Piazza di Spagna a Roma. Uno studente si avvicina a una ragazza e le chiede un appuntamento: vorrebbe conoscerla. “Uscire?! Ma è un’inutile perdita di tempo!”, risponde lei, “Visita il mio blog e saprai tutto di me. Capiremo subito se siamo fatti l’una per l’altro!”.
Non è una barzelletta, ma un episodio riportato da molti giornali on line. Da qualche anno i diari virtuali hanno preso il posto dei loro “colleghi” di carta, creando un nuovo modo di comunicare via web. La “blog-mania” ha contagiato il popolo della rete: grandi e piccoli, maschi e femmine trascorrono ore e ore sulla tastiera raccontando ogni momento della loro esistenza e rispondendo alle curiosità degli internauti.
Un fenomeno planetario confermato dai numeri: circa 60 milioni di blog in tutto il mondo, da cui vengono inviati milioni di messaggi al giorno al ritmo di uno ogni nove secondi! Un successo causato anche dalla dalla facilità di “apertura” e utilizzo. Non serve essere geni dell’informatica per entrare nella “blogsfera”: basta pagare una quota annuale a un sito internet specializzato, fornire nickname e password, e il gioco è fatto. E sono sufficienti pochi clic per lasciare un messaggio, inserire un file mp3, aggiungere un link. Sperando nell’alto numero di contatti giornalieri.
Nove anni di vita
Il termine weblog nasce dall’unione di “web” e “log”, cioè “rete” e “diario”. Coniato nel dicembre del 1997 dall’internauta californiano Jorn Barger, la versione “abbreviata” (blog) nasce due anni dopo dalla mente del web designer Peter Morholz.
I blog sono gestiti dai blogger, i “proprietari” delle pagine web. Al loro interno è possibile condividere messaggi, foto, video, link su qualsiasi argomento. I temi sono così vari che l’Indipendent, un celebre giornale americano, ha scritto qualche tempo fa: “Sui blog si parla di tutto: da come tritare le cipolle alla fisica nucleare. Sta a noi scegliere quello che più ci interessa”.
Forti della loro popolarità, presto sono arrivati i “blog-cloni”. I siti E/N, ad esempio, abbreviazione di Everything and Nothing, cioè “Tutto e niente”. Li ha inventati un ragazzo americano, webmaster di una rivista sui videogames, che qualche tempo fa ha aperto sul suo sito una sezione dal titolo Everything but the games, cioè “Tutto tranne i giochi”, dove poter parlare di qualsiasi cosa passi per la mente.
Luci ed ombre
I blog non sono unicamente dei diari personali, ma “formule” pratiche e veloci per farsi conoscere. Molti aspiranti giornalisti, per esempio, li usano per pubblicare i loro “pezzi”, Ma il blog è soprattutto un mezzo per esprimere la propria opinione in nazioni dove questo non è possibile. In Cina, Iran e Corea del Nord milioni di giovani blogger attaccano in rete i rispettivi governi, ovviamente senza firmare con il vero nome, visto che la polizia “informatica” controlla ogni giorno i messaggi ricevuti e inviati.
Uno di questi ragazzi, l’iraniano Faraz Soleymani, è uscito dall’anonimato sfidando le autorità e ha creato l’e-Tshirt, il primo blog che si può leggere sulle magliette grazie a uno schermo leggero e flessibile. Inutile dire che l’autore e i suoi lettori rischiano ogni giorno la galera!
Eppure i blog non hanno solo aspetti positivi. Sovente alimentano il gossip e leggende metropolitane, inondando la rete di notizie di ogni tipo. I tradimenti del vip di turno, scandali finanziari e segreti industriali sono “spiattellati” sui diari on line, rivelandosi in molti casi bufale colossali. Oppure si prestano a diventare strumenti di odio in mano a persone senza scrupoli. Per esempio il Pentagono, il dipartimento di difesa americano, ha messo sotto controllo i blog di alcuni studenti arabi che reclutavano terroristi, e anche quelli di molti soldati americani che vendevano ai Paesi nemici informazioni su missioni segrete. Una battaglia persa in partenza, visto che per ogni sito chiuso ne nascono altri cento.
Blog a scuola
Bacheche on line, portfolio digitali, dibattiti di scienze o storia, ma anche spazi per chat e forum. Sono alcune delle attività dei blog scolastici, sbarcati in Italia da qualche anno e già utilizzati da molti studenti e insegnanti.
Basati sull’idea del “cooperative learning” (apprendere insieme), i blog aiutano gli studenti a confrontarsi in modo semplice e veloce sui compiti da fare a scuola o a casa. Numerosi siti (tra cui www.scuolaer.it), “affittano” alle scuole le proprie pagine internet. “Rispetto all’insegnamento tradizionale - afferma Loredana Vaccari, insegnante delle medie - , i blog permettono agli alunni di dialogare senza barriere, aiutarsi nello studio e confrontarsi con gli altri”. Centinaia di insegnanti gestiscono un blog con i loro alunni e molti di loro ne hanno uno personale dove raccontano la loro esperienza di blogger.
Anche il Ministero della Pubblica Istruzione sta costruendo un blog dove alunni, insegnanti e presidi possano dialogare. La cultura moderna non circola così solamente tra le cattedre e i banchi di scuola ma corre anche sulle moderne autostrade informatiche.
E per una volta a salire in cattedra sono stati gli studenti che hanno preparato delle lezioni per i loro insegnanti e presidi su come gestire un blog, sullo “slang” da utilizzare e su alcuni trucchetti per non impallare il pc. I docenti, sorpresi da tanta bravura, hanno dato a tutti “10 e lode” in ”bloggologia”!
FRANCO FITTIZIO
