TRE INSEPARABILI AMICHE
Siamo tre amiche e da almeno due anni siamo inseparabili. Nel senso che facciamo sovente tutto insieme: studiamo, usciamo a divertirci, quando c’è da comprare qualcosa ci consultiamo, ci confidiamo i nostri problemi, ecc.
Frequentiamo la stessa classe (è lì che è nata la nostra amicizia) e da un po’ di tempo abbiamo notato che intorno alla nostra combriccola c’è un po’ di ostilità da parte di compagni e amici: tendono a escluderci, ci criticano, ci isolano… Non solo, qualche volta borbottano anche i genitori: cose tipo “Fai qualcosa senza quelle là?” o “Ma riesci a stare senza di loro per un giorno?”.
A noi basta uno sguardo per intenderci, c’è grande affiatamento. Tutto questo sembra dare fastidio e non capiamo perché. Ce lo sai spiegare, Rosy?
Carla, Emma, Lisa
Caro trio di… moschettiere,
quando una squadra gioca bene, scatena invidie e critiche. Ed è quello che sta succedendo anche a voi nel campo dell’amicizia. A qualcuno fa problema la vostra intesa. Forse per gelosia (e questo non dovrebbe stupirvi), oppure perché avete alzato una barriera a vostra difesa (e questo, invece, dovrebbe farvi riflettere un po’).
Magari involontariamente, state tagliando fuori chi vi sta intorno. Normale, quindi, che amici e compagni, a loro volta, reagiscono allo stesso modo: escludendovi. Cercate di coinvolgervi di più nelle iniziative della classe e della compagnia, triplicando la vostra attenzione e uscendo di più dalla vostra orbita. La vostra amicizia non ne soffrirà, anzi verrà rafforzata dalla presenza degli altri.
Con altri motivazioni, anche i vostri genitori hanno da ridire. Vi vorrebbero vedere più autonome le une dalle altre. Non per azzerare il vostro legame, ma per dimostrare di saper pensare con il vostro personalissimo cervello. La vita in …triplice fotocopia, alla lunga, non darà grandi soddisfazioni. Gusti e opinioni diversi, invece, danno sapore all’esistenza e fortificano la personalità. Senza escludere le buone amicizie.
"VORREI FARE L'ATTORE"
Mi chiamo Marco e ho 13 anni. Nella mia parrocchia, lo scorso anno, si è formato un gruppo teatrale a cui ho partecipato. Abbiamo messo in scena un piccolo spettacolo, molto apprezzato. Per me, è stata l’occasione per mettermi alla prova per quello che sogno di fare in futuro: l’attore, spinto anche dall’ammirazione per Leonardo DiCaprio, a cui cerco di ispirarmi.
Ho ricevuto, per la recita, diversi apprezzamenti, che mi hanno incoraggiato nella mia idea, ma quando l’ho espressa ai miei amici, ci sono state delle risatine di scherno. E anche i miei genitori non mi hanno dato grandi speranze, cavandosela con un “pensa a studiare”. Io però desidero fare l’attore. Dammi qualche consiglio per far cambiare loro idea. Ciao.
Renato, Vicenza
Caro Renato,
la tua è l’età felice in cui si sogna “da grande vorrei fare…”. Non succede a tutti di pensare al futuro. Tu lo fai, e in questo sei già avvantaggiato rispetto a tanti tuoi compagni che non sanno come impostare la propria vita. Per la realizzazione ci vuole ancora tempo. E, strada facendo, potresti cambiare idea. È questo che, forse, vogliono farti capire i genitori, sapendo che la professione dell’attore è più impegnativa di quanto possa dar l’idea del facile successo.
