Se te lo immagini «macinare» le strade di Londra - in una giornata piovosa e gonfia di nuvole grigie - con cappello da cacciatore schiacciato sulla fronte, mantellina scozzese sulle spalle, pipa spenta e lente d’ingrandimento pronta a cogliere ogni indizio, sei rimasto troppo, troppo indietro.
Sepolto nell’armadio il look serioso che lo ha reso famoso e archiviati gli 
atteggiamenti riflessivi e pensierosi, Sherlock Holmes, il detectivepiù famoso del mondo, torna al cinema in una nuova avventura. Al suo fianco, ancora una volta, l’inseparabile dottor John Watson, amico e assistente tuttofare. Complice, dietro la macchina da presa, il regista britannico Guy Ritchie.
Due contro tutti
Londra, 1891. Il dottor John Watson si catapulta trafelato dal portone di Baker Street 221 B, dove ha sede l’appartamento che condivide con l’amico Sherlock Holmes, e si fionda su una carrozza in corsa. Il fragore delle ruote e degli zoccoli dei cavalli lanciati al galoppo rimbomba per le strade semideserte, facendo sobbalzare i rari passanti.
La carrozza si arresta. Watson scende e - come stabilito - trova Holmes ad attenderlo. Insieme, alla velocità di un fulmine, percorrono un’intricata rete di cunicoli e si dirigono sicuri verso l’imbocco di una galleria male illuminata, sorvegliata da ceffi poco rassicuranti.
Holmes e Watson si guardano negli occhi e annuiscono: la «soffiata» era vera. Non c’è tempo da perdere: Blackwood, il pericoloso assassino appassionato di rituali e di formule magiche,sta per invocare le forze del male per distruggere Londra e i suoi abitanti. Con un misto d’incoscienza e di sangue freddo, Holmes e Watson affrontano la marmaglia e catturano Blackwood, consegnandolo all’ispettore Lestrade.
Blackwood viene processato e condannato a morte. Il giorno dell’esecuzione, la piazza è gremita di curiosi. Sul patibolo, prima di porgere la testa al boia, Blackwood minaccia di tornare dall’aldilà per vendicarsi.
Quando - alcuni giorni dopo - la tomba di Blackwood viene trovata vuota, la città è in preda al panico. Ma Holmes e Watson, che hanno i piedi ben piantati per terra e non credono al potere della magia, si mettono sulle tracce dei malviventi che si servono della minaccia di Blackwood per portare a termine i propri piani.
Un giallo ricco d’azione
Sherlock Holmes è stato girato interamente in Gran Bretagna, tra Londra, Liverpool e Manchester. La trama non ripropone nessuno dei romanzi e dei racconti scritti da Arthur Conan Doyle, il «papà»di Holmes e Watson, ma la storia a fumetti realizzata da Lionel Wigram, che è anche produttore della pellicola.
«È un’avventura inedita, ricca d’azione e di colpi di scena - spiega Lionel - . Per non rovinare la sorpresa agli spettatori, però, non la pubblico fino a quando il film non uscirà nei cinema. Ed è probabile che il regista decida di inserirla come contenuto speciale nella versione dvd di Sherlock Holmes».
La novità destinata a sorprendere il pubblico, rispetto agli oltre duecento film che dal 1903 hanno visto protagonisti Holmes e Watson, è la vitalità dei protagonisti. «Mi sono spesso annoiato a vedere Holmes e Watson come una coppia di gentiluomini di mezza età, flemmatici e attempati - confida il regista Guy Ritchie - . Ho provato a “togliere la polvere” e a iniettare nelle loro vene una dose da cavallo d’adrenalina. Li ho trasformati in una via di mezzo tra il Chuck Norris diWalker Texas Ranger e il Sylvester Stallone di Rocky”.
Un esperimento che ha già dato ottimi risultati con James Bond, quando - dopo la classe di Sean Connery, l’ironia di Roger Moore e il fascino di Pierce Brosnan - la vitalità di Daniel Craig ha regalato all’inossidabile Agente 007 una marcia in più, facendo schizzare le pellicole Casinò Royale (2006) e Quantum of Solace (2008) al vertice degli incassi.
Robert e Jude, amici sul set e nella vita
A prestare corpo e muscoli al protagonista è l’attore newyorkese Robert Downey Jr.,che sul set esibisce doti di pugile, spadaccino e campione di baritsu, un’arte marziale simile al ju-jitsu. «Mi è andata bene - commenta, con un sorriso, Robert - perché non ho dovuto massacrarmi in palestra per sviluppare i bicipiti e scolpire gli addominali. Le riprese di Sherlock Holmes, infatti, si sono svolte subito dopo quelle di Iron Man, una pellicola in cui, è il caso di dirlo, sfoggio un fisico da supereroe».
A impersonare il paziente e fido dottor John Watson è il londinese Jude Law, occhi celesti e modi da ragazzo che fa innamorare. «Per fortuna - sottolinea Jude, con tono scherzoso - sono l’esatto opposto di tutti i Watson che mi hanno preceduto: bruttarelli, grassocci e un po’ tonti. Io sono decisamente carino, snello e, soprattutto, molto, molto intelligente».
A furia di duelli, scazzottate, salti nel vuoto, inseguimenti ed esplosioni, Robert e Jude hanno rischiato di rimetterci l’osso del collo. «Durante una scena di boxe - ricorda Robert - ho ricevuto un pugno che mi ha mandato ko. Mi sono svegliato al pronto soccorso e mi hanno “cucito” con sei punti di sutura. Con Jude, poi, ho rischiato di rimanere vittima dell’incendio divampato sul set per l’esplosione di un’autocisterna».
Ma, conclude Jude, ne è valsa la pena: «Io e Robert siamo diventati amici e non vediamo l’ora di ritrovarci per girare insieme il seguito di quest’incredibile avventura».
LA SCHEDA
Un medico innamorato della scrittura
Sherlock Holmes e il fido assistente John Watson sono frutto della penna e della fantasia dello scrittore britannico Arthur Conan Doyle.
Nato a Edimburgo nel 1859, Doyle è considerato - con il "collega" americano Edgar Allan Poe (Boston 1809 - Baltimora 1849) - il fondatore di ben due generi letterari: il giallo e il fantastico. A ventisei anni si laurea in medicina e s’imbarca su una baleniera come medico di bordo, trascorrendo mesi nell’Atlantico.
Quando torna in Inghilterra apre uno studio medico a Portsmouth, ma ha pochi pazienti e molto tempo libero. Per non soffocare di noia, si dedica alla scrittura e - nel 1887 - dà alla luce il personaggio di Sherlock Holmes.
Le avventure di Holmes e di Watson si compongono di quattro romanzi (Uno studio in rosso, Il segno dei quattro, Il mastino dei Baskerville e La valle della paura) e di cinquantasei racconti (raccolti in vari volumi), riuniti dall’editore Newton Compton nel prezioso (ed economico) cofanetto Tutto Sherlock Holmes.
Negli ultimi anni di vita Doyle - che muore a Crowborough nel 1930 - prova sentimenti di antipatia e di rancore nei confronti di Sherlock Holmes, «colpevole» di averlo superato nell’affetto dei fan.
©Mondo Erre - Carlo Tagliani
