A letto presto per vivere felici
Fino a una generazione fa erano gli adulti a chiudere la porta e a spegnere l’ultima luce di casa. Adesso i ragazzi chiamano e dicono: non mi aspettate, state tranquilli, chiudo io. Per la prima volta nella storia, i figli
dormono meno dei loro genitori. Dicono che la colpa sia di tv, computer e cellulari accesi fino a tardi.

Ovviamente, ci sono ancora quelli che riposano il giusto. E’ proprio il confronto con loro che ha consentito ad un gruppo di studiosi americani di stabilire i danni provocati dall’insonnia ai ragazzi. “Il debito di sonno rende irritabili, fa diminuire il rendimento scolastico, provoca depressione e favorisce comportamenti aggressivi”.
Per scongiurare i guai con la salute psicofisica, ci vogliono 8 (meglio ancora 9) ore di sonno, anche se non tutti hanno lo stesso bisogno di riposo. Dormire profondamente e a lungo protegge il cervello e lo mantiene in forma. Leggo che il 66% dei ragazzi ha la tv in camera da letto. E se cominciassimo a toglierla?
La biblioteca degli asinelli
Nei villaggi più remoti della Colombia, la scuola arriva
a cavallo di due asinelli che si chiamano Alfa e Beta. Li accompagna Luis Soriano, un giovane maestro che porta i libri ai ragazzi analfabeti, riuniti ai piedi di un albero. E’ un reportage

straordinario firmato sul
Corriere della Sera da Ettore Mo, un giornalista scrittore che mi emoziona sempre.
La Colombia è un Paese povero dell’America Latina dove si spende di più per la guerra fra bande e la lotta al narcotraffico che per l’istruzione e la salute. L’analfabetismo è attorno al 12%. A pagare più degli altri ancora una volta sono i ragazzi. E cioè i figli di migliaia di “desplazados”, gente costretta dai conflitti armati tra guerriglieri, paramilitari, esercito e polizia ad abbandonare le proprie case e ad accamparsi altrove, spesso in condizioni di estremo disagio.
“Un'adolescenza esposta giorno e notte alla più cieca brutalità- commenta il maestro Soriano- come dimostra il fatto che negli ultimi 10 mesi ci sono stati 1.539 morti ammazzati a Bogotà e 2.500 a Meddelin”. Un uragano di barbarie che un maestro generoso e due asinelli cercano di arginare.
Perché la colpa non è mai nostra?
Fateci caso: la colpa non è mai nostra. Siamo sempre pronti a trovare una scusa, un motivo per chiamarci fuori, per ribadire la nostra innocenza. Nel pe

ggiore dei casi diciamo: così fan tutti. Dov’è finito il senso di
responsabilità individuale?
E’ un tema che affronta anche il noto sociologo Francesco Alberoni in un breve articolo di prima pagina titolato: ”Troppi alibi, siamo quasi sempre noi i responsabili dei nostri insuccessi”. Scrive l’esperto.” Molti danno la colpa delle loro disgrazie alla sfortuna, alla malvagità, all’incomprensione degli altri. Si lamentano, criticano tutto e tutti e finiscono per diventare tristi e noiosi. Invece la colpa è nostra. Perché siamo stati pigri, non ci siamo impegnati abbastanza, perché ci siamo sopravvalutati, siamo stati arroganti, oppure troppo creduloni”. Già, ma il guaio è che pochi sono disposti ad ammetterlo.
CARLO CONTI RISPONDE
I compiti a casa servono davvero?
Caro Carlo,
anche ai tuoi tempi si facevano tanti compiti a casa? E tu pensi che siano utili? Io credo che siano dannosi: sfiancano me e i miei genitori costretti a darmi una
mano, altrimenti finirei a notte fonda. Se puoi, lancia un appello ai professori: basta con i compiti a casa. Grazie.
Luca S., Firenze
Caro Luca,
Sì, anche “ai miei tempi”- le guerre puniche, ti assicuro, erano finite da un pezzo- esistevano i compiti a casa. E anche allora come oggi c’era chi assegnava il giusto e chi andava oltre. In questo senso, e cioè a non esagerare con i compiti, sono ben lieto di fare l’invito che solleciti.
Resta l’altra domanda: sono utili? Certo che lo sono, per alcuni motivi. La scuola deve trasmettere nozioni, ma deve anche insegnare a organizzare la propria giornata. Se non lo sprechi, vedrai che il tempo lo trovi. I compiti sono anche un’occasione per consolidare l’apprendimento degli adulti: seguire i ragazzi fa crescere la cultura nella famiglia e rivivere una seconda giovinezza. Ciao.
©Mondo Erre - Carlo Conti