Manca l’acqua, ormai è emergenza mondiale. La Cina, soffocata da una nube di smog e sabbia, bombarda il cielo con sostanze chimiche che provocano la pioggia. Londra pensa di prendere al “lazo” un iceberg al Polo Sud e rimorchiarlo sino al Tamigi. Idea bislacca, non nuova. Negli anni Settanta al largo di Terranova fu fatto l’esperimento di trainare gli iceberg per ripulire le rotte commerciali insidiate dai ghiacciai.
E nel 1977, il principe Mohammed al Faisal sognò di risolvere la perenne crisi idrica dell’Arabia Saudita con montagne di ghiaccio trascinate via mare. Tecnicamente fattibile, ma gli scienziati hanno calcolato che l’80% di un iceberg si scioglierebbe durante il trasporto, rendendo antieconomica l’operazione. Gli inglesi, tuttavia, non demordono.
Rispuntano persino i rabdomanti, che cercano sorgenti sotterranee tramite le vibrazioni captate da una bacchetta biforcuta impugnata alle due estremità. Cose da medioevo. “Dobbiamo esaminare tutte le soluzioni possibili, anche quelle che possono sembrare insensate”, dice il sottosegretario inglese all’ambiente Ian Pearson. E spiega: “I fiumi e le riserve sono in secca. Per fortuna sta arrivando l’inverno, però la prossima estate correremo il rischio della più grave siccità dell’ultimo secolo”.
Nel cosmo e sotto le dune
Ma la maggior parte della Terra non è fatta d’acqua? Sì, peccato che mari e oceani siano salati. Dai dissalatori proviene in gran parte l’acqua di cui abbisognano i Paesi arabi desertici e produttori di petrolio. Si tratta di impianti che fanno evaporare il sale con uno scambio di calore. I costi sono diversi, a seconda del tipo di energia utilizzata e delle tecnologie scelte. Il risultato, in ogni caso, è acqua pessima a prezzi molto elevati. C’è anche chi pensa di impiegare la tecnologia nucleare per ricavare acqua dolce dal mare. Altri, invece, l’acqua s’illudono prima o poi di poterla prendere proprio dal cosmo.
Si sperava in Marte, il pianeta “rosso”. Forse perché ha alcune analogie con la Terra. Per esempio, la durata del giorno e l’alternarsi di un ciclo di stagioni. Ma i satelliti e le sonde che lo esplorano sin dal 1964, a 60 milioni di chilometri da noi, continuano a ripeterci che Marte è come un deserto d’alta quota estremamente freddo: sulla maggior parte della sua superficie, pressione e temperatura sono troppo basse per permettere all’acqua di esistere allo stato liquido.
Eppure, grazie alle osservazioni con il telescopio, sono state raccolte le prove che esiste un vero e proprio ciclo cosmico dell’acqua. In una nebulosa di Orione si è scoperta una sorgente d’acqua così abbondante che potrebbe riempire 60 volte al giorno tutti gli oceani della Terra. Come si è formata?
Nelle regioni di questa nebulosa, dove ci sono stelle nascenti, si scontrano molecole d’idrogeno con atomi d’ossigeno, prodotti ed espulsi in continuazione da stelle particolari. Così nascono le molecole d’acqua cosmica che subito dopo congelano, formando piccoli granelli di ghiaccio.
L’acqua sulla Terra e sugli altri pianeti sarebbe dunque arrivata direttamente dall’aggregazione dei granelli di ghiaccio con altri materiali e poi dalle comete. Adesso alcuni scienziati sperano di trovarla nelle atmosfere esterne di Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Ma sarà più facile scovarla sulla Terra, magari nascosta sotto il deserto.
Ricerche geofisiche hanno confermato l’esistenza di acqua “fossile e mobile” sotto il deserto egiziano. Milioni di anni fa il Mar Mediterraneo era un deserto. Al contrario, il Sahara presentava un paesaggio verde e rigoglioso, ricco di laghi e pozzi d’acqua. Le prove di questo passato lussureggiante sono coperte dalle sabbie dell’Egitto e della Libia, sotto forma di un grande deposito di acqua fresca sotterranea.
Un team internazione di geologi e di fisici ha scoperto che negli ultimi milioni di anni questo “acquifero” ha continuato a scorrere lentamente verso Nord. Un metodo di misurazione basato sul laser ha stabilito che le acque sotterranee hanno un’età compresa tra 200 mila e un milione di anni. Ma nessuno, almeno per ora, si è espresso sul se e sul come sarà possibile recuperare quel “tesoro”.
I segreti del continente di ghiaccio
L’ultima scoperta dei “cacciatori d’acqua” è merito di un satellite europeo che si chiama Ers 2: sotto la calotta glaciale dell’Antartide, che supera i 4.500 metri di spessore, ci sono più di 150 laghi collegati fra loro da una vera rete di fiumi, lunghi anche centinaia di chilometri. Il lago più grande, chiamato Vostok, misura 14 mila chilometri quadrati ed è profondo 500 metri; uno dei fiumi dovrebbe avere una portata di circa 90 metri cubi al secondo, un quarto del Ticino.
Com’è possibile che nella zona più fredda della Terra i fiumi e i laghi sotterranei non gelino? Il ghiaccio che li ricopre, spiegano gli esperti, blocca l’energia che si irradia dall’interno della Terra, così che la fascia di contatto tra la base dei ghiacciai e la superficie rocciosa raggiunge una temperatura non molto lontana dagli zero gradi. Inoltre, l’elevata pressione che il ghiaccio esercita sulla superficie su cui esso appoggia fa sì che la temperatura di congelamento dell’acqua non sia a zero gradi, ma ad alcuni gradi sotto zero.
L’Antartide, scoperto nel 1820, ha una superficie di oltre 13 milioni di chilometri quadrati, è considerato un Continente e costituisce il 90% della riserva d’acqua dolce del mondo. I laghi e i fiumi subglaciali appena scoperti sono considerati di grande interesse per almeno tre motivi: il primo è legato al fatto che al loro interno vi potrebbero essere forme di vita risalenti a milioni di anni fa; il secondo che laghi e ghiacci sovrastanti creano una situazione molto simile a quella esistente su Europa, una delle lune di Giove, dove una crosta ghiacciata alta una decina di chilometri copre un oceano sottostante. Le tecnologie per esaminare quelle acque antiche senza alterare l’ambiente, torneranno utili quando sarà realizzata una missione su Europa con il compito di esplorare il suo oceano.
Ma è il terzo motivo quello più importante: quel tesoro blu che scorre sotto la calotta diventa sempre più prezioso per noi abitanti di una Terra ogni giorno più arida. Sapremo recuperarlo senza contaminare quel mondo perduto?
CENZINO MUSSA