Una nonna aiuta i “bimbi stregoni”La chiamano Kokò, ma il suo nome è Laura Perna. Ha 86 anni e si regge al bastone perché una caduta le ha spezzato il femore. Dirigeva un istituto medico a Siena. Nell’88 è andata in pensione, ma aveva ancora voglia di aiutare i più deboli ed è partita per l’Africa. Prima Uganda e Camerun, poi il Congo.
Adesso guida l’ospedale pediatrico di Kimbondo, vicino alla capitale Kinshasa. Qui cura 400 “bimbi stregoni” vittime di abusi e sevizie. È un fenomeno diffuso: quando in una famiglia accade qualcosa di doloroso, santoni e falsi predicatori per denaro individuano i bambini come responsabili. Dicono che “sono posseduti dal diavolo”, vengono portati dall’esorcista ed è l’inizio di supplizi infiniti. I piccoli marchiati come portatori del male sono spesso torturati.
Le strade di Kinshasa sono piene di minorenni scacciati dalle famiglie: la loro vita assomiglia più a quella dei cani randagi che a quella di esseri umani. Nonna Kokò li raccoglie e li cura.
Disney mette tutti a dietaRagazzi, avete sentito l’ultima? Hanno messo a dieta anche Topolino e Minnie. Carote invece che le patatine fritte, succo di mela al posto dei super-bibitoni gasati, yogurt magri a sostituire i gelati con la panna. Il contratto decennale tra la Disney e la McDonald’s – 100 milioni di dollari l’anno per la promozione di 11 film e i rifornimenti dei ristoranti nei parchi, mica due bruscolini - si è concluso con una rivoluzione alimentare.
Da quest’anno, infatti, lo zucchero non potrà superare il 10% delle calorie nelle pietanze e il 25% negli snack. Ridotti anche i grassi (limite al 30%) e le porzioni. Perché un provvedimento così drastico? Una équipe di medici ha avanzato l’ipotesi che i ragazzi potrebbero avere una vita più breve dei propri genitori per colpa di una errata nutrizione.
Un menù con “cheeseburger”, patatine, bibita e dessert, vale 2.400 calorie: quasi l’intero fabbisogno giornaliero. Un miliardo di persone nel mondo soffre di malattie causate da sovrappeso. Forse troppo magri, e cioè denutriti, è ancora peggio. Ma il problema riguarda anche noi: un ragazzo italiano su tre è obeso, primato negativo in Europa. Vorrei lanciare un appello a tutti i miei giovani lettori: mangiate il giusto e fate lo sport necessario per restare in forma.
La stazione nello zainoSi torna a discutere del telefonino: si può portarlo a scuola? Il ministro della Pubblica istruzione dice di no. E alcune regioni, dopo i casi di teppismo cibernetico, sono propense al proibizionismo telefonico scolastico.
Dirò subito come la penso. Di solito sono dalla parte dei ragazzi e certo sarebbe più semplice una strizzatina d’occhi o una battuta più o meno spiritosa. E invece dico che a scuola il cellulare non soltanto è inutile, ma può essere anche dannoso. Conosco l’obiezione: sono più tranquilla se mio figlio può telefonarmi in caso di bisogno. In classe non avvengono né incidenti stradali, né rapimenti. Per l’emergenza (un malore?) ogni scuola è fornita di un telefono.
Dunque, siccome non è così urgente raccontare al compagno di Terza A la figuraccia di Michele durante l’interrogazione in Terza C e neppure informarsi sulle ultime conquiste amorose di Monica, ritengo che i telefonini, se proprio non possono restare a casa, vengano almeno consegnati al bidello prima di entrare in aula.
Il fatto è che molti ragazzi non si portano in tasca un cellulare, ma una stazione multimediale. Anche la cinepresa, magari per immortalare una bravata e farla girovagare su Internet. E poi l’agenda elettronica e i videogiochi. Tutte cose che non servono per capire la matematica o afferrare il significato di un sonetto.
CARLO CONTI RISPONDE
Gli studenti contro il fumoTempo fa ho letto un tuo intervento sui gravi rischi cui vanno incontro i fumatori e coloro che gli stanno accanto. Adesso vorrei segnalarti un’iniziativa dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro: un concorso per futuri cronisti scientifici destinato agli studenti di quarta e quinta liceo scientifico.L’anno scorso hanno vinto i ragazzi del liceo milanese Elio Vittorini. Titolo dell’articolo: “Il cancro: traguardi e speranze”. Quest’anno vorrei partecipare anch’io, per raccontare come sono riuscita a convincere mamma e papà a smettere di fumare. E, intanto, tu continua a dire no alle sigarette. Grazie.Caterina, MilanoCara Caterina,
Ho letto la bella impresa di quegli aspiranti giornalisti scientifici del “Vittorini”, trenta ragazzi. Con loro hanno anche improvvisato una statistica: quanti di voi fumate? Meno di dieci. Quanti hanno genitori che fumano? Quasi venti. La conclusione è semplice: talvolta i figli sono più attenti, più informati e responsabili dei padri. Complimenti per la tua battaglia vinta e tanti auguri.