L’attesa è stata lunga, ma ne è valsa la pena. Agile come un acrobata in bilico sul filo, a tre anni dall’ultima avventura, Spider-Man torna a sorvolare i cieli di Manhattan, improvvisando slalom tra lampioni e grattacieli, ancorato alla sua formidabile ragnatela.
Il nuovo episodio - diretto come i due precedenti dal regista americano Sam Raimi - prima ancora di conquistare le sale cinematografiche di tutto il mondo, è entrato con la velocità di un fulmine nel Guiness dei primati: costato l’astronomica cifra di 250 milioni di dollari, ha “scippato” a X-Men 3 (il cui budget ha sfiorato “appena” i 210 milioni di dollari) lo scettro di pellicola più costosa della storia del cinema.
Solo contro tutti
La vita di Peter Parker sembra scorrere come un lungo fiume tranquillo, divisa tra l’affetto per la zia May, che si prende cura di lui da quando è rimasto orfano, l’amore per la bionda Mary Jane, cui ha affidato le chiavi del cuore, e le sfuriate del burbero Mr. Jameson, l’incontentabile editore del Daily Bugle che pretende da Peter sempre più scoop e foto sensazionali da pubblicare in prima pagina.
Ma si tratta di una calma apparente, perché i nemici di Spider-Man - si sa - non vanno mai in vacanza. Come Harry Osborn, l’ex migliore amico di Peter. Convinto che Spider-Man gli abbia ucciso il padre ingiustamente, prepara in silenzio la vendetta. Indossando la maschera e il costume verde di Goblin, ereditati dal padre, Harry si allena notte e giorno per diventare un fuoriclasse dello sky-jitsu, un’arte marziale che si combatte stando in equilibrio su un surf volante, e farsi finalmente giustizia.
Nel frattempo, Peter scopre che Flint Marko è l’assassino dello zio Ben, il marito della dolce zia May, che lo ha allevato come un figlio. Deciso a intrappolarlo nella sua ragnatela, Peter rimane di sasso quando Flint si trasforma in Sand-Man, l’Uomo di Sabbia, capace di scomporre il proprio corpo in milioni di granelli di sabbia e di ricomporlo, assumendo le forme più diverse.
Per catturare Sand-Man e consegnarlo alla giustizia, Peter immerge il costume di Spider-Man in una sostanza nera e vischiosa, in grado di renderlo imbattibile. Sotto l’effetto del nuovo costume, Peter si rende conto - poco a poco - di non essere più lo stesso: troppo sicuro di sé, comincia a odiare i propri nemici e a desiderare di far soffrire chi lo ha fatto soffrire. Costretto a scegliere tra il potere del nuovo costume e l’eroe buono che era un tempo, Peter deve combattere la battaglia più difficile e importante: quella contro se stesso.
La forza dei sentimenti
Le riprese di Spider-Man III hanno avuto inizio a gennaio dello scorso anno a Cleveland, nell’Ohio, e si sono prolungate per oltre sei mesi. “Gli attori e i tecnici che fanno parte della mia troupe sanno che il mio pregio e il mio difetto è il perfezionismo - afferma, con un pizzico di civetteria, il regista Sam Raimi - . Curo ogni minimo dettaglio e “costringo” gli attori a provare e riprovare fino a quando la loro recitazione non mi soddisfa. Per la nuova avventura dell’Uomo Ragno, poi, ho seguito l’esempio del mio amico Peter Jackson, che per la trilogia de Il Signore degli Anelli, ha richiamato sul set i protagonisti al termine delle riprese per rigirare le scene che, con l’inserimento degli effetti speciali, non gli sembravano abbastanza realistiche”.
La parte del leone, come accade spesso nelle pellicole più spettacolari, la fanno gli effetti speciali, essenziali per “verniciare” con una patina di realismo le sequenze più incredibili, quali la demolizione di un grattacielo da parte di Sand-Man o i combattimenti aerei tra Spider-Man e Goblin, destinate a imprimersi a lungo nella mente del pubblico.
“La pellicola - continua Raimi - è straripante di effetti visivi, ma non credo che essi siano il piatto forte del film. Secondo me gli unici effetti specialissimi, in grado di calamitare il cuore e la mente degli spettatori, sono i sentimenti e le emozioni dei protagonisti. Nel nuovo episodio, per esempio, Peter vive sulla propria pelle l’ebbrezza del potere e si rende conto, a proprie spese, che la convinzione di essere invincibile può dare alla testa”.
A prestare occhi azzurri e muscoli guizzanti a Peter Parker è - ancora una volta - Tobey Maguire. “Ho amato lavorare con Sam Raimi e condividere il set con i compagni di questa incredibile avventura - afferma Tobey, con tono malinconico - . Spider-Man mi ha regalato fama e popolarità, ma questa è l’ultima volta che indosso i suoi panni, perché non voglio rimanere intrappolato nel personaggio e sento il desiderio di crescere e di interpretare nuovi ruoli”.
In attesa che Spider-Man III raggiunga la vetta degli incassi in tutto il mondo e che Tobey Maguire cambi idea e decida di prendere parte anche al quarto capitolo della saga, Sam Raimi rivela un piccolo segreto. “Per rendere omaggio a Stan Lee, l’ormai ottantacinquenne inventore di Spider-Man - conclude - l’ho invitato sul set e l’ho convinto a partecipare alle riprese, riservandogli un piccolo ruolo in cui incontra Spider-Man e dialoga con lui: una chicca per tutti i fan dell’Uomo Ragno”.
CARLO TAGLIANI
