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GWEN STEFANI – CANZONI DI MODA


Se cercate la varietà in un album, l’esordio solista di Gwen Stefani, Love Angel Music Baby, non vi deluderà. Pop, rock, reggae, funk, dance, hip hop vestono infatti di volta in volta le gustosissime canzoni messe in piedi dalla bionda cantante. Una girandola di generi che le sono serviti, oltre a rendere variegato il disco, a staccarsi dal suono dei No Doubt, la band con cui ha venduto oltre 25 milioni di album proponendo un mix di ska, rock e pop. Per farlo, si è circondata di musicisti, produttori e compositori di grido (Dr. Dre, Andrè 3000 degli OutKast, Neptunes, New Order, Dallas Austin, Dave Stewart, Martin Gore dei Depeche Mode, Linda Perry), senza per questo farsi sommergere dalle loro personalità. Anzi, Gwen tiene sempre sotto controllo le operazioni sfoderando grinta e determinazione. Presa dallo spirito di libertà, l’artista non si è fermata alla sola musica: ha lanciato una linea di abbigliamento (L.A.M.B., guarda caso le iniziali del titolo dell’album) e si è buttata nel cinema, lavorando accanto a Leonardo DiCaprio in The aviator di Martin Scorsese.

D. Cosa ti ha spinta a incidere un album da solista?
R.
È stata una sfida con me stessa. Ho trascorso con i No Doubt oltre 17 anni ma, a un certo punto, ho avvertito l’esigenza di provare a staccarmi dal gruppo, di scrivere canzoni con altre persone. Ho voluto mettermi alla prova, e non è stato facile, ma ora sono fiera del disco.

D. Nessun scioglimento in vista?
R.
No, il gruppo continuerà per la sua strada. In questo momento, ognuno di noi sta facendo esperienze diverse, che serviranno poi quando torneremo a suonare insieme. Non c’è nulla di strano: ci siamo solo presi un periodo di pausa dovuto al fatto che, crescendo, in noi sono subentrati altri interessi, personali e artistici. È giusto seguirli e soddisfarli.

D. L’album vanta uno stuolo di collaboratori importanti. Come sei riuscita a tenere sotto controllo la situazione?
R.
Ho cercato di mantenere sempre l’idea di base su cui ho sviluppato il disco: ricreare le atmosfere sonore degli anni ’80 con un taglio attuale. Le persone più adatte nel confezionare questo tipo di sonorità sono poi quelle finite nell’album. Con alcuni avevo già inciso in passato, come i Neptunes, con altri mi sarebbe piaciuto lavorare e hanno accettato, come nel caso di Dr. Dre. In definitiva, si è trattata di una colossale collaborazione tra artisti di talento.

D. Era la prima volta che lavoravi da sola. Hai incontrato qualche difficoltà?
R.
All’inizio soprattutto, perché non mi decidevo a cominciare il lavoro. Arrivavo da un lungo tour con il gruppo e mi sentivo stanca. Al tempo stesso, però, volevo entrare in sala di registrazione per dare il via all’incisione, valutare come me la cavavo da sola. È stata Linda Perry a darmi la carica decisiva. È con lei che ho iniziato a scrivere i primi brani dell’album, tra cui il singolo What you waiting for (“Cosa stai aspettando”), che non a caso ha quel titolo: è stato un modo per suggerirmi di darmi una mossa.

D. Avevi forse timore che ti mancasse l’ispirazione?
R.
Non penso, anche perché è difficile spiegare cosa sia l’ispirazione e da cosa arrivi. Da questo punto di vista, il percorso del disco è stato quasi magico, le idee non sono mai mancate e ho fatto del mio meglio per trasformarle in buone canzoni. Il resto dipende dalla gente e, dalla risposta finora ricevuta, mi pare di avere ottenuto un risultato positivo.

D. In quale modo, al di là dell’evidenza, si legano il titolo dell’album con la tua linea di abbigliamento?
R.
Il disco e la piccola azienda di moda sono nati quasi in contemporanea e si sono intrecciati tra loro. Riflettono entrambi la mia personalità, ovviamente in ambiti diversi, e hanno funzionato da stimolo reciproco nella mia vita. Tutto è incominciato dalla parola lamb, che uso sovente per esprimere affetto verso altri, una sorta di parolina dolce. È stato poi quasi naturale trasformarla in L.A.M.B. per gli abiti e, di conseguenza, in Love Angel Music Baby per l’album. È una specie di riassunto di cose belle che interagiscono tra loro.

D. Preferisci creare un vestito o un brano?
R.
La musica è senz’altro un’esperienza più profonda: ti spreme come un limone, ti prosciuga le emozioni. La moda, benché impegnativa, è più leggera, ti offre la possibilità di creare in continuazione. Per certi versi, è rigenerante e, nel mio caso, mi garantisce un buon equilibrio.

CLAUDIO FACCHETTI

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©AGOSTINO LONGO
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