, interi continenti, vedi l'Africa, sprofondano nella miseria piu' atroce.
Le macchie rosse dell'inquinamento
La Terra e' malata, ma neppure le prove piu' evidenti potrebbero convincere chi tiene gli occhi chiusi per non vedere. A ottobre dello scorso anno, un sofisticato satellite lanciato dall'Agenzia spaziale europea (Esa) ci ha inviato una mappa globale dell'inquinamento. In una sola immagine, si vedono tutti i gas che avvelenano l'atmosfera terrestre. Una fotografia impressionante: tante macchie rosse fuoco che indicano l'ozono e il biossido di azoto (NO2) e coincidono con le regioni piu' industrializzate del pianeta.
Quest'ultimo gas e' generato dai processi di combustione e quindi deriva dalle attivita' industriali, dai motori delle auto, dalle centrali che producono energia. Le maggiori concentrazioni di NO2 si trovano sulla Valle Padana (anche perche' l'aria, chiusa dalle montagne, ristagna), nell'Europa settentrionale, sulla costa Est degli Stati Uniti e nell'estesa regione asiatica che comprende la Cina, il Giappone e la Corea. Tutte zone dove lo sviluppo dell'attivita' umana e' sempre piu' intenso.
La Cina, poi, e' la nazione che piu' di altre fa ricorso al carbone, sfruttando le sue numerose miniere. Non importa se ogni tanto crollano e seppelliscono i minatori mille metri sotto terra. L'importante e' continuare a produrre, a svilupparsi e pochi sono i controlli esercitati sull'inquinamento.
Si', la Terra e' malata e la malattia e' l'uomo. Ma l'uomo non dovrebbe essere anche il medico che la cura? Eppure, la maggior parte delle volte, sembra non importargliene nulla del futuro del pianeta. Guarda al proprio orticello e si chiude la porta alle spalle quando entra in quella casa comune che e' la Terra. E il suo comportamento cambia radicalmente: spreca, distrugge, non pensa al domani.
Il mondo appare spaccato in due: da un lato un abisso di miseria, dall'altro una societa' fondata sui consumi. Fateci caso: appena c'e' un intoppo (la chiamano crisi), per avviare una pronta ripresa subito si invoca lo stimolo dei consumi, che sostituiscono altri beni da distruggere a loro volta, cosi' da non fermare mai la macchina che produce.
Quanto consumiamo
Qualcuno dice che la Terra e' malata perche' siamo in troppi ad abitarla. In un secolo la popolazione mondiale e' triplicata, da 2 a oltre 6 miliardi di abitanti. Si prevede che possa stabilizzarsi tra i 9 e i 10 miliardi di persone. Il problema, però, non e' quanti siamo, ma quanto e come consumiamo. La fame c'e', anche perche' il cibo e' mal distribuito: a chi troppo e a chi nulla.
Mentre due quinti della popolazione mondiale (piu' di 2 miliardi e mezzo di persone) vivono con meno di 2 euro al giorno, nei Paesi ricchi i consumi aumentano oltre misura. E soprattutto aumentano gli sprechi. Un recente studio ha calcolato che le risorse consumate dagli uomini sono il 20% in piu' di quelle che il pianeta può produrre. Ciascuno dovrebbe usare le risorse prodotte da 1,8 ettari di terra, ma la media mondiale e' di 2,2 ettari a testa.
C'e' anche una classifica degli "spreconi": in testa gli Emirati Arabi (9,9 ettari pro capite), al secondo posto gli Stati Uniti. L'Afghanistan (0,9 ettari) e' l'ultimo. In Europa, i Paesi con il maggior consumo sono la Svezia e la Finlandia (7 ettari), l'Italia (3,8 ettari) e' quello con il minor spreco di risorse.
Negli ultimi 10 anni il consumo di plastica e di legname e' quintuplicato. Ogni anno si spendono nel mondo 35 miliardi di euro per comprare acqua minerale in bottiglia. Le bibite gassate sono raddoppiate (180 litri a persona negli Usa) e contemporaneamente sono aumentati gli obesi, soprattutto i ragazzi che consumano bevande con zuccheri aggiunti.
L'anno scorso, nel mondo, sono state riempite 160 miliardi di bottigliette di plastica e 112 miliardi di lattine. Solo negli Stati Uniti si vendono ogni anno circa 15 miliardi di bottiglie che vanno quasi tutte a intasare la spazzatura. In Svezia, invece, si ricicla l'86% dei contenitori. Anche il consumo di carta continua ad aumentare. I maggiori consumatori sono gli Stati Uniti, con 332 chili a testa l'anno, al secondo posto i giapponesi con 250 chili. Il 90% della carta in circolazione proviene da alberi ed e' responsabile degli abbattimenti delle foreste. Ogni anno, a partire dal 1993, piu' di 60 mila chilometri quadrati di foreste tropicali (un'estensione pari a due volte il Belgio) scompaiono.
Un mondo di veleni
Non e' sempre facile, quando si fa un acquisto, pensare che la Terra e' sempre meno verde e ormai sopporta a stento il delirio famelico degli uomini. Hai i cassetti pieni di T-shirt e ne vuoi un'altra? Che sara' mai una maglietta in piu'? La prima T-shirt fu prodotta dalla Marina americana per le proprie truppe nel 1913. Oggi la sua diffusione causa un forte impatto ambientale, perche' il cotone viene abitualmente coltivato con grande impiego di sostanze chimiche dannose. I coltivatori di cotone usano 2,6 milioni di tonnellate di pesticidi l'anno, oltre il 10% del totale. Eppure un progetto egiziano di coltivazione ecologica, senza uso di chimica, ha portato ad un incremento del 30% del raccolto.
E i cellulari usa e getta? Soltanto 12 anni fa meno dell'1% della popolazione mondiale aveva un telefonino e solo un terzo dei Paesi disponeva della rete. Adesso se non hai il cellulare sembra che crolli il mondo.
Noi italiani siamo al primo posto in Europa fra i popoli che hanno piu' auto e piu' telefonini in famiglia. E li gettiamo via dopo pochi mesi per inseguire gli ultimi modelli. Si calcola che alla fine di quest'anno, negli Stati Uniti, si saranno accumulati 500 milioni di cellulari nelle discariche: potrebbero liberare 142 mila litri di piombo tossico.
La stessa rincorsa avviene per l'ultimo computer. E allora perdonate la pedanteria delle cifre: mediamente in un computer ci sono 6,3 chili di plastica difficile da riciclare; e per produrre un microchip da 32 megabyte occorrono almeno 72 grammi di sostanze chimiche, 700 grammi di gas, 32 chili di acqua, 1,2 chili di combustibili fossili. Conoscere, sapere, talvolta aiuta a comportarsi.
Che cosa fare? Niles Eldredge, biologo di fama mondiale, lo scorso novembre e' venuto a Genova per presentare La vita sulla Terra, un'enciclopedia dell'ambiente. Ha detto: "I biologi non hanno piu' dubbi sul fatto che il nostro pianeta corra il rischio di estinguersi per colpa del cosiddetto Homo sapiens. Sono state la scienza e la tecnologia a condurci in questo collo di bottiglia. Ora devono aiutarci ad uscire. Ma prima di tutto ognuno di noi dovra' contribuire ad abbattere il dio consumo". E la speranza, ancora una volta, e' riposta nei ragazzi.
ROMEO REPETTO