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TELEFONINI FUORI CONTROLLO

Gli ultimi istanti di Saddam Hussein da vivo, i primi da impiccato. I centimetri scoperti della schiena della prof rubati in un momento di disattenzione. La violenza contro un coetaneo handicappato. Nulla esiste più se non è immortalato dalla telecamera del telefonino e poi “girata” ai compagni.
Non basta più l’atto in sé: occorre documentarlo, farlo vedere agli altri perché quell’azione diventi “reale”, sia stata davvero compiuta. “Filma la bravata” è ormai diventata una parola d’ordine, anche se spesso non di semplici bravate si tratta ma di autentiche mascalzonate, talvolta così gravi da avere un risvolto penale.
I più disinvolti o audaci “pubblicano” i loro video su YouTube, un sito interamente dedicato ai filmati inviati dalla gente comune. I casi che in questi mesi hanno affollato le pagine di cronaca dei giornali lasciano senza fiato: violenze e oscenità “firmate” da ragazzini che hanno perso il senso del limite.
È un gioco immortalarsi mentre si fanno i gestacci alla supplente girata verso la lavagna? È uno scherzo usare violenza alla compagna di classe mentre gli altri riprendono la scena? È una innocente vendetta diffondere le foto in costume della fidanzata ora diventata ex? È una spiritosaggine improvvisare uno strip-tease davanti al telefonino e poi diffondere le immagini alla classe per ottenere più voti alle elezioni scolastiche?
No, non lo è. I presidi, travolti da quanto accade in classe e alle prese con le proteste degli insegnanti diventati ostaggio dei loro studenti, stanno correndo ai ripari. Non basta il divieto - già esistente - di usare i telefonini durante l’orario di lezione: bisogna aggiungere la proibizione assoluta di portarlo a scuola, pena il sequestro, perché le cose peggiori accadono all’intervallo.

Un codice segreto
Poi c’è tutto il capitolo della pornografia: da tempo i cellulari in commercio sono dotati della possibilità di connettersi a internet e dunque anche di scaricare dalla rete immagini hard: gli stessi gestori pubblicizzano servizi di questo tipo.
È un mercato molto richiesto, tanto che secondo l’Eurispes nel 2004 valeva 140 milioni di euro. I recenti fatti di cronaca che hanno avuto come protagonisti minori hanno però indotto i gestori a una qualche forma di autocritica e al varo di nuovi Codici di autoregolamentazione.
Il regolamento emesso dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni il 17 novembre, inoltre, ha stabilito che gli operatori di comunicazione che offrono servizi audiovisivi e multimediali su cellulare devono adottare un sistema di protezione (parental control) che consenta di inibire in modo stabile l’accesso del minore.
Questa funzione, oggetto di una specifica clausola contrattuale, deve essere attivabile o disattivabile dal maggiorenne che firma il contratto, attraverso un codice segreto. Nella pratica però, i ragazzini più scaltri trovano comunque il modo di evadere i controlli, superare barriere e codici personali e andare diritti allo scopo. Cioè scaricare immagini pornografiche da Internet e “messaggiarle” agli amici.

Regola numero uno: vigilare
E i genitori? Nella maggior parte dei casi osservano con una certa apprensione i figli armeggiare con i videofonini, sperando che no, proprio loro no... Invece di affidarsi al caso, però, oggi è il tempo di educare a un uso “giusto” dei telefonini e se è necessario infittire i controlli. Non è mancanza di fiducia nei confronti dei ragazzi, ma una indispensabile vigilanza su un mezzo di comunicazione che serve sempre meno a comunicare e sempre più a infrangere le regole.
Oltretutto anche i ragazzini e le ragazzine più accorte rischiano di finire in mezzo ai guai. È già accaduto varie volte che intere comitive di minorenni vengano adescati e incentivati a partecipare a un “gioco”, cioè a spedire via mms fotografie di “pezzi” del proprio corpo ricevendo in cambio ricariche. Non è proprio un “gioco”, dunque, perché poi quelle immagini “anonime”, senza volto, potrebbero essere inserite in siti pornografici e fare virtualmente il “giro del mondo”.
A riprova di quanto i disonesti siano rapidi ad approfittare delle nuove possibilità tecnologiche, basta ricordare che i videofonini erano sul mercato da pochi mesi quando, nell’ottobre 2005, in Trentino Alto Adige fu sventata la prima banda specializzata nell’adescamento di ragazzine via mms: in questo caso, alle bambine venivano richiesti i numeri delle amichette in cambio di ricariche. Poi i malintenzionati sarebbero passati alla fase 2, quella della richiesta a ciascuna di immagini “personali”...
Dunque, vigilare. Lo devono fare i genitori (regola numero uno: comprare ai figli solo cellulari che sappiano usare anche loro stessi e disattivarne i servizi non adatti a minorenni, come l’accesso a internet). Lo facciano anche i ragazzi, perché restar fuori dal circolo del “così fan tutti” non è (sempre) solo questione di volontà.
Per proteggersi da ospiti telefonici sgraditi bastano un paio di suggerimenti fin troppo scontati, ma che vale la pena ricordare ugualmente: mai fornire il proprio numero di cellulare a sconosciuti (talvolta dietro sms invitanti e simpatici non si nasconde affatto un coetaneo, ma un adulto con pochi scrupoli). Poi: non prestare il proprio cellulare a nessuno, né lasciarlo incustodito a lungo. Consigli banali. Ma che talvolta salvano la vita.

CATERINA MEALLI

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