Che cosa festeggiano i ragazzi mascherati da scheletri e streghe? Ecco i retroscena di un’antica cerimonia pagana importata dagli Stati Uniti soltanto per motivi commerciali.
Tornano le streghe con le zucche illuminate. Ragazzi mascherati da scheletri festeggiano. Che cosa, nessuno lo sa, ma festeggiano. È Halloween, antica cerimonia pagana riesumata per motivi commerciali e importata dagli Stati Uniti una decina di anni fa. Una festa artificiale, organizzata per lanciare prodotti e sollecitare acquisti. Il suo nome deriva dalla contrazione di All Hallows Eve, vigilia di tutti i santi. Ma non ha nulla a che vedere con la ricorrenza cattolica di Ognissanti fissata il primo novembre, sin dai tempi di Carlo Magno, per onorare tutte le anime beate.
Queste maschere lugubri che girano con le zucche sono estranee alla nostra tradizione. È una specie di farsa della morte all’americana che ha origini barbare. Risale al primo secolo avanti Cristo, quando i Celti (i romani li chiamavano Galli) abitavano buona parte dell’odierna Europa occidentale.
I loro sacerdoti, i druidi, ogni anno si proponevano di esorcizzare la paura della morte e la fine di una breve estate che lasciava posto a un inverno gelido e scarso di cibo. Per tre giorni, dal 31 ottobre al 2 novembre, i druidi onoravano Samhain, il dio delle tenebre: erano convinti che costui avesse la possibilità di metterli in comunicazione con gli spiriti dei defunti.
DOLCETTO O SCHERZETTO?
La cerimonia faceva leva su paura e ricatto. Nei villaggi si spegnavano tutti i focolari per evitare che entrassero gli spiriti maligni. Nel frattempo i druidi s’incontravano sulla cima di una collina, sotto una quercia, dove accendevano grandi fuochi, simboli dell’abbondanza. Poi andavano di casa in casa a distribuire “la sacra fiamma”. Erano mascherati con le pelli degli animali, sempre per ingannare gli spiriti. Illuminavano il loro cammino con curiose lanterne: grosse cipolle intagliate, al cui interno erano poste le braci che distribuivano.
Quei lugubri sacerdoti giuravano che il fuoco avrebbe garantito la protezione della famiglia e favorito i raccolti futuri. In cambio, chiedevano offerte, a volte anche sacrifici umani. In caso di rifiuto, lanciavano terribili maledizioni contro la casa e i suoi abitanti.
Sono stati gli immigrati irlandesi a portare Halloween in America. Era una manifestazione folcloristica semplice e rumorosa che sembrava fatta apposta per l’ingenuità di quei pionieri e forse anche dei loro discendenti. Nel corso dei secoli, l’abitudine di andare di porta in porta chiedendo offerte di cibo è rimasta: ancora oggi i ragazzi si presentano agli usci con maschere e costumi fantasiosi (streghe, fantasmi, vampiri) e mediante la formula trick or treat (dolcetto o scherzetto), reclamano dolci, frutti, regali. Chi non acconsente, corre il rischio di un dispetto: dal lancio di uova marce a quello di farina.
In realtà, nella tradizione anglosassone, non è infrequente il dispetto, senza richiesta di regali. L’esempio più originale di questa tradizione è il papering house che consiste nell’avviluppare con centinaia di metri di carta gli alberi di fronte alle case visitate. Simbolo caratteristico della serata è il “Jack Lantern”(Gianni il Lanternino) e cioè una zucca scavata con la faccia da uomo, all’interno della quale viene accesa una fiammella.
TRAPPOLA PUBBLICITARIA
In Italia ha fatto la sua prima, timida, comparsa nel 1995. Due anni dopo si è manifestata una sorta di infatuazione collettiva: l’operazione di marketing era riuscita. Un fenomeno sorprendente che continua ad essere analizzato dagli studiosi. S’intitola La faccia nascosta di Halloween un libro uscito da poco per le edizioni Elledici, scritto con penna agile dal filosofo francese Damien Le Guay. Si legge sul risvolto di copertina: “La festa di Tutti i Santi muore. Tende a scomparire dal panorama delle feste cristiane. Affronta un ultimo nemico, senza dubbio il più insidioso: Halloween, che finirà per prendere il suo posto. Non sta succedendo anche con Babbo Natale che soppianta Gesù Bambino?”
Tra il serio e il faceto, alternando toni apocalittici all’ironia sferzante, Le Guay parla di una “trappola per gonzi” in una società “dominata da uno spirito di gregge” dove “la pressione pubblicitaria e l’imperativo consumistico limitano sempre di più la nostra scelta”.
Le Guay racconta, rivelando anche le cifre dei profitti, come le grandi macchine commerciali (McDonald, Coca-Cola e Disney) si siano alleate per lanciare il nuovo business. Giornali e televisioni hanno fatto il resto. “E nessuno si è più domandato quali conseguenze possa avere per l’immaginario dei bambini questa farsa di scheletri e streghe ambulanti“.
Lo studioso cita il verdetto di Le Monde, il più autorevole quotidiano francese: “Halloween ha vinto! Si avrà un bel lamentarsi, protestare contro questa vittoria del paganesimo festaiolo, ma non si potrà fare nulla”. Nessun appello? Allora il caso è chiuso? Le zucche hanno battuto i crisantemi? “No, non passiamo ad altro argomento”, si accanisce Le Guay. Almeno che i ragazzi sappiano che cosa festeggiano. O non festeggiano.
LIDIA GIANASSO