Capita - a volte - che un set cinematografico possa trasformarsi nella location ideale per far nascere e germogliare
un’amicizia. Che un attore e un regista, nel bel mezzo delle riprese, si accorgano di lavorare bene insieme e decidano di non perdersi di vista e di fondere i propri talenti per realizzare nuovi film.

È accaduto all’attore Johnny Depp e al regista Tim Burton, che - dopo aver girato insieme una manciata di pellicole - stanno sbancando i botteghini di mezzo mondo con Alice in Wonderland (v. servizio nel numero scorso di Mondo Erre). E accade all’australiano Russell Crowe e al britannico Ridley Scott. Si sono incontrati dieci anni fa sul set de Il gladiatore, premiato con l’Oscar, e non si sono più lasciati. Dopo aver realizzato quattro film, stanno scaldando i motori per sferrare un attacco epocale alle classifiche degli incassi con Robin Hood, in uscita nei cinema di tutto il mondo.
Un regista contro tutti
Far rivivere per l’ennesima volta sul grande schermo le gesta di Robin Hood non è sembrato, a chi si intende di cinema, un’idea gran che originale. Ma il regista Ridley Scott- un «mostro sacro» della settima arte, che ha deliziato la critica e il pubblico con capolavori del calibro di Alien (1979) e Blade Runner (1982) - mette subito le cose in chiaro.
«Nessun regista - dichiara Scott, con l’orgoglio dei suoi 73 anni - è mai riuscito a raccontare come si deve l’epopea di Robin Hood e le decine di pellicole a lui dedicate non sono davvero nulla di speciale. Si sentiva la mancanza di qualcuno capace di dare corpo e anima alla sete di giustizia e di libertà che sprigiona da ogni gesto di Robin Hood. Sono convinto che io e il mio amico Russell, questa volta, ci siamo riusciti».
Per evitare passi falsi, i due hanno
letto e riletto la sceneggiatura decine di volte,

attenti a ogni minimo dettaglio. E le modifiche non hanno risparmiato neppure il titolo. «All’inizio - racconta divertito
Russell Crowe - la pellicola avrebbe dovuto intitolarsi Nottingham e io, come protagonista, avrei dovuto interpretare il ruolo dell’avido sceriffo che spadroneggia sulla contea di Nottingham, il nemico giurato di Robin Hood. La trama, però, non convinceva né me né Ridley, così un giorno abbiamo gettato mesi e mesi di appunti nel caminetto e restituito all’impavido Robin Hood il titolo e il ruolo che merita».
Per la giustizia e per la libertà
La pellicola è ambientata in Inghilterra alle soglie del 1200. Robin Hood, arciere coraggioso con vista d’aquila e mira di cobra che non lascia scampo, torna dalla Terra Santa dopo aver combattuto la Terza Crociata al fianco di Riccardo Cuor di Leone.
Tre anni di fatiche e di battaglie gli hanno fiaccato lo spirito e inaridito il cuore. Il ricordo delle atrocità compiute e viste, unito all’eco delle urla e dei rantoli dei feriti e dei moribondi, lo tormentano di giorno e non lo fanno dormire di notte.
Robin è impaziente di raggiunge Nottingham per riabbracciare gli amici e ricominciare a vivere un’esistenza normale, ma trova - ad accoglierlo - una raffica di brutte sorprese. La sua casa e le sue terre sono state sequestrate e il popolo è terrorizzato dalla cattiveria e dalla crudeltà dello sceriffo di Nottingham, che maltratta e imprigiona i cittadini per costringerli a pagare tasse sempre più elevate.
Guerriero valoroso, che sente quando è il momento di lottare
per difendere i più deboli, Robin convince un gruppo di mercenari a schierarsi contro lo sceriffo e i suoi sgherri. Protetti dalle querce secolari e dalla fitta vegetazione che copre la foresta di Sherwood, Robin e i suoi organizzano colpi alle spalle dei ricchi per aiutare i poveri a sopravvivere. Ma lo sceriffo non rimane a guardare e - dopo averli dichiarati fuorilegge - tenta con ogni mezzo di farli cadere in trappola per

condannarli a morte.
Frecciate al protagonista
Anche all’attore Russell Crowe - come al regista Ridley Scott - è toccato schivare una serie di frecciate, “scoccate” dai critici un po’ a casaccio e senza pietà. Molti, infatti, lo giudicano troppo basso e troppo vecchio - è nato nel 1965 e il 7 aprile compie 45 anni - per vestire i panni di Robin Hood.
«Non amo rispondere alle polemiche - glissa Crowe - e aspetto il verdetto del pubblico quando il film uscirà nelle sale. Già dieci anni fa, quando mi sono calato nei panni di Massimo Decimo Meridio ne Il gladiatore, qualcuno era pronto a giurare che il personaggio non si adattava alle mie caratteristiche. Ricordate come andò a finire? Vinsi l’Oscar come miglior attore protagonista!».
Per reggere al meglio le fatiche del set, Crowe si è allenato con l’impegno e la costanza di un atleta. La pellicola - infatti - tra battaglie, inseguimenti, imboscate e rappresaglie non concede un attimo di tregua.
«La cosa più emozionante oltre a imparare a tirare con l’arco - aggiunge Crowe, con un sorriso furbetto - è stata corteggiare, per motivi di copione, la dolce Cate Blanchett, australiana come me, che interpreta il ruolo di Lady Marian e mi fa girare la testa per buona parte del film».
In attesa di vedere come il pubblico accoglierà la pellicola, Crowe e Scott continuano a selezionare progetti e sceneggiature che permettano loro di continuare a lavorare insieme.
LA SCHEDA
Una saga ultrasecolare
Il fascino di Robin Hood - al cinema e in tv - dura da oltre un secolo. Sono oltre cinquanta - infatti - i film e i telefilm dedicati all’arciere di Sherwood. Il primo - muto e in bianco e nero - risale addirittura al 1908.
Tra i più famosi vanno ricordati La leggenda di Robin Hood (1938), con Errol Flynn; Robin e Marian (1976) con gli inossidabili Sean Connery e Audrey Hepburn nel ruolo dei protagonisti e Robin Hood: principe dei ladri (1991) con Kevin Costner.
Tra i più originali la palma va senza dubbio alla versione a disegni animati della Disney, realizzata nel 1973, dove i personaggi hanno l’aspetto degli animali della foresta (Robin Hood e Lady Marian sono volpi e lo sceriffo di Nottingham un lupo), e l’esilarante Robin Hood: un uomo in calzamaglia (1993), in cui il regista Mel Brooks si diverte a prendere in giro l’eroe che ruba ai ricchi per donare ai poveri.
Alle origini del mito
Gli storici considerano Robin Hood più come un personaggio di fantasia che come una persona in carne e ossa realmente esistita. Sono convinti che ciò che sappiamo di lui sia frutto di un gustoso mixtra le imprese di un bandito o di un nobile sassone decaduto e le antiche leggende di un folletto che viveva nelle foresta di Sherwood, nella Contea di Nottinghamshire, in Inghilterra.
Nella foresta di Sherwood si può ancor oggi osservare la millenaria Major Oak - la «Quercia maggiore» - che, secondo la tradizione, fu il covo segreto di Robin Hood e dei suoi compagni di avventura.
©Mondo Erre - Carlo Tagliani