Furbetti o tranquilli. Timidi o coraggiosi. A quanto pare, anche i pesci hanno il loro “caratterino”, che deriva in gran parte dalle esperienze vissute. Che, oltretutto, finiscono per influenzare anche gli atteggiamenti futuri. Secondo una recente ricerca, gli abitanti dei mari si comportano e reagiscono in base alla situazione che devono fronteggiare e a quanto già fatto in precedenza in circostanze simili. Non diversamente da quello che succede tra gli essere umani.
Alla conclusione, gli studiosi sono giunti osservando un
gruppo di trote, in grado di mutare la loro “visione delle cose” a seconda delle vicende che le vedono coinvolte. Innanzitutto, messe di fronte ad un nuovo cibo, hanno reagito in due
modi differenti: alcune si sono mostrate più coraggiose nell’assaggiarlo, altre sono rimaste più prudenti.
Quindi, sono state poste a confronto in un combattimento: gli studiosi hanno notato che, mentre le trote coraggiose, di fronte ad una sconfitta, diventavano timorose e diffidenti, le timide si facevano audaci dopo la vittoria.
A questo punto, le trote timide vittoriose non avevano problemi ad assaggiare cibi nuovi. Come se avessero capito con l’esperienza che, per non soccombere, bisogna essere più forti. E quindi, si accaparravano rapidamente il cibo, anche quello che non convinceva molto.
E non è tutto. Si è scoperto che l’apprendimento e la memoria sono influenzati dal giorno e dalla notte, anche se non è ancora chiaro perché ciò succede. Sta di fatto che i pesci addestrati di giorno imparano meglio e con maggior rapisità di quelli istruiti durante la notte. Di conseguenza, il ricordo dura di più nel tempo.
Furbi per forza
Tra le onde, la furbizia può diventare una questione di sopravvivenza. Come pure l’aggressività. Il tritone a macchie blu, per esempio, che per il suo coloratissimo mantello a puntini è uno degli ospiti più richiesti dagli acquari di mezzo mondo, cerca di evitare la cattura mettendo in azione i due potenti pungiglioni sistemati sulla punta della coda. Un disperato tentativo per non essere portato via dai fondali degli Oceani Indiano e Pacifico, dove vive.
Inoltre, questo parente della razza può contare su un grande fiuto, utile non solo per captare la presenza di un predatore a distanza, ma anche per stanare facilmente paguri, gamberetti e piccoli invertebrati nascosti nella sabbia.
Le sogliole hanno invece imparato a difendersi con l’astuzia. Per sfuggire ai nemici, uomo compreso, si appiattiscono sul fondale, trasformando persino l’aspetto del muso. Alla nascita, questi animali hanno la forma di un pesce “normale”, con gli occhi ai due lati della testa, ma è durante la crescita che cambiano completamente fisionomia. Il corpo si assottiglia e gli occhi si spostano sullo stesso lato: così possono stare tranquilli a girovagare tra le sabbie del Mediterraneo.
Se i pesci rana non sono bravi nuotatori e anzi si riconoscono per i movimenti piuttosto goffi, non per questo hanno difficoltà a barcamenarsi nei fondali marini e sopravviverci. Anche qui, grazie ad una certa furbizia: hanno sviluppato una grande capacità di mimetizzarsi. Che, unita a una buona dose di pazienza, li aiuta a salvare la pelle. Si nascondono dietro alle spugne, ne prendono forma e colore, e aspettano con tutta calma che il nemico si allontani.
Questione di occhi
Per cacciare nelle profondità degli abissi, il pesce spada ha adottato una strategia infallibile: mantenere alta la temperatura dell’occhio. Un rimedio che permette di mettere benissimo a fuoco addirittura i pesciolini più piccoli.
Il pesce spada, che nuota anche a 300 metri di profondità, conserva la temperatura degli occhi e del cervello tra i 19 e i 28 gradi, contro i circa 3 gradi di quella esterna: in questo modo migliora di dieci volte la sua capacità di vedere i minuscoli e veloci pesci che transitano dalle sue parti.
