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“ATTENTI AL LUPO!”

“Armato” di computer, don Fortunato Di Noto smaschera le reti dei pedofili. In pochi anni, con la sua associazione, ha denunciato alla giustizia oltre 3 mila siti, salvando centinaia di vittime innocenti. “Servire l’infanzia, per la Chiesa, è un impegno permanente”

Le sue battaglie in difesa dei bambini sono ormai famose in tutto il mondo. “Armato” di computer e connessione Internet, don Fortunato Di Noto ha infatti scovato più di 40 mila siti pedofili. E in pochi anni con la sua associazione ne ha denunciati oltre 3 mila, salvando molte vittime innocenti da torture e violenze di ogni genere.
Guai, però, a definirlo un eroe o, come fanno spesso televisioni e giornali, un “prete anti-pedofili”. “Preferisco essere identificato – dice – come il sacerdote dei bambini”. E quando gli si chiede che cosa l’abbia spinto a dedicare la propria vita ai più piccoli risponde: “Difendere i giovani indifesi è una delle principali attività della Chiesa nel mondo. Perché servire l’infanzia, come diceva Papa Paolo VI, non è una moda transitoria ma un impegno permanente”.


L’INTERVISTA

DOMANDA: Come è iniziata la sua battaglia contro la pedofilia?
RISPOSTA: Ho incominciato ad occuparmene più di quindici anni fa, quando giovane sacerdote mi sono ritrovato a fare il parroco in una chiesa di periferia di Avola. In Sicilia, ero uno dei primi preti ad avere un computer e un collegamento Internet. Sono state proprio certe immagini pornografiche in cui mi sono imbattuto sul web e i racconti di bambini molestati che ho sentito in confessionale a dare inizio a questa lotta.

D. Quando ha deciso di creare un’associazione anti-pedofilia e quanto la impegna questa attività?

R. La sua nascita risale a dieci anni fa, ma di recente ha subito una profonda ristrutturazione. Non soltanto per quanto riguarda il nome, “Meter” – che in greco significa “grembo”, “accoglienza”, “protezione” e “accompagnamento” – , ma anche dal punto di vista operativo, con una organizzazione che oggi lavora su scala nazionale e internazionale. Il suo scopo è quello di tutelare i diritti dell’infanzia, e non solo di combattere la pedofilia. Un impegno notevole, che però non mi impedisce di continuare ad insegnare e a fare il parroco. Anzi, questa attività rientra alla perfezione negli altri miei compiti.

D. Quali sono gli ostacoli che incontra sul suo cammino quotidiano?

R. Il primo è l’indifferenza: purtroppo, molti non comprendono ancora quello che c’è dietro l’abuso dell’infanzia, che non è soltanto di tipo sessuale. È soprattutto un problema di mancanza di punti di riferimento. Oggi sono sempre più numerosi i “bambini orfani con genitori vivi”, giovani privi di maestri di vita che diventano facile preda dei pedofili.
L’altro grande ostacolo è rappresentato dalla cosiddetta pedo-criminalità. Dietro ogni bambino corrotto c’è sempre un grande corruttore e tutti i giorni bisogna fare i conti con minacce di ogni tipo. Dopo lo spaccio di droga e il traffico di armi, del resto, lo sfruttamento dei bambini è uno degli affari più ghiotti per la delinquenza.

D. Quanto è vasto il fenomeno della pedofilia?

R. Non dobbiamo creare allarmismi, ma è un problema che non va sottovalutato. Basti pensare, ad esempio, che un sito Internet pedo-pornografico viene visitato in meno di un mese da più di 250 mila utenti. E alcune di queste persone ritengono addirittura che guardare immagini di bambini violati non sia poi così sbagliato. Si rischia così di normalizzare dei comportamenti che invece sono un crimine.

D. Che cosa spinge una persona adulta ad abusare di un bambino?

R. I motivi principali sono tre. In primo luogo il desiderio di potere, dato che un adulto può dominare un ragazzo in tutti i sensi, e la banalizzazione della sessualità, che porta ad una sbagliata commercializzazione del corpo. E poi non dobbiamo dimenticare che certe preferenze sono comunque dettate da gravissime turbe. Questo, però, non significa che il pedofilo non sia una persona normale.

D. Ma è un malato oppure un criminale?

R. Se si utilizza il concetto di malato, rischiamo di scagionarlo, facendolo passare per una persona incapace di intendere e di volere. La Corte di Cassazione, sulla base di numerosi studi, sostiene invece che sia un malato in grado di capire alla perfezione quello che fa.

D. Questo fenomeno riguarda particolari categorie di persone oppure può colpire ovunque?

R. Non esiste nessuna categoria. Il pedofilo va dove ci sono i bambini, ma non è solo quello che abusa di loro. C’è anche, ad esempio, quello che fa la collezione di bambole, oppure che va in spiaggia solo per guardare i piccoli in costume da bagno.

D. È vero che un numero significativo di abusi avviene in famiglia?

R. Dalle statistiche ufficiali sappiano che il maggior numero di casi avviene nell’ambito famigliare, e non in famiglia. Il 39% dei casi di questo genere riguardano conoscenti e non il papà o la mamma, che non vanno criminalizzati.

D. Cosa può suggerire ai bambini e alle loro famiglie per non cadere in questa trappola?

R. Di prendere in mano, oltre al Vangelo, la Convenzione del fanciullo, in modo da conoscere a fondo i diritti dei bambini, come il diritto alla vita, alla famiglia, al gioco, a non essere torturati e così via. Sono principi che appaiono scontati, ma che in realtà non lo sono affatto.
È molto importante, poi, crescere in un ambiente familiare sereno, anche se oggi accade sempre più di rado. Bisogna quindi appellarsi agli adulti, perché quando la famiglia è capace di innestare la cultura della “rivoluzione dell’amore” nessuno può rompere questo recinto di protezione.

D. Possiamo dire, quindi, che l’amore è l’antidoto più potente contro la pedofilia?

R. Non ci sono dubbi che sia così. La vera arma vincente contro questo problema è proprio l’amore vero, concreto. Non è mai successo che un bambino veramente amato, accudito e sostenuto, con dei punti di riferimento certi, subisca degli abusi.

D. Ci sono altri organismi, oltre alla sua associazione, a cui è possibile rivolgersi per trovare aiuto?

R. In Italia operano più di mille associazioni a difesa dell’infanzia, come Telefono Azzurro, l’Unicef e molte altre ancora. Meter lavora a stretto contatto con tutte queste e con le istituzioni. A cominciare dal Coordinamento interministeriale di pedofilia, di cui sono membro scientifico.

ALESSANDRO GALAVOTTI

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©AGOSTINO LONGO
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