Ho 12 anni, una cugina della mia stessa età e una sorella di 15 anni. Entrambe,
al contrario di me, sono sviluppate e ora mia cugina, che una volta era la
mia migliore amica, non fa altro che parlare di sviluppo e di ragazzi con
mia sorella e io mi annoio da morire. Accade lo stesso con le mie coetanee,
mentre a me piace ancora giocare con le bambole insieme a mia sorella più
piccola. Aiutami, perché mi sento sola.
Elena
Carissima Elena,
le confidenze, da giovani donne, che tua sorella e tua cugina si scambiano
appaiono lontane anni luce da ciò che piace a te. C’è una spiegazione: mentre
tu ti senti ancora bambina, affezionata alle tue bambole, esse si trovano
qualche passo avanti. Sono entrate in quella straordinaria stagione della
vita in cui il corpo cresce velocemente, prende forma e chiede di essere ascoltato.
Ed è ciò che stanno facendo, raccontandosi le emozioni che provano e gli interrogativi
che nascono in cui vede la vita con occhi nuovi.
Ciò che adesso tu trovi strano, tra qualche tempo conquisterà anche te. Perché
diventerai più grande e deporrai le adorate bambole in un angolino. Al loro
posto cercherai un’amica, se non tua mamma stessa, a cui affidare le tue sensazioni
e curiosità.
Intanto, visto che il duo super affiatato ti ha messo in disparte, non prendertela
più di tanto e non sparire dalla circolazione. C’è sicuramente qualche tua
coetanea che, come te, trova ancora carine Barbie e adorabili i peluche. Con
questa nuova compagna di giochi potrai incominciare a crescere verso nuovi
interessi.
Hilary e Avril
Siamo grandi fan di Hilary Duff e Avril Lavigne e ci piacerebbe sapere qualcosa
sulla loro vita (compresi indirizzi e-mail e di casa). Ci puoi aiutare?
Massimiliano,
Marco e Daniele
Cari “tre moschettieri”,
ripeto, per la millesima volta, che non è possibile fornire indirizzi privati:
lo impedisce la legge sulla privacy. Inoltre, devo tirarvi le orecchie per
la vostra disattenzione. Sul numero 7 del 2004, abbiamo parlato di entrambe
le vostre star preferite: a Hilary Duff (nella foto) abbiamo dedicato addirittura
la copertina, mentre ad Avril Lavigne un’intervista. Posso aggiungere gli
indirizzi e-mail dei loro siti ufficiali, dove troverete un mare di informazioni:
www.avril-lavigne.com e www.hilaryduff.com.
“Cotta” o innamorata?
Ho 16 anni e il ragazzo da sei mesi. È un mio compagno di classe e ci sono
voluti un anno e mezzo di attese per poter vivere i bellissimi momenti che
ora condividiamo. Premetto che lui non è un ragazzo che intende darsi alle
avventure, ma, come me, cerca comprensione, compagnia, fiducia e un'amicizia
speciale.
La nostra storia è vissuta da entrambi con serietà ma anche un pizzico di
leggerezza, perché è piena di tutto, anche, perché no? di difficoltà e momenti
tristi vissuti assieme. Nonostante le difficoltà passate in questi soli sei
mesi, che non elenco ma che materialmente ci sono, siamo ancora pronti a condividerne
altre e siamo più uniti di prima.
L'articolo sul numero di ottobre 2004 dal titolo "La cotta che scotta"
mi ha un po' incuriosito e fatto riflettere. C'è una frase che mi ha un po'
messo in guardia: "Quando una/o è innamorata/o non capisce più niente,
non vede i possibili difetti dell'altra persona".
Sono innamorata o, come si dice solitamente, "cotta". Durante la
nostra storia, da entrambi i lati sono stati visti difetti nell'altro e abbiamo
sempre cercato di cambiarli assieme per migliorarci. Ciò mi ha fatto sorgere
una domanda: "È possibile che questa non sia altro che amicizia (ammesso
che io creda fortemente che prima di tutto viene l'amicizia in un rapporto
completo di coppia, altrimenti è solo attrazione fisica) oppure è qualcosa
più di una cotta?". Vorrei sapere il tuo parere. Tantissimi saluti e
complimenti per la rubrica.
