Il piccolo matador
Leggo che ogni giorno nel mondo sono 132 milioni i ragazzi tra i 5 e i 14 anni costretti a lavorare. E 22 mila di loro perdono la vita. Poi passo ad un altro articolo e mi domando se anche l’attività di Jairo Miguel va considerata “lavoro usurante”.
Jairo è un ragazzo spagnolo di 14 anni, torero come suo padre. Ha cominciato la carriera da professionista in Messico, perché in Spagna i matador devono avere almeno 16 anni. La primavera scorsa il ragazzo è stato lì lì per morire: il toro, di nome Hidrocalido e del peso di 400 chili, con le corna gli ha trapassato un polmone, sfiorandogli il cuore.
A settembre il piccolo matador è tornato nell’arena ed è stato di nuovo incornato: uno squarcio di 15 centimetri nell’anca. Nonostante la ferita, Jairo prima di essere ricoverato ha voluto uccidere il toro, conquistandosi le lodi sperticate dei giornali specializzati. Ha commentato il ragazzo: “Ho trascorso la vita intera a fare il torero e non penso affatto di lasciare”. La vita intera, a 14 anni. Che tristezza!
Il giubbotto-spia per seguire i figli
L’ultima tentazione di madri e padri ansiosi è un giubbotto con sistema Gps (Global Positioning System) satellitare, già usato per gli antifurti e i navigatori delle auto e inserito anche nei telefoni cellulari. Nascosto nella fodera della giacca, il sistema è disegnato per essere tascabile, pesa 85 grammi e si può collegare con un qualsiasi pc. Permette di localizzare ovunque chi lo porta addosso. La batteria, ricaricabile, dura 15 ore.
Il giubbotto, che si chiama Blade Runner, è prodotto a Londra e costa 250 sterline (360 euro), più 10 sterline al mese di abbonamento al sistema satellitare. Capisco i timori dei genitori, ma mi domando se i ragazzi non abbiano il diritto a non essere sempre super controllati. Il pericolo è quello di indebolirli, di crescere una generazione di paurosi e insicuri.
Voti più alti se mangi sano
Dopo tante parole sul rischio obesità dei ragazzi, ecco finalmente chi passa ai fatti. Non sarà un’idea da premio Nobel, ma è un piccolo passo avanti. In ogni caso giudicate voi: nella seconda B della scuola media “Rocco Scotellaro” di Tricarico (Matera) le merendine sono vietate. Bandite anche le bibite gassate, le patatine e tutte le altre leccornie.
Saverio Ciccimarra, l’insegnante di lettere che ha deciso l’esperimento, dice: “D’ora in poi questa classe mangerà soltanto cose sane. E chi non abita lontano, verrà a piedi”. La pausa di metà mattina si fa solo con lo yogurt magro, la frutta e semmai i panini, purché siano di pane casereccio. Adesso il preside sta pensando alla possibilità di premiare la seconda B alzando il voto in educazione alla convivenza civile, che una volta si chiamava educazione civica. Per inciso: Rocco Scotellaro era uno scrittore neorealista nato a Tricarico nel 1923 e morto a trent’anni.
CARLO CONTI RISPONDE
Perché la “tiratina” per il compleanno
Caro Carlo,
perdona la domanda futile, sai dirmi perché si tirano le orecchie a chi compie gli anni? Ieri ne ho fatti 13 e di nuovo ho dovuto sottomettermi al rito della “tiratina”. Non se ne può davvero fare a meno? Grazie e tanti auguri per il tuo lavoro.
Claudio, Novara
Caro Claudio, dopo una breve ricerca, posso risponderti quanto segue: secondo la credenza popolare, invecchiando le orecchie si allungano. Forse perché i tessuti del collo e del viso tendono a rilasciarsi. Così l’orecchio lungo diventa sinonimo di anzianità e quindi di saggezza. Tirare le orecchie è dunque un modo per augurare maturità e buonsenso. Certo che se ne può fare a meno, ma vuoi deludere i tuoi amici per così poco? Grazie per gli auguri, che ricambio cordialmente e senza tiratina.