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IL NATALE CHE VORREI

Gli allievi della scuola media torinese Faa di Bruno si domandano chi è oggi il Festeggiato. La pace al primo posto nelle loro speranze.

Buon Natale! Ma chi è il Festeggiato? “Gloria a Dio nei più alti dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”, cantavano gli angeli la notte del primo Natale, quando Gesù nasceva nella stalla di Betlemme. A guardarsi intorno oggi, più di 2000 anni dopo, sembrerebbe che la pace faccia ancora fatica ad affermarsi. E l’inno di gloria è soffocato, soprattutto a Natale: addobbi, luci, dolci, regali ma di Gesù quasi si perdono le tracce. Anche se quest’anno - più per crisi economica che per motivi spirituali - la festa è meno sprecona che nel passato. Però qualcuno ha scritto: “È il compleanno più strano: si fanno regali a tutti, tranne che al Festeggiato!”. È davvero così? E che cosa rappresenta oggi il Natale per i ragazzi? Lo abbiamo domandato agli allievi della scuola media Faa di Bruno a Torino.

Stare in famiglia
E allora ragazzi, che cos’è il Natale? La risposta più frequente è: “Stare in famiglia”. Proprio come suggerisce un antico adagio: “Natale con i tuoi”. Dice Francesca: “Durante l’anno ci si vede troppo poco. Gli adulti hanno sempre fretta, è difficile farsi ascoltare”. E allora viva il Natale che permette un attimo di respiro e di stare tutto il giorno con mamma e papà, e anche con i nonni, gli zii e gli amici. “Dopo il pranzo gigantesco – confida Franz - io pilucco il panettone mentre controllo i numeri della tombola”. Computer, tv e game boy restano spenti.
Lo stare in famiglia inizia già prima: c’è da allestire l’albero e il presepe, un buon pretesto per coinvolgere tutta la famiglia. Loris afferma contento che molte operazioni le sa svolgere soltanto lui e altre che si dividono mamma, papà e il suo fratellino. Meglio l’albero o il presepe? La maggioranza dei ragazzi li vuole entrambi, ma dovendo scegliere preferirebbe il presepe. Perché “è più personale, più caldo dell’albero con le luci e le palline colorate che sembra l’albero della cuccagna”. Lucia aggiunge: “Il presepe rappresenta meglio la dolcezza di questi giorni di attesa, il ricordo, l’affetto per la famiglia”.

Una festa esagerata?
Già da settembre, con le prime promozioni dei cellulari, il tema del Natale e dei regali da comprare, è entrato prepotentemente nelle nostre case. Poi sono arrivati gli addobbi, le luci, i panettoni, i pandori ed è cominciata la corsa (anche se meno frenetica del solito) verso il 25 di dicembre. Si sta ancora esagerando? O è possibile che, in questa sua nuova veste ridotta, la festa ridiventi più umana, lasciando spazio ad altro che non sia soltanto il consumo e l’apparenza?
Qui i ragazzi si dividono. Molti, come Martina, affermano che l’aspetto commerciale rischia di mettere in ombra il vero significato del giorno che celebra la nascita di Gesù: “È facile che si pensi a noi stessi e si dimentichi gli altri. Io, per esempio, sono presa dai regali e non mi accorgo dei clandestini che sbarcano sulle nostre coste e qualche volta annegano prima di trovare scampo”. Interviene Michele: “La mia insegnante dice che il Natale dovrebbe insegnarci a non trascurare l’essenziale”. E che cos’è l’essenziale? Risposta: “Credo che sia non essere egoisti. Anche l’Italia sembra un presepe, nel quale molti poveri vogliono entrare. Sono fuggiaschi come Gesù, senza un tetto per ripararsi. Noi non dobbiamo scrivere sulla capanna che è tutto esaurito”.
Sara sembra perplessa: “Aiutiamoli pure, ma questo che cosa c’entra con la festa?”. La ragazza osserva che prima si inizia a vivere il Natale e meglio è. “Ben venga quindi la pubblicità già da fine ottobre, così la festa è più lunga”. Camilla e Carolina concludono: “Più che il Natale a noi piace l’attesa del Natale. E non soltanto le vacanze sulla neve, ma anche la Messa di mezzanotte, i canti, la stella e i pastori”.

