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GIGI D'ALESSIO - NAPULE, CUORE E IMPEGNO

L'artista partonopeo torna con un album, Quanti amori, nato sotto il segno della varieta': "Chi compra un cd deve trovarci tanta musica diversa, per ogni occasione". Compresi argomenti a sfondo sociale. D. Una lunga e soddisfacente carriera alle spalle, tanti dischi venduti. Cosa cerchi di cambiare all'appuntamento con un nuovo album? R. I cambiamenti sono un fatto quasi naturale, determinati da quanto ti accade nella vita. Incontri delle persone, ascolti altra musica, fai esperienze diverse. Il tuo bagaglio umano e artistico si arricchisce e tutto questo finisce inevitabilmente nelle tue canzoni. L'importante e' andare avanti e crescere. D. Quando ti senti pronto per incidere un disco? R. Non ho scadenze prefissate. Nel momento in cui sento il bisogno di esprimere un'emozione, di raccontarmi, mi siedo al pianoforte e incomincio a suonare. So quando inizio, ma non ho idea di quando finiro'. E, a dire la verita', le canzoni, una volta completate, non sono mai finite. D. Quale "volto" hai voluto dare all'album? R. Ho cercato di fare un lavoro equilibrato nella scelta dei pezzi, senza mettere doppioni. Per questo, i brani sono molto vari tra loro perche' chi compra il cd deve trovarci dentro tanta musica diversa. Mi piace paragonare l'album a un armadio: dentro ci trovi un abito per ogni occasione. Alle volte occorre uno smoking, altre i jeans e la t-shirt. Insomma, e' un disco a 360 gradi, sia dal punto di vista dei testi che sonoro, inciso con la crema dei musicisti internazionali. D. Uno dei pezzi piu' significativi s'intitola Africa e riguarda la situazione degli immigrati. Ne vuoi parlare? R. Non si puo' rimanere indifferenti di fronte a cio' che accade. Bisogna pensare che queste persone hanno una famiglia, un amore, una casa, una terra che lasciano per cercare un futuro migliore imbarcandosi in un viaggio disperato, che puo' portare alla morte. Credo che nessuno lascerebbe il suo Paese, e in quel modo, se non ne fosse costretto. Non dimentichiamoci che anche noi siamo stati un popolo di emigranti, solo che i nuovi arrivati sono piu' scuri, ma il loro cuore non e' diverso dal nostro. Dedicare un pensiero sottoforma di canzone a questa gente mi e' venuto spontaneo. D. Rivolgi anche un'attenzione particolare ai ragazzi in Non c'e' vita da buttare. R. Con questa canzone cerco di dare loro alcuni semplici consigli e di lanciare un messaggio pulito. Se si sentono tristi o soli la soluzione non si trova nello sballarsi con alcol e droghe. Queste sostanze non portano a nulla, se non a finire magari nelle pagine di cronaca nera tra le stragi del sabato sera. Ci sono altre strade, anche dentro di se', basta volerle cercare. D. Nella canzone Napule ci sono vari ospiti: Lucio Dalla e i meno conosciuti Gigi Finizio e Sal Da Vinci. Perche' hai pensato a loro? R. Nella mia citta', c'e' un grande mercato musicale, alimentato da matrimoni, battesimi, feste di piazza e cosi' via. Intorno, ci gravitano innumerevoli musicisti, tra cui talvolta ne spuntano alcuni di grosse potenzialita' che meriterebbero un'attenzione diversa. Visto che sono stato uno dei cantanti napoletani piu' fortunati, ho voluto mettere a disposizione di questi amici una mia canzone, per farli conoscere a un pubblico piu' vasto. Il brano si e' ulteriormente arricchito con l'intervento prestigioso di Lucio Dalla, un artista e uomo straordinario che ha accettato di prendere parte all'incisione con entusiasmo. D. Cosa ti fa scegliere di cantare una brano in napoletano o in italiano? R. Tutto incomincia dal primo accordo sul piano, e' in quel momento che capisco subito se un brano sara' in italiano oppure in napoletano, che considero una lingua, non un dialetto. Sinceramente mi viene piu' facile esprimermi in napoletano, ritengo che tocchi con maggior facilita' le corde dei sentimenti. Certi versi sono piu' poetici, si adattano di piu' alle musiche, e per questo e' apprezzato anche da chi non lo capisce. ... una questione di suono, come accade per l'inglese. D. Una canzone, dalla sua nascita al pianoforte fino all'uscita del disco, subisce tanti passaggi. Quanto e' difficile tenere intatta l'ispirazione iniziale? R. In effetti, a volte, piu' suoni una canzone piu' si imbruttisce. Allora, perche' cio' non accada, devono uscire fuori l'esperienza e la musicalita' abbinate a tanto cuore, per dare il vestito giusto a ogni brano. In questo disco, per esempio, Spiegheme chere' e' suonata con pochissimi strumenti: non ne occorrevano altri per mantenerne intatta la magia. Complessivamente, direi che per questo album abbiamo cercato di fare meno errori rispetto al precedente. CLAUDIO FACCHETTI
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©AGOSTINO LONGO
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