Uno ha la testa perennemente tra le nuvole, trascorre gran parte del tempo a inventare oggetti inutili e divora quantità industriali di formaggio. L’altro adora Bach e la musica classica, sfoglia tonnellate di quotidiani e si nutre di cereali. Si sono incontrati per la prima volta nel 1990 e - da allora - non si sono più lasciati. Uno è Wallace; l’altro Gromit, il suo fedele cane.
Protagonisti assoluti di tre cortometraggi e vincitori di un Oscar ciascuno, hanno deciso di tuffarsi nel firmamento delle star del cinema e - grazie alla complicità dei registi Nick Park e Steve Box - hanno realizzato la pellicola La maledizione del coniglio mannaro, prodotta dalla Dreamworks, la fabbrica dei sogni di Steven Spielberg.
Gli sterminatori di ortaggi
Da qualche settimana la città è in preda a uno strano fermento: ancora pochi giorni e avrà inizio la “Fiera dell’Ortaggio Gigante”, organizzata - come ogni anno - da lady Campanula Tottington. Grandi e piccini - armati di zappa, annaffiatoio e rastrello - spendono ogni attimo libero per accudire amorevolmente il proprio orto, covando nel cuore la segreta speranza di vincere l’Ortaggio d’Oro.
Alla vigilia della Fiera, il silenzio della notte viene improvvisamente squarciato dagli assordanti rumori di mandibole in movimento: una banda di conigli sta trasformando gli orti ben coltivati in buffet da leccarsi i baffi. Lo spettacolo che si presenta davanti agli occhi dei testimoni, il mattino seguente, è desolante: file di verdure ordinate hanno lasciato il posto a un cimitero di carote sradicate, barbabietole smozzicate e pomodori disseminati ovunque.
Lady Tottington, tempestivamente informata dell’accaduto, viene colta da una crisi isterica e - decisa a non annullare la Fiera per nessun motivo al mondo - dichiara guerra ai conigli.
Wallace - segretamente innamorato di lady Tottington - e l’inseparabile Gromit si mettono all’opera per sgominare la minaccia dei conigli e costringerli alla resa. Spremendosi le meningi come limoni maturi, realizzano l’“equipaggiamento Anti-Pesto”: una trappola infernale in grado di risucchiare i conigli devasta-ortaggi all’interno di una specie di aspirapolvere.
Lady Tottington - estasiata dal frutto delle fatiche di Wallace e di Gromit - assolda un esercito di uomini in assetto Anti-Pesto e lo incarica di vigilare sugli orti della zona. Purtroppo, però, gli ingranaggi dell’equipaggiamento Anti-Pesto si rivelano ben presto difettosi e - a causa di un imprevedibile cortocircuito - danno vita a una temibile razza di giganteschi e voracissimi conigli mannari che potrebbero minacciare le melanzane e gli spinaci dell’intera nazione.
Cinque anni di “mini-sculture”
Per realizzare La maledizione del coniglio mannaro, salutato dalla critica come “il primo horror vegetariano della storia del cinema”, i registi Nick Park e Steve Box hanno impiegato cinque anni. “Per me è un sogno che si avvera - confida Park durante una pausa del montaggio - . Ho “inventato” Wallace e Gromit ai tempi in cui frequentavo l’università e non avrei mai immaginato che potessero, un giorno, diventare protagonisti assoluti di un film che farà il giro del globo”.
Reduce - nel 2000 - dal campione di incassi Galline in fuga, Park si è impegnato al massimo per non deludere le attese degli ammiratori. “Dar vita a un cortometraggio in stop-motion richiede un sacco di tempo - gli fa eco il compagno di macchina da presa Steve Box - . Servono mesi e mesi di pazienza e di concentrazione su ogni minimo dettaglio. Cimentarsi in una pellicola di un’ora e mezza è da pazzi: come voler edificare la Grande Muraglia cinese con una scatola di fiammiferi”.
Ogni singolo personaggio è stato modellato in varie pose e con costumi diversi, a seconda del numero di scene in cui compare. “Per Wallace e Gromit - sottolinea Park - sono state messe a punto trenta diverse versioni; per lady Tottington ne sono state sufficienti una dozzina”.
A differenza di Galline in fuga, dove i personaggi avevano un aspetto liscio e levigato, i protagonisti de La maledizione del coniglio mannaro non sono stati rifiniti nei particolari. “Abbiamo voluto conservare le caratteristiche irregolari dell’argilla - spiega Box - per far vedere agli spettatori le impronte dei pollici di chi l’ha modellata e ricordare loro che non stanno guardando un disegno animato ma personaggi tridimensionali che potrebbero toccare”.
Park e Box sono convinti che, come i cortometraggi, anche la nuova avventura non deluderà i fan dell’uomo di plastilina e del suo fedele cane. “Sono convinto che il segreto del successo di Wallace e Gromit sia da ricercare nel profondo legame di amicizia che condividono, nel quale è facile identificarsi - concludono - . Uno è un inventore un po’ fuori di testa che prima agisce e poi pensa; l’altro è l’amico che usa il cervello per tirarlo fuori dai pasticci in cui continuamente si caccia”.
CARLO TAGLIANI
