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VELVET – UNA BAND DA DIECI MOTIVI… E LODE

Si chiude per il quartetto romano una stagione da incorniciare. Un album, “Dieci motivi”, dalla lunga vita e la dimostrazione che fare rock di qualità, alla lunga, paga.

Hanno avuto subito le idee chiare su dove puntare, o almeno provarci: in alto, addirittura “Versomarte” (scritto proprio così), come hanno intitolato il loro album d’esordio nel 2001. E grazie a tanta volontà e molti sacrifici, i Velvet forse non sono volati fino a Marte ma certamente sono planati con autorità sul panorama rock italiano e nelle classifiche.
Fin da quel primo disco, che conteneva i micidiali singoli “Tokyo eyes” e l’ironica “Boy band”, il quartetto romano ha dimostrato di voler fare sul serio e, soprattutto, di non volersi fermare mai sui traguardi raggiunti. E infatti i Velvet, durante il loro cammino, hanno sempre di più messo in un angolo le suggestioni pop che spuntavano in qualche brano per dirigersi sicuri verso un rock energico. Un percorso tracciato già con il secondo disco, “Cose comuni”, e maturato in modo definitivo con l’ultimo “Dieci motivi”, uscito nel giugno del 2004 ma dalla lunga vita, grazie anche al rilancio ottenuto con il pezzo presentato nello scorso Sanremo, Volevo dirti molte cose. Alla fine, per i Velvet, il bilancio è positivo: una brillante stagione di concerti appena conclusa contrappuntata dalle costanti vendite dell’album.


L'INTERVISTA

D. Tre album all’attivo, una crescita artistica continua. Come spiegate questo cambiamento?
R. Bisogna tenere presente che quando incidemmo il primo album molte canzoni erano già state composte tempo prima. Da allora, sono trascorsi circa sei anni fatti di innumerevoli concerti, prove, video, gioie e delusioni. Esperienze che hanno arricchito il nostro bagaglio artistico e umano, e inevitabilmente cambiato il suono del gruppo.

D. Quando uscì “Versomarte” dichiaraste: “Vogliamo fare rock di qualità”. Sembrava la solita promessa che pochi riescono poi a mantenere. Invece ci siete riusciti. Avete dovuto pagare qualche prezzo?
R. Direi di no. Fin dall’esordio, siamo sempre stati convinti su quale indirizzo dare alla carriera. Quel primo album, più scanzonato dei successivi, non è stato frutto di calcoli: è nato semplicemente così, sotto l’influenza del brit-pop, genere che ascoltavamo e che abbiamo provato a “tradurre” in italiano. Mi sembra anche un tentativo riuscito, benché in Italia si sia messo l’accento più sul pop che sul resto. Purtroppo, nel nostro Paese non sono tollerate le sfumature: o sei commerciale o sei alternativo.

D. Di qui, la scelta di sterzare con decisione nel rock?
R. Più che una scelta, è stato uno sbocco naturale. Il nostro modo di esprimerci in piena libertà ci ha condotti inevitabilmente in quella direzione, e ne siamo felici. Nessuno ci ha mai imposto cosa fare, ieri come oggi, e se “Dieci motivi” è più “arrabbiato” dei precedenti è perché al momento dell’incisione i nostri stati d’animo non erano tranquilli.

D. I brani coincidono con la vostra vita personale?
R. Certamente. I testi non sono altro che il resoconto di quanto accaduto nei mesi antecedenti all’incisione del disco, quasi un diario. Le canzoni fotografano dei momenti che si spera possano essere condivisi da chi ci ascolta. E probabilmente alcuni brani, come “Volevo dirti molte cose”, diventano di successo perché tanta gente si riconosce in quell’alchimia di melodia e parole.

D. Alchimia talvolta scomoda.
R. Non siamo un gruppo che parla sempre di “amore-cuore”, tema sicuramente un po’ più semplice da affrontare. È chiaro che tante persone si “riconoscono” in misura maggiore in una canzone romantica piuttosto che in un pezzo che racconta argomenti “pesanti”, riflessivi, problematici come capita a noi. Nonostante questo, abbiamo ricevuto una risposta forte da tantissimi ragazzi e ne siamo contenti.

D. In quale modo nascono le vostre canzoni?
R. Non esiste un metodo. Alcune volte arrivano da un’idea personale, altre da una partecipazione collettiva. Cerchiamo poi di mantenere intatta l’ispirazione iniziale, anche se il brano deve subire una serie di passaggi prima di trovare la sua identità definitiva. Per questo album, per esempio, abbiamo realizzato diverse versioni dei pezzi, perché desideravamo trovare il vestito migliore per ognuno di loro.

D. Avete un sito web molto interessante, ricco di contenuti. Che rapporto avete con la rete?
R. Internet è uno strumento che apprezziamo e per questo il nostro sito è sempre aggiornato. Ci permette di avere un filo diretto con i nostri fans e rispondiamo personalmente a chi ci scrive, compatibilmente con i nostri impegni. È un modo efficace per valutare anche la bontà del nostro lavoro, per scambiare opinioni, per raggiungere nuovo potenziale pubblico. Per questo lo curiamo con attenzione, mettendoci sovente delle sorprese.

CLAUDIO FACCHETTI
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©AGOSTINO LONGO
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