Una lunga carriera nel gruppo dei Timoria, poi la scelta di seguire la strada da solista. La sua straordinaria voce ora e' al servizio di un prezioso pop-rock, portato a maturazione con il terzo album, Camere con vista.
All'inizio furono i Timoria. Per undici anni, Francesco Renga ha messo fiato e voce sugli uragani rock del gruppo. Poi, nel 1999, la frattura insanabile e lo sguardo subito puntato verso nuovi quanto ignoti orizzonti. Alle perplessita' e agli attimi di smarrimento, l'artista ha risposto rimettendosi completamente in gioco, cercando una via diversa dall'importante passato. L'ha trovata imbastendo sulle corde delle chitarre acustiche ed elettriche melodie dal sapore pop-rock, dove poter dispiegare la sua ugola d'oro.
Ha pubblicato un primo album di "assaggio", Francesco Renga, ha proseguito con Tracce, che le ha regalato una meritata popolarita', vendendo oltre 150.000 copie. E adesso e' arrivato il suo successore, Camere con vista, a cercare conferme definitive. Obiettivo raggiunto facilmente, vista la qualita' delle canzoni, che disegnano un ritratto di Francesco maturo e riflessivo.
L'INTERVISTA
D. Il terzo album e' quello decisivo per un artista, anche se nel tuo caso hai una lunga carriera alle spalle. Come hai vissuto questo momento?
R. In effetti, provo un'impressione strana. Il mio passato sembra cancellato, invece conta sempre qualcosa, ma va bene così. Questo disco, comunque, e' nato con qualche apprensione, soprattutto perche' era atteso dopo l'inaspettato exploit compiuto da Tracce. Mi sono preso cosi'un po' di tempo per comprendere bene quale direzione seguire, lavorando con calma.
D. E quale direzione hai seguito?
R. Ho sviluppato le linee pop-rock emerse nel precedente lavoro, lasciando da parte quei passaggi presenti in Tracce che si avvicinavano di piu' alla tradizione della nostra musica leggera. In questo senso, Camere con vista e' un lavoro piu' unitario, con maggiore "carattere". Fotografa il mio modo di concepire oggi la musica, penso in modo abbastanza originale, non troppo italiano.
D. Quali tipo di musica ascolti?
R. Mi piace la musica inglese in genere. Apprezzo molto i Coldplay e gli artisti che si esprimono con semplicita', privi di pomposita', che privilegiano la melodia. Credo che basti una buona idea per fare una bella canzone, senza arricchirla troppo di suoni.
D. Come nasce una tua canzone?
R. L'ispirazione e' un mistero, arriva all'improvviso, talvolta sottoforma di una frase o di una linea melodica. Cerco di appuntarle immediatamente da qualche parte, puo' essere un pezzo di carta come il telefonino. Poi quell'idea la elaboro insieme ai miei collaboratori e quando si trasforma in canzone, mi meraviglio sempre un po' che sia spuntata da me. E' una specie di magia.
D. L'album, sul piano dei testi, e' molto personale.
R. Ho raccontato le mie emozioni, le tante vicissitudini accadute in questo ultimo anno che hanno reso bella la mia vita, prima fra tutte la nascita di mia figlia Jolanda. Ho fermato cosi'questi momenti sullo spartito, che mi sono serviti anche a scrutare dentro il mio animo. E' un disco, insomma, di grande sincerita'.
D. Cosa ha cambiato, nella tua vita, il fatto di diventare papa'?
R. E' cresciuta chiaramente la mia responsabilita' e ho preso coscienza di una serie di preoccupazioni che prima, talvolta, facevo finta di non vedere. Ci sono mille paure, e alcune sono raccontate anche nel disco. Come Nel nome del padre, un brano che fissa il momento in cui ho saputo che diventavo papa', con quel misto di gioia ma anche di apprensione che quella notizia ha provocato in me.
D. Che tipo di genitore sarai?
R. Il mondo sta prendendo una piega preoccupante, si vedono e si sentono brutte cose, basta guardare la tv o i giornali. Ci sono pero' anche tante valori positivi, e faro' tutto il possibile affinche' arrivino alla mia bimba attraverso di me, in modo semplice, naturale.
D. Hai lanciato l'album con il singolo Ci sarai, una riflessione sul tempo che passa. Ti preoccupa invecchiare?
R. Finora non avevo mai prestato attenzione agli anni che scorrevano, preso dai ritmi frenetici del mio mestiere. La nascita di mia figlia, pero', mi ha messo di fronte a una realta' diversa: i suoi rapidi cambiamenti durante la crescita mi ricordano che il tempo sfugge via. La mia professione non favorisce una vita normale. Per questo, voglio recuperare il piu' possibile la quotidianita', per non perdere gli avvenimenti belli della mia esistenza.
CLAUDIO FACCHETTI