Il
tonno, invece, mantiene l’intero corpo caldo, per proteggersi dai bruschi sbalzi del clima del mare. Evita così di indebolire anche la vista.
Se molti pesci hanno occhi che permettono di percepire addirittura più colori dell’uomo, alcuni mammiferi marini, come balene e delfini, non possono distinguere il colore blu. Altri esemplari, invece, non solo vedono bene, ma si fanno capire benissimo.
Esiste un piccolo pesce tropicale, il “Chaetodon multicinctus” che, all’occorrenza, non teme di dimenarsi per far sentire le sue ragioni. Vive sulla barriera corallina, nelle acque delle isole Hawaii, e se infastidito dalla presenza di altri pesci, perde la pazienza, comincia ad agitarsi e a fare movimenti veloci, usando le pinne come una frusta. I malcapitati finiti nei suoi dintorni si spaventano: diversi emettono persino dei suoni simili a dei grugniti e si allontanano velocemente, sempre lamentandosi.
Sordi per il caldo
Fra i sensi più sviluppati dei pesci vi è l’olfatto, utilizzato soprattutto per la ricerca del cibo. Tra i tanti, le anguille sono particolarmente sensibili: annusano l’odore da una cinquantina di metri di distanza. Una ricerca ha dimostrato che sono capaci di distinguere tre milligrammi di un particolare alcol disciolti in un miliardo di tonnellate di acqua.
Alcune specie iniziano invece ad avere seri problemi di udito. Secondo gli studiosi, la colpa è del riscaldamento della Terra. L’innalzamento del clima sarebbe la possibile causa dell’aumento dei casi di otite tra i pesci che vivono lungo la grande barriera corallina australiana.
Sin da piccoli, questi animali si avventurano nell’oceano per ritornare alla base soltanto in età adulta, guidati dai suoni prodotti dagli altri abitanti del mare e dalle onde. A quanto si è scoperto, però, l’acqua sempre più calda influisce sul corretto sviluppo delle piccole ossa dell’orecchio interno, che così diventano deboli e inadatte a svolgere la loro funzione. Col risultato che sempre più pesci non riescono a orientarsi e a fare ritorno a casa.
Salti oltre il vetro
Non solo in mare, anche
nell’acquario i comportamenti cambiano in base alle necessità. Intanto, può succedere che alcuni pesci, probabilmente per evitare competizioni con altri esemplari, si lancino fuori dal vetro. Alle volte, l’acquario può essere eccessivamente affollato e di dimensioni troppo ridotte rispetto ai pesci che ospita.
Siccome tutti hanno bisogno di un proprio spazio, di un rifugio e una certa dose di cibo, finisce che qualcuno, di solito il più debole, sia costretto a cercare il proprio territorio altrove. Non capendo che ciò che sta oltre il vetro non è acqua, salta fuori, facendo una brutta fine.
In particolari condizioni, persino i pesciolini rossi, animali di indole pacifica, possono diventare aggressivi verso i propri simili. Alle volte, lottano per accaparrarsi maggiori quantità di viveri, più spesso litigano per avere a disposizione un territorio più grande. Il rimedio per renderli tranquilli, sarebbe traslocarli in un acquario più grande e non lasciarli in quelle strette bocce di vetro.
E ancora, diversamente da quanto si pensa, il pesce rosso ha un certo grado di furbizia. Non solo riesce a capire quando il suo padrone sta per dargli da mangiare, ma è anche in grado di fare i suoi conti: se vede che c’è un concorrente più veloce nel recuperare il cibo in superficie, non tenta neanche di competere. Attende piuttosto una distrazione del rivale per soffiargli il “pasto”. O, meglio ancora, lascia che il cibo affondi per impadronirsene.
© Gianna Boetti - Mondo Erre