“Santità, lei è in pole position sulle strade dell'umanità”. Con queste parole
Luca di Montezemolo si è rivolto a Papa Giovanni Paolo II durante la visita
del Team Ferrari in Vaticano. E gli ha consegnato, con un largo sorriso, il
modello in miniatura della Rossa. “Un modo - ha detto Montezemolo -
per dirgli che sentiamo il Papa come uno del gruppo”.
Una giornata, quella vissuta dai 96 uomini della Ferrari, di grande commozione.
Ma c'è stato un personaggio, tra tutti, per il quale l'udienza in San Pietro
ha avuto un significato ancora più speciale: Rubens Barrichello. Un sogno,
il suo, da sempre inseguito e realizzato finalmente nel più intenso dei modi.
“Ero un bambino - racconta Rubinho, come è soprannominato - quando ho visto
il Papa in televisione. Chissà se un giorno potrò mai vederlo da vicino, ho
pensato. Poi mi è accaduto una volta soltanto ma da lontano, da semplice turista.
Ora invece gli ho baciato addirittura la mano. Che onore, che cosa straordinaria.
È la realizzazione di un sogno che ho voluto dividere con il mio bambino,
con mia moglie. E allora gli ho chiesto di toccare le loro foto, una carezza
che porterò a casa e rimarrà per sempre lì, come una benedizione speciale.
Questo è uno dei giorni più belli della mia vita”.
Cattolico praticante, figura di sportivo di grande generosità e correttezza,
Rubens Barrichello si appresta a vivere alla guida della Ferrari la stagione
più importante della sua carriera, la stagione della svolta. “Ho un obiettivo
dichiarato - dice serio - ed è quello di battere Michael Schumacher. Aspettatevi
un duello leale, aperto, tra due piloti che si stimano e che sono legati tra
loro da grande affetto. Un duello che farà bene non soltanto a noi ma anche
e soprattutto alla Ferrari”.
Sfida a Schumi
Quella che prenderà il via in Australia prima e poi in Malesia è la tredicesima
stagione di Barrichello in Formula Uno, la sesta in Ferrari dopo i quattro
anni alla Jordan e i tre alla Stewart. Sono 196 i Gran Premi disputati, con
9 vittorie, 13 pole position, 15 giri veloci e 57 presenze sul podio. Un bilancio
soddisfacente?
“Considero il tutto un punto di partenza - garantisce Rubens - e non certo
un punto di arrivo. Se avessi pensato di non essere in grado di battere Michael
Schumacher non avrei rinnovato il contratto con la Ferrari firmando fino al
2006. Il ruolo di eterno secondo che qualcuno ha cercato di affibbiarmi
non l'ho mai accettato. Perché non avrei avuto più stimoli per ritenermi il
migliore!”.
Migliore anche di Michael? Rubens non si defila. “Chiunque corra in Formula
Uno, in cuor suo è convinto di esserlo. Io non faccio eccezione ma queste
sono solo parole, ciò che conta è tenere il piede ben premuto sull'acceleratore.
Guai a equivocare, tuttavia: la sana rivalità con Michael vale oro anche per
la Ferrari, che ha la possibilità di migliorare costantemente le proprie prestazioni”.
Si annuncia una stagione intensa, con 19 Gran Premi, nuove monoposto, nuove
regole, una serie infinita di test. Come la mettiamo con lo stress? “Quando
si fa una cosa con passione - osserva Rubens - non c’è nulla che sia di peso.
Tra l'altro mi sono sempre adattato senza problemi alle novità, anche a quelle
meno piacevoli. L'unica cosa spiacevole si riferisce alle gomme: mi sarebbe
piaciuto continuare con le slic, tornando al passato. Il regolamento
prevede due soli treni di gomme per ogni week-end, uno per le prove, l'altro
per la qualifica e la gara. Sarà diverso, certo, il modo di guidare in gara,
anche perché una frenata di troppo potrebbe rovinare le gomme in maniera irrimediabile
e compromettere ogni possibilità di vincere. Diciamo che il piede premuto
sull'acceleratore è necessario ma va usato con intelligenza: per vincere servirà
anche il cervello”.
Il ricordo di Senna
Di nuovo, in realtà, c'è soprattutto la Ferrari. “Una macchina - spiega Rubens
- che richiede molta applicazione. È sostanzialmente diversa rispetto a quella
della passata stagione, va studiata a fondo ma al primo approccio mi è sembrata
molto veloce. Un consiglio che giro a me stesso? Attento alle frenate e alle
curve strette. Ma io mi fido del lavoro fatto nei test da Badoer e Genè, i
nostri due collaudatori”.
Quali sono, sulla carta, gli avversari da battere, quelli dai quali sia Barrichello
che Schumacher dovranno guardarsi? “La squadra più pericolosa – assicura Rubens
- è sicuramente la McLaren-Mercedes, che ha fatto segnare grandi miglioramenti
già nella seconda parte della scorsa stagione. Poi la Bar, che può sfruttare
il grande lavoro di messa a punto svolto dalla Honda: i giapponesi non sono
certo entrati in Formula Uno per farla da comprimari. Ma i pronostici sono
in realtà apertissimi, soltanto in gara potremo valutare la caratura dei nostri
avversari”.
C'è sempre una grande serenità nelle parole di Rubens Barrichello, una serenità
che non lo ha mai abbandonato neppure nei momenti più tristi della sua vita.
“Una vita intensa - dice lui - per la quale sono grato al Signore. I momenti
brutti vanno accettati perché aiutano a crescere. I pericoli insiti nella
mia professione? Fanno parte del gioco. Ho avuto qualche incidente spaventoso,
all'inizio della carriera ma sono sempre riuscito a riprendermi in fretta”.
C'è un incidente, accaduto nel 1994 a Imola durante le prove del Gran Premio
di San Marino, che ha segnato tuttavia profondamente Rubens. Durante le prove
libere del venerdì, la Jordan guidata dal pilota brasiliano uscì di strada,
centrò la rete di protezione rischiando di finire in mezzo al pubblico per
poi carambolare a lungo sulla pista. Rubens venne portato all'ospedale di
Bologna e qui il primo a raggiungerlo fu Ayrton Senna. “È stato uno dei momenti
più emozionanti della mia vita - ricorda Rubens - non dimenticherò mai il
viso di Ayrton con le lacrime agli occhi, preoccupato per le mie condizioni...”.
Due giorni più tardi, l'11 maggio 1994, il destino ha voluto che fosse proprio
Ayrton Senna a uscire di strada nello stesso punto, un incidente che gli costò
la vita.
ADALBERTO SCEMMA