In fondo alla fila degli studenti che si catapultano all’ingresso, scodinzola un allievo piuttosto strano. A quattro zampe, dal pelo lungo, dallo sguardo incuriosito e intelligente. È la copia spiccicata del commissario Rex, il simpatico cane pastore, protagonista della fortunata serie di telefilm polizieschi.
Non è qui per girare una nuova avventura. Ma per lavorare in questa insolita location. È stato scelto come fidato compagno di banco di tanti ragazzi e ragazze che stanno entrando in classe accompagnati dai soliti zaini rigonfi di libri. Qualcuno ha pensato ad esso per arginare l’inarrestabile fiume di stupefacenti che rischia di lambire anche gli ingressi delle aule e per scoraggiare i quattro bulli del quartierino.
Il “commissario” colleziona timide carezze e sorrisi, ma anche gli sguardi indispettiti di qualche genitore. “A questo punto siamo arrivati?”, sospira amaramente una mamma. “Un po’ di prevenzione non fa mai male” replica una sua collega.
Di prevenzione, infatti, si tratta. Contro i baby spacciatori sguinzagliati da adulti senza dignità e coscienza alle calcagna di studenti in vena di bravate. “Speriamo che funzioni!”, commenta un papà mentre risale in macchina.
Come una sala giochi
Non solo fuori, ma anche dentro l’aria non è delle migliori. Almeno in qualche classe, lo scuola-barometro segna, un giorno sì e uno pure, burrasca in corso. Gli studenti l’hanno scambiata per una sala giochi, per un set cinematografico, per “l’Isola dei Famosi” o per una palestra: il bullo che smanetta in piena libertà e a tutto gas il motorino tra i corridoi del suo istituto e in classe; telefonini che inviano e ricevono SMS (davvero Sempre Messaggi Stupidi) come in un call center; pantaloni a vita bassa, videofilmati ridiffusi tranquillamente su Youtube.
Sono alcuni degli episodi che hanno fatto il giro dei giornali, delle televisioni e di internet erodendo la credibilità della scuola e ridicolizzando il ruolo dei professori. Per fortuna la scuola non è tutta qui, anzi non è questa qui. In cattedra e tra i banchi siedono ancora persone che hanno voglia di insegnare e di imparare, con autentica …classe.
Rimane, però, un certo disagio spiegato così da Paola Mastroccola, insegnante e scrittrice attenta a ciò che sta avvenendo nel panorama scolastico: “Si è imposta la legge della tv – scrive – che ha come obiettivi il successo e il denaro facile. Vincono l’estroversione, la furbizia, il ragazzo che copia e salta le interrogazioni, ma viene assolto perché è sveglio. Non è un modello che ha voluto la scuola, è il mondo che ha preso questa piega. E le famiglie e le istituzioni si sono adeguate, smarrendo per strada il rispetto delle regole”.
Parole sferzanti che dipingono un quadro decisamente scuro del pianeta scuola, gli stessi colori usati dai media. Come sempre fa notizia la classe dell’Istituto Berchet di Milano che apre le finestre per insultare i passanti, mentre non conquistano la prima pagina i tanti ragazzi e ragazze che sudano sui libri e seguono le lezioni senza saltare sui banchi e lanciare aeroplanini di carta sulla testa dei professori.
La scuola, come le stagioni e il tempo, non “è più quella di una volta”, dal punto di vista della disciplina e della collaborazione tra insegnanti-alunni-famiglie. Il triangolo si à incrinato a scapito di tutti. Il ministro della scuola Fioroni propone un “Patto sociale di corresponsabilità” firmato da insegnanti e genitori. Al di là del “contratto scritto” esiste sempre un “bostick” infallibile che potrebbe rilanciare verso l’alto le quotazioni dell’agenzia-scuola: che i “tre” tornino a parlarsi e a collaborare, anche sotto lo sguardo rassicurante – e presto inutile – del buon Rex.
L’anno che riparte è un’occasione da prendere al volo per “rifare la facciata” e l’interno degli istituti scolastici. Studenti, insegnanti, genitori insieme possono rimandare a casa il “commissario” e respirare nuovamente aria nuova dentro e fuori le aule declinando sei verbi che derivano, guarda caso, proprio dalla …scuola.
I verbi migliori
S come Superare:
gli ostacoli, come un atleta che supera l’asticella a forza di salti e di allenamenti sotto la guida di un trainer. Se la mate o l’inglese sono un problema per te, hai sempre il tuo “tutor” che non vede l’ora di darti una mano. Chiedi una spiegazione supplementare.
C come Collaborare:
con tutti e per tutti, su obiettivi comuni oltre che sui normali percorsi didattici. La tua classe, ad esempio, ha deciso di preparare uno spettacolo, un recital, un cortometraggio. C’è bisogno di un attore, attrice, cantante, disegnatore, cameraman… Hai da scegliere…
U come Unire:
l’unione fa la forza…. Scrivete una specie di “patto” con alcune regole fondamentali che riguardano gli insegnanti, gli studenti e i genitori. Poi firmatele e ogni tanto verificate se funzionano. In caso contrario, aggiornatele.
O come Osservare:
abituatevi ad ascoltare e a capire gli altri (compagni e prof). Vi accorgerete che si impara non solo dai libri ma anche, e molto, dagli esempi (buoni) che avete sotto gli occhi.
L come Lavorare:
cioè studiate e fate i compiti …con un pizzico di entusiasmo in più. Meglio ancora se in squadra, come in un team di Formula 1 dove tutti (progettisti, tecnici, piloti…) mettono a punto l’auto per la corsa. Insieme si vince.
A come Accogliere:
aprite le porte della vostra mente e del cuore ai compagni di …corsa: agli amici, ai diversamente abili, agli extracomunitari. Ognuno di essi è una riserva preziosa che rende varia e ricca la vostra classe.
Un’altra scuola è, dunque, possibile. Senza bulli, primedonne, vittime e …cani. Dipende dagli insegnanti e dai genitori, ma molto di più dai ragazzi che rendono meno impossibile la loro missione.
PATRIZIA GRANATA