Condivido il loro suggerimento di continuare a studiare. Questo non vuol dire mettere in un cassetto il tuo sogno. Anzi. Frequentando il gruppo teatrale della parrocchia, puoi portare avanti questa tua passione. Con il passare degli anni, potrai iscriverti a una scuola di recitazione. Se avrai le doti e la fortuna potrai imitare anche il tuo idolo. Oppure no, anche perché quello dell’attore è una professione difficilissima: richiede sacrifici, procura grandi soddisfazioni ma anche delusioni e la concorrenza è spietata. Insomma, solo un DiCaprio su mille ce la fa.
ALTA TENSIONE IN CLASSE
Ho 12 anni e frequento la terza media. L’anno scorso ho litigato con due compagne, A. e S., perché ho detto con tono gentile che mi aspettavo un risultato migliore a un esame da loro sostenuto, visto che sono davvero brave. A. e S., però, si sono arrabbiate perché hanno pensato ci fosse qualcosa di maligno nelle mie parole.
Quest’anno, un’altra incomprensione dovuta a uno scambio di caramelle, ha peggiorato la situazione. A me non importa nulla della loro amicizia, ma ora A. e S. se la prendono con me, insultandomi, e le mie migliori amiche. Il mio problema è che non riesco a dire loro in faccia tutto, visto che ho la lacrima facile. Spero che le mie amiche L. e J. possano aiutarmi perché non sopporto più la tensione creata in aula e mi è difficile parlare un po’ con tutti visto che S. e A. sono sempre al centro di tutto. Cosa fare? Scusa se ti ho annoiato.
Frenky
Cara Frenky,
io annoiata, e perché? La tua lettera, come tutte le altre mi offrono una fetta di torta del vostro mondo, a volte dolce, a volte salata. Comunque genuina, fatta in casa. E per ricambiarvi cerco di offrirvi uno spicchio della mia simpatia e solidarietà, sperando a mia volta di risultarvi gradita.
Rileggendo attentamente le tue parole, c’è qualcosa che non mi torna. Affermi che non ti importa nulla della loro amicizia e che non ti mancano le amiche. Poi sostieni che vorresti chiarirti con loro perché c’è troppa tensione in classe. Hai tre carte da giocare: ignorarle, “dare battaglia” o firmare una tregua.
Quest’ultima mi pare la soluzione migliore, dato che la frattura è nata proprio da piccole incomprensioni. E allora, con la preventiva mediazione delle tue amiche, armati di coraggio e fai due chiacchiere con A. e S., rischiando qualche lacrimuccia (un’abitudine che dovrai far sparire poco alla volta). Spiegherai loro che non avevi nessuna intenzione di criticarle e che sarebbe bello andare d’accordo. Se poi non ti capiranno, pazienza. Hai sempre altre compagne con cui condividere un’amicizia più serena.
NON FIORI, MA CELLULARI
Ho 15 anni e per qualche mese ho frequentato una ragazza. Ci piacevamo e incoraggiato dal suo atteggiamento nei miei confronti, per il suo compleanno gli ho portato un mazzo di fiori, credendo di fare un pensiero gentile. La cosa, invece, non è stata tanto gradita. Infatti, mi ha detto chiaramente che si aspettava “almeno un cellulare come regalo, altro che fiori”, parole sue. L’ho lasciata sentendomi offeso e credo che non tornerò più sui miei passi. Mi chiedo una cosa, però: che cosa hanno in testa le ragazze? Non c’è più spazio per un po’ di galanteria?
Paolo, Bergamo
Carissimo Paolo,
beh, non esageriamo: non tutte le ragazze sono così poco romantiche e venali come quella in cui ti sei imbattuto tu! Si vede che il detto “basta il pensiero” non ha funzionato. Voleva un gadget più alla moda e costoso di un bel boquet di fiori. Certo, è triste pensare che un pensiero gentile vale solo se si traduce in telefonini, playstation, motorini, cd musicali, ecc…
Non perdere adesso questa tua vena poetica. Sono sicurissima che, al suo posto, tante altre ragazze avrebbero gradito quei fiori e soprattutto il sentimento che li ha fatti sbocciare.
