Sono il gruppo-rivelazione dell’anno, a dispetto dell’immediata esclusione ricevuta nel passato Festival di Sanremo. Ma il loro album, Mentre tutto scorre, propone un pop-rock di alta qualità.
Un album, “Mentre tutto scorre”, dalla lunga vita, uscito a marzo e diventato disco d’oro per le vendite; due singoli, “Mentre tutto scorre” ed “Estate” in cima alle play list degli ascolti; una stagione calda piena di concerti, terminata da poco tra gli applausi. Non male per i Negramaro, sicuramente gruppo-rivelazione dell’anno, che a Sanremo erano stati subito eliminati, confermando la regola che, chi viene penalizzato al Festival, raccoglie poi consensi. In fondo, insieme a Povia, guarda caso altro outsider sanremese, sono stati loro a vincere.
Il sestetto si è formato all’ombra dei vigneti salentini, dalle cui uve si ricava il raro vino Negramaro, da cui prendono il nome. All’inizio era stato un modo per sfogare la loro passione per la musica, trasformatasi poi in qualcosa di più serio man mano che progredivano. Tanti concerti, tante ore passate a suonare sugli strumenti, tanti tentativi per emergere andati a vuoto alla fine hanno dato dei frutti. Un primo album di ottimo livello, “000577”, passaporto per entrare nel Paese delle sette note, e ora “Mentre tutto scorre”, dove il gruppo ha messo a punto quel mix di pop, rock e melodia che li ha fatti volare in alto. Con merito.
L’intervista
D. L’esperienza negativa di Sanremo non incoraggiava all’ottimismo, a dispetto della qualità del vostro pezzo. Siete rimasti sorpresi dalla risposta opposta ottenuta dal pubblico?
R. Non ci aspettavamo certo un simile riscontro. È stata una bella soddisfazione constatare che le giurie si erano sbagliate sul nostro conto e che il disco vendeva così bene. Una soddisfazione che è aumentata durante il lungo tour che abbiamo intrapreso: è nei concerti che verifichi veramente il gradimento delle canzoni, e l’accoglienza registrata ci ha davvero dato una marcia in più. Sul palco abbiamo capito che l’impegno messo per realizzare l’album non era stato vano.
D. In quale atmosfera è scaturito il disco?
R. Un’atmosfera carica di energia ed entusiasmo. L’album precedente ci aveva fatto conoscere discretamente, ma siamo entrati in studio senza fare dei calcoli. C’era in noi solo la fiducia nelle canzoni che avevamo scritto, che rispecchiavano le nostre emozioni e il desiderio di suonarle al meglio. Per questo, le abbiamo registrate sostanzialmente in diretta, aggiungendo dopo qualche sovraincisione. E credo che il pubblico abbia percepito questo feeling spontaneo che traspare dall’album.
“Canzoni di contrasti”
D. Perché vi siete dati il nome di un vitigno?
R. L’uva che produce il vitigno nasce solo in questa zona del Salento e possiede caratteristiche uniche. Allo stesso modo, ci piacerebbe che la nostra musica fosse altrettanto originale. Inoltre, il vino che si estrae, ha un sapore particolare, a metà strada tra il dolce e l’amaro, proprio come i nostri brani, costruiti sovente sui contrasti, nelle musiche come nei testi. È stato quasi automatico chiamarci Negramaro.
D. C’è qualche artista a cui vi ispirate?
R. Ci piacciono parecchi artisti, diversi tra loro: Coldplay, Beatles, Battisti, De Andrè, Radiohead, per fare dei nomi. Pensiamo che la musica degli altri, che ascoltiamo e amiamo, in qualche modo riecheggi nei nostri brani, filtrati poi dalla nostra personalità. La speranza è che dai buoni ascolti scaturiscano poi altre buone canzoni.
D. Cosa volete comunicare con i vostri brani?
R. Non abbiamo risposte da dare, soluzioni pronte all’uso, e queste considerazioni emergono in generale nell’album. Siamo in bilico, e lo sottolineiamo nei testi e nei suoni. E forse non è sbagliato avere dei dubbi invece di fornire certezze a chi ci ascolta.
CLAUDIO FACCHETTI
