Mani: 1 su 4 non le lava
Il 25% dei ragazzi inglesi ha le mani sporche. È il risultato, davvero sorprendente, di un’indagine svolta nelle scuole della civilissima Gran Bretagna e r
eso noto in occasione della “giornata della pulizia” organizzata dalle Nazioni Unite. Molti snobbano acqua e sapone anche dopo la sosta alla toilette.
La situazione non è tanto diversa nel nostro Paese. Vincenzo Spadafora, presidente dell’Unicef Italia, spiega che sono alcuni miliardi le specie di batteri in circolazione, 1.500 quelle pericolose per l’uomo e 200 presenti sulle nostre mani. “Misure igieniche adeguate - assicura l’esperto - potrebbero ridurre del 25% i decessi infantili dovuti alle infezioni respiratorie che ogni anno nel mondo sono circa 3 milioni e mezzo”.
Conti alla mano, acqua e sapone salverebbero 2.500 bambini al giorno. Il guaio è che molti ragazzi non hanno neppure l’acqua. A noi basta aprire il rubinetto e allora mi domando: che senso ha vaccinarsi per le varie influenze e poi non lavarsi le mani quando si scende dal bus o si spegne il computer?
Imparare la storia attraverso i romanzi
La storia non è fra le materie preferite, anzi talvolta annoia. Allora perché non seguire il suggerimento di Abraham Yehoshua, lo scrittore israeliano (“Ritorno dall’India”, “Fuoco amico”, “La storia di un romanzo”) che recentemente ha raccontato il rapporto tra le opere di fantasia e i fatti accaduti?
“In un buon romanzo - ha detto - l’identificazione del lettore con le persone inventate dall’autore può sollecitare una comprensione dei fatti più incisiva di quella che comunica un libro di storia. Certi racconti sull’Olocausto ne hanno trasmesso lo spirito con più forza di montagne di saggi”.
Altri esempi? “Guerra e pace, scritto 40 anni dopo gli eventi narrati da Tolstoj, ha riversato nella memoria collettiva la guerra di Napoleone contro la Russia molto più di centinaia di ottimi libri”. Conclude lo scrittore: “La storia è anche ambientazione minuta, piccole cose di ogni giorno, dettagli”. Ecco perché insegna senza annoiare.
I ragazzi e l’alcol
Soli in casa a fare i compiti con la bottiglia di vodka o di whisky a portata di mano. Le statistiche sono spaventose: 750 mila ragazzi italiani a rischio di abuso di alcol. L’età media del primo bicchierino è 12 anni e mezzo; il 54,6
% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni hanno provato una sbornia pesante. Sei su 10 bevono solo per stordirsi. I dati sono dell’Istituto superiore della sanità e di una ricerca del Comune di Milano.
È proprio il capoluogo lombardo che, lo scorso luglio, ha stabilito il divieto di servire alcol ai minori di 16 anni. La multa è di 450 euro. È divampata subito la polemica: primo, i controlli non possono durare in eterno; secondo, procurarsi una bottiglia è facile; terzo, proibirlo rende l’alcol più eccitante.
E allora? Le norme sono inevitabili, perché l’alcol è un nemico subdolo e spietato che ogni anno in Europa uccide 195 mila persone. Ma, ancora una volta, mi pare che la sfida sia sul piano educativo. Educare, più che proibire. Compito della famiglia e anche della scuola. Ad esempio, insegnando un modo di vita salubre e il rispetto del proprio corpo.
CARLO CONTI RISPONDE
Calciatori e Ramadan
Caro Carlo,
sono un tifoso del Genoa e quest’anno in squadra c’è anche Kharja, un marocchino
nato in Francia che segue alla lettera i divieti imposti dalla sua religione musulmana: per un certo periodo dell’anno, niente cibo e acqua dall’alba al tramonto. Lo chiamano Ramadan. Puoi spiegarmi come funziona? Grazie.
Matteo, Genova
Caro Matteo,
il Ramadan, che in arabo significa “mese caldo”, è il nono mese dell’anno secondo il calendario musulmano. La data d’inizio rimane incerta fino all’apparire della luna nuova. È sacro perché, in quel mese, fu rivelato il libro del Corano, del quale il musulmano dà testimonianza digiunando.
Il digiuno durante il Ramadan costituisce il terzo dei 5 pilastri dell’Islam e chi ne negasse l’obbligatorietà sarebbe “kafir” e cioè colpevole di empietà massima. Consiste nell’astensione da ogni cibo e bevanda, dal fumo e da cattivi pensieri o azioni.
Comincia poco prima dell’alba e dura fino al tramonto. Si interrompe mangiando datteri come vuole la tradizione di Maometto. Il Ramadan è obbligatorio per tutti i musulmani, tranne che per i minorenni e i malati cronici.
©Mondo Erre - Carlo Conti