Chiara
Carissima Chiara,
tu e il tuo ragazzo siete partiti con il piede giusto in questa avventura
chiamata “amore”, senza improvvisi e maldestri colpi di testa. Trovo giuste
le tue riflessioni e le condivido: si incomincia a frequentarsi per conoscersi,
condividere hobby e interessi, e, se è il caso, per avviare un’amicizia che
può trasformarsi in affetto e, successivamente, in amore. Tutto questo, i
ragazzi con la testa sul collo, lo vivono nel rispetto vicendevole e con serietà.
Altrimenti si prendono in giro e non costruiscono nulla di solido. Senza queste
condizioni, è meno facile proseguire sulla strada dei sentimenti giusti.
Una “cotta”, di solito, non ha le caratteristiche che descrivi: è più “leggera”,
nasce rapidamente, basta un niente per farla evaporare come acqua sul fuoco.
La tua storia ha avuto una lunga “incubazione” ed è stata impostata sulle
coordinate del dialogo, della pazienza, della ricerca della comprensione per
l’altra persona. Sono gli ingredienti giusti per far lievitare un affetto
sincero. Vai avanti su questa strada, tenendo conto delle qualità ma anche
dei difetti di ognuno e grazie per i complimenti.
“Sono uscita dall’anoressia”
Ho letto con interesse l’inserto sui miti moderni del numero di ottobre 2004.
Mi sono soffermata particolarmente sul mito della bellezza: una fissa che
assilla il 98% delle ragazze odierne, e che purtroppo spesso sfocia in malattie
dell’alimentazione, conseguenze dell’insoddisfazione per il proprio aspetto
fisico.
Ti prego di pubblicarmi, Rosy, perché voglio rivolgere un appello a tutte
queste ragazze: state attente, per ottenere l’aspetto fisico ideale per voi
rivolgetevi ad un dietologo o comunque al vostro dottore; non seguite le diete
fai-da-te ingannatrici che trovate sulle riviste da quattro soldi e non mettetevi
a dieta da sole, perché nel 99% di questi casi si finisce per andare in crisi
ed essere sempre più insoddisfatte del proprio corpo, vivendo di abbuffate
continue o, al contrario, mangiando sempre meno per poi arrivare a pesare
pochissimo.
Io sto uscendo dall’anoressia nervosa: ho passato un anno a pensare quanto
facevo schifo, quanto ero grassa, e quindi ho cominciato a rifiutare di mangiare
tutto ciò che mi trovavo nel piatto, finendo poi per non mangiare proprio.
Le mie giornate erano scandite dalle preoccupazioni sul peso, i pasti erano
una tortura: sono arrivata a mangiare a pranzo solamente un piatto di insalata
scondita e una mela. Dopo sei mesi, sono passata da 56 kg a 45: ero gravemente
sottopeso e le mie risorse immunitarie erano a zero, continuavo ad avere freddo
e non sorridevo più.
Poi, la salvezza: i miei genitori, dopo pianti e urla, mi hanno trascinata
all’AIDAP, un centro specializzato che cura le malattie dell’alimentazione,
dove mi hanno fatto capire che, continuando a non mangiare, sarei morta.
Ora, sette mesi dopo, sto di nuovo bene, ma l’anoressia ha lasciato un marchio
indelebile sulla mia pelle. Ho visto tante ragazze morire di anoressia, e
perciò vi rinnovo il mio avviso: non credete alle diete fatte in casa, liberatevi
dai pregiudizi sul cibo e sull’aspetto fisico che regnano in questa distorta
e plagiata società.
Elli ’90
Cara Elli,
al tuo drammatico e accorato racconto aggiungo solo due parole. Una per te
ed è “grazie”. Grazie per aver voluto ricordare a tante ragazze che le qualità
di una persona non si valutano dalla “carrozzeria”, ma dal motore, cioè da
quello che si ha dentro, dai valori che si esprimono. E l’altra parola è per
i miei lettori: “fidatevi”. Fidatevi di Elli: la sua esperienza, pagata a
caro prezzo, vi aiuti a non perdervi dietro i falsi miti del look e della
moda. Non potreste che rovinarvi la vita.