Se qualcuno pensa, con ragione, che i reality musicali servano a poco per farsi largo nello spettacolo, c’è Will Young a rappresentare l’eccezione che conferma la regola. Lui, infatti, è sbucato dalla trasmissione tv “Pop Idol”, sorta di “Operazione Trionfo” seguitissima in Inghilterra, dopo aver sbaragliato 10.000 contendenti. Una partecipazione, la sua, nata più per gioco che per pura convinzione, anche se la passione per la musica lo accompagnava da tempo, fin da quando frequentava le scuole con profitto. Solo dopo aver intascato la laurea in Scienze Politiche, però, Will ha deciso di fare sul serio, con il risultato di collezionare una lista infinita di “no” quando proponeva le sue canzoni.
Ecco così arrivare in suo soccorso “Pop Idol”, cui fa seguito la pubblicazione della cover di “Light my fire”, brano simbolo dei Doors, che Will stravolge facendo arricciare il naso ai critici ma non al pubblico. Il pezzo lo lancia nelle charts mondiali, a cui fa seguito il vendutissimo album “From now on”. Replica, due anni dopo, con “Friday’s child” e ora si conferma artista di vaglia con la terza fatica, “Keep on”, disco di solido pop venato di musica nera. “Mondo Erre” lo ha incontrato durante il suo passaggio promozionale in Italia.
L’intervista
Sei arrivato al terzo album con “Keep on”. Com’è cambiato il tuo modo di fare musica in questi anni?È molto difficile crescere e imparare nell’ambito musicale senza commettere degli errori. Tutto sommato, però, credo di aver ridotto al minimo gli sbandamenti e di essere maturato abbastanza bene. Quando ho iniziato cinque anni fa non avevo ancora l’esperienza necessaria per raccontare veramente con le sette note quello che sentivo. Oggi credo di riuscirci meglio.
E cosa racconti con le tue canzoni?Nell’album ho focalizzato l’attenzione sulla difficoltà di essere sinceri con se stessi. Una volta arrivato al successo, è facile rimanere condizionati da ciò che accade intorno a te e di perdere di vista la tua identità. Ti seducono quei valori superflui che la nostra società cerca di imporre, come avere auto lussuose, abiti firmati, ecc. Sono modelli che influenzano la vita di tutti e impediscono, molte volte, di essere “veri”.
L’album sembra seguire due filoni sonori: da una parte un soul-funk molto ritmato, dall’altra delicate ballate pop. Sono i generi che preferisci?Sì, sono gli stili con cui riesco ad esprimermi al meglio e formano le due anime del disco. A essere sincero, preferisco misurarmi con i brani più ritmici perché sono sempre una sfida, danno più soddisfazione nel realizzarli, al contrario dei pezzi lenti, che mi vengono più naturali e, quindi, più facili. Mi piace comunque esplorare altri generi. Per questo, in futuro, proverò a percorrere nuove strade, sperimentare linguaggi diversi da quelli finora usati.
C’è un segreto per scrivere la canzone perfetta?Un segreto forse non esiste. Una buona canzone, però, è quella che riesce a condensare in pochi minuti una bella melodia, dall’inizio alla fine. Intendiamoci, anche un brano lungo dieci minuti può essere valido, ma richiede attenzione, è destinato a un pubblico ristretto e difficilmente passa per radio.
Quando eri un ragazzo, sognavi di diventare una stella del pop?L’idea di intraprendere questa carriera è stata un po’ defilata nella mia vita. Infatti, non ho iniziato a cantare quando ero ragazzino, ma intorno ai vent’anni, ed è stata una sorpresa per la mia famiglia e per gli amici, visto che non avevo mai manifestato prima questa ambizione. Però ho sempre avuto la passione per la musica, solo che non riuscivo a esprimerla come volevo, preso dai vari impegni che seguivo, primo tra tutti la scuola.
Viviamo nell’epoca dell’immagine. Una canzone, oggi, può esistere senza il supporto di un videoclip?Il clip è senza dubbio un veicolo promozionale importante, ma il fulcro fondamentale di un brano rimane la sua melodia. L’immagine, comunque, ha sempre rivestito un ruolo consistente nelle sette note, anche in passato, basti pensare ad artisti come Bowie, Eurythmics o Madonna, capaci di far interagire musica e visualità. È un aspetto interessante di questo mestiere: l’idea di realizzare show in cui miscelare teatralità, danza e canzoni è molto stimolante e creativo.
CLAUDIO FACCHETTI