E il Festeggiato?
Il periodo di attesa prima del Natale, secondo la tradizione cristiana, si chiama Avvento. È il tempo in cui si medita sulla venuta di Gesù nel mondo. Natale è il ricordo della sua nascita, del patto di amicizia instaurato tra Dio e gli uomini. Dio che ama così tanto i suoi figli da farsi come loro, per stare al loro fianco. Ma oggi ci si ricorda ancora di Gesù?
La risposta di Fabio è sorprendente: “Gesù apprezza il momento di felicità che viviamo, quindi il dono che gli possiamo fare è quello di essere felici”. Ma come essere felici se si è poveri o se qualcuno che amiamo sta male? E qui si apre un dibattito. Chiara: “Un’idea può essere quella di pensare a dei regali per i più sfortunati: sarà come aver fatto un regalo a Gesù”. Filippo: “Il primo regalo a Gesù non può che essere migliorarci, per questo Natale diventa il periodo in cui ci alleniamo per diventare più buoni, con la speranza di rimanere così tutto l’anno”.

Non è Natale senza…
Qual è l’ingrediente senza il quale il Natale sarebbe un giorno come un altro? Le risposte dei ragazzi variano. Al primo posto ci sono i regali. Se invece nei primi anni delle medie è normale che molti nominino il Festeggiato, e quindi non è Natale senza Gesù, a mano a mano che si sale negli anni aumenta l’importanza della famiglia e degli amici. Per tutti è fondamentale invece il clima della festa: Natale è la festa più bella, perciò se non ci si diverte che Natale è?

Un regalo per il mondo
Aprire i regali a mezzanotte o al risveglio è un rito che mantiene intatta la sua magia. Ma qual è il regalo che i ragazzi di oggi vorrebbero a Natale per il mondo? Al primo posto, di gran lunga, la pace. La vogliono tutti, anche se con diverse sfumature.
È proprio in questa diversità che i ragazzi d’oggi dimostrano di non accontentarsi di parole scontate, ma hanno le idee chiare: “Vorrei la pace ovunque - dice Alessandra – ma insieme con la giustizia, perché se le persone non hanno da mangiare, una casa e il giusto per vivere non può esserci pace”. Luca alla pace aggiunge l’onestà: “Così ogni uomo smette di farsi la guerra”. E dopo la pace, la fratellanza e la solidarietà.
Sono ragazzi sensibili e informati. Monica: “Ho letto che ogni ora muoiono 1.200 bambini nel mondo. Per fame, sete, guerre o malattie facilmente curabili. Il Natale dovrebbe insegnarci a rinunciare a un po’ dei nostri privilegi per aiutarli a vivere.” Giovanni: “Basta con il razzismo, che cosa conta il colore diverso della pelle?”. Michela: “Basta anche con gli sprechi. Nelle spazzature italiane finiscono ogni giorno 4 mila tonnellate di cibo e nel mondo si muore di fame”.
Insomma il sogno del Natale è un mondo diverso dove gli uomini possano camminare da fratelli e aiutarsi vicendevolmente. Ma arriva l’Epifania, che “tutte le feste si porta via”. La Befana, secondo i ragazzi, spegne il clima natalizio e insieme al carbone regala una campanella molto familiare. Sì, perché il Natale finisce proprio con il rientro a scuola. Svanisce anche lo spirito del Natale? Filippo e Maria Luisa: “Rimane il ricordo di una felicità”. Davide: “Il Natale dura quanto ognuno di noi decide di farlo durare nella vita di tutti i giorni”.

LUIGI COTICHELLA

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©AGOSTINO LONGO
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