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DURAN DURAN NEL TEMPO

Sono stati il gruppo-mito degli anni '80 e oggi tornano nella formazione originale. Il nuovo album, Astronaut, li presenta in piena forma e rinnova il loro stile mai passato di moda, mix equilibrato di pop, rock e funk. La nostra intervista. Tre album, Duran Duran, Rio e Seven and the ragged tiger, sono stati le colonne su cui negli anni '80 si e' costruito il mito del quintetto di Birmingham, Inghilterra. In quel periodo, i Duran Duran sono passati come un uragano sonoro nel mondo, suscitando scene di isteria collettiva tra il pubblico come non si vedeva dai tempi dei Beatles. Conquistavano con le loro canzoni, mix di pop, rock e funk, ma anche con il look, anticipando tendenze e mode: abiti eleganti e firmati, attenzione ai video clip girati in luoghi esotici, frequentazioni del jet set. Poi, nell'85, la crisi. Alcuni componenti della band fanno i bagagli: prima il chitarrista e batterista Andy e Roger Taylor, poi il bassista John Taylor. A tenere in piedi la "ditta" rimangono la voce di Simon Le Bon e le tastiere di Nick Rhodes, coadiuvati da altri musicisti, ma non sara' piu' la stessa cosa: La carriera zoppica e i Duran Duran sembrano avviati a sparire. Invece, l'anno scorso, arriva il colpo di scena: il gruppo si riforma nell'edizione originale. La risposta del pubblico, vecchio e nuovo, non si fa attendere: ovunque i cinque si esibiscano scatta il "tutto esaurito". Arrivano il contratto discografico e un album, Astronaut, che riannoda il discorso musicale interrotto oltre quindici anni fa e li riporta in testa alle classifiche. I Duran Duran sono tornati. D. Cosa vi ha spinto a ricominciare? R. La musica, il piacere di fare musica di nuovo insieme. Quando ci siamo ritrovati, l'unica nostra preoccupazione era che l'antica magia fosse svanita e che non tornasse piu'. Invece, e' andato tutto bene tra di noi. C'era entusiasmo, che e' una buona base per ripartire. L'unica cosa che non potevamo sapere era quale sarebbe stata la reazione della gente, ma e' andata bene. D. E' stato difficile trovare il suono giusto alle nuove canzoni? R. Non particolarmente. Siamo stati facilitati dal fatto che il nostro "vecchio" sound, a dispetto delle critiche passate, ha influenzato molta musica attuale. Per noi, ha voluto dire solo rinfrescarlo con qualche sonorita' piu' moderna. Per il resto, abbiamo cercato di privilegiare nelle canzoni la melodia e sviluppare un suono potente e coinvolgente. D. Le vostre singole esperienze passate al di fuori del gruppo non hanno influenzato i brani? R. Quando abbiamo iniziato eravamo dei teen-agers, oggi ovviamente siamo cresciuti. I nostri diversi percorsi artistici e umani, in qualche modo, sono inevitabilmente finiti nell'album, arricchendolo. La cosa positiva e' che tutte le esperienze si sono plasmate in modo naturale in questa rinnovata avventura. D. Avete attraversato dei brutti momenti, in cui la gente vi ha voltato le spalle. Come avete affrontato quel periodo? R. Molte persone credono che il fatto di essere un artista voglia dire non avere una vita privata, oppure che stare lontano da un palco possa portare a crisi esistenziali. Non e' vero, almeno per noi. Anche nei momenti peggiori, abbiamo potuto contare sulle nostre famiglie, sugli amici, sulla stima reciproca fra noi, come accade nella vita di chiunque altro. D. Negli '80, la critica non e' stata tenera nei vostri confronti, salvo rivalutarvi piu' tardi e darvi credito oggi. Come avete reagito a queste considerazioni? R. E' acqua passata. Forse allora ha infastidito il nostro immediato e colossale successo, ma in fondo non ci e' mai veramente interessato il parere negativo dei giornalisti. Quello che contava era la reazione dei fans. D. Non avete timore di creare solo un effetto "nostalgia"? R. Il pubblico che abbiamo finora incontrato durante i concerti e la promozione e' costituito in maggior parte da ragazzi, per cui vuol dire che siamo apprezzati dalle nuove generazioni. Certo, non sono mancati gli adulti, ma e' meglio essere seguiti da un'ampia audience. D. Il primo singolo tratto dal nuovo album e' "Sunrise". Quale messaggio vuole trasmettere? R. Un messaggio di positivita'. Il testo descrive l'inizio di un nuovo giorno, il desiderio di lasciarsi alle spalle tensioni e problemi, e ricominciare. E' un brano importante per noi. D. Un'altra canzone significativa e' "What happens tomorrow". Ne volete parlare? R. E' nata ascoltando un ragazzino in un notiziario tv. Diceva quanto fosse preoccupato per il domani, visti i disastri che accadono oggi, dalle guerre alle insicurezze sociali. Con questo pezzo, noi proviamo a dire che c'e' ancora speranza nel futuro, di non spaventarsi e di guardare avanti con ottimismo. CLAUDIO FACCHETTI
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