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Voli fantastici

Prendono il volo disegnando in cielo una grande “V”. Un’abitudine di molti uccelli migratori che, per spostarsi da una terra ad un’altra, si dispongono in modo da formare chiaramente questa lettera dell’alfabeto. Uno schema preciso ed ordinato, rimasto senza spiegazione per molto tempo e solo da poco decifrato. Partendo dall’osservazione degli ibis, specie molto rara di volatili migratori, gli scienziati hanno capito che, volando in formazione a “V”, i pennuti riducono l’attrito dell’aria e, quindi, consumano meno energie. Il che, è fondamentale per attraversare lunghe distanze.

Apripista a turno

Nelle formazioni di volo a “V” c’è un esemplare al vertice, il cosiddetto “apripista”: essendo in testa al gruppo, affronta interamente la resistenza dell’aria e, quindi, èu quello che fa più fatica. È per questo motivo che il ruolo di “apripista” non è fisso, ma viene sostituito periodicamente: a turno, tutti ricoprono questo compito che comporta un notevole impegno fisico.

Dietro, due compagni per parte, disposti progressivamente più all’esterno rispetto all’individuo che li precede: una sistemazione che permette agli uccelli di fare il minor sforzo possibile. In questo modo, ogni membro del gruppo può sfruttare la scia creata da quello che gli sta davanti, volando con più facilità. 

Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno osservato 14 esemplari di ibis eremita, nati nello zoo di Vienna, lungo la rotta prescelta, da Salisburgo ad Orbetello, dove gli uccelli avrebbero passato l’inverno. Dopo aver sistemato sul dorso dei pennuti un microchip, gli scienziati hanno misurato la posizione, la uvelocità, la direzione e il numero di battiti di ali dei singoli capi in volo.

E hanno scoperto che gli ibis sono addirittura in grado di evitare le turbolenze dell’aria causate dai compagni che li precedono, riuscendo sempre a riaggiustare la loro posizione di volo e ad adeguare il ritmo del battito delle ali a quello del resto della comitiva: questo, per cercare di affaticarsi al minimo, vista la distanza della meta. Nel volo a “V”, infatti, gli uccelli si spostano perfettamente sincronizzati nel battito delle ali, evitando le correnti sfavorevoli che rallentano la marcia.

A ciascuno il suo volo

Tipica delle oche e dei cormorani, che si muovono per brevi tragitti, la formazione a “V” non è caratteristica di tutti gli uccelli. Ad esempio, quelli più piccoli e leggeri preferiscono viaggiare sparsi in gruppo, nonostante compiano tragitti ben più lunghi. Anatre e gru volano invece a “V”, i fenicotteri rosa in fila indiana e i passeri volteggiano velocemente su e giù.
 
L’altezza del volo varia nelle diverse specie di uccelli. Quelli piccoli a volte rasentano il terreno o le onde; i più grandi volano in media a 1.000, 1.500 metri di altezza. In Europa, sono le oche e i cigni a raggiungere le quote maggiori, sino a 8.000, 8.500 metri: comunque, la maggior parte delle specie si sposta rimanendo sotto i 2.000 metri. Il record mondiale conosciuto è quello del grifone di Ruppell, quota di 11.300 metri. u

Quanto ai tragitti, molto spesso i pennuti migratori affrontano migliaia di chilometri. Alcuni percorrono da duecento a seicento chilometri in una giornata; altri invece impiegano dieci giorni per farne cento. Comunque, anche se arrivano a consumare durante il viaggio persino la metà del proprio peso corporeo, non perdono quasi mai la bussola: di giorno si orientano con il sole, la notte con luna e stelle.

In più, si ricordano i luoghi sorvolati gli anni precedenti: seguono così sempre le stesse valli, gli stessi corsi d’acqua, gli stessi boschi e colline. Imparano la “strada” a memoria, partono e tornano sempre nello stesso periodo, secondo un “calendario” prestabilito. Variazioni del clima permettendo, colpevoli di disorientare gli animali nel tempo e nello spazio.

Ali all’indietro

Il movimento delle ali consente alla maggior parte degli uccelli di compiere veri e propri volteggi da maestro. Con un colpo d’ala possono planare, arrivare in picchiata, impennarsi rapidamente. Solo uno però può volare all’indietro: il colibrì, che possiede ali in grado di compiere questo tipo di movimento, impossibile per qualunque altra specie. Questo particolarità è garantita dalla speciale struttura della sua spalla, un fascio leggerissimo ma resistente di muscoli e tendini. 

uL’incredibile inclinazione raggiunta dalle ali consente quindi al minuscolo uccellino di muoversi all’indietro con estrema precisione e controllo, così come di sostare a mezz’aria per nutrirsi del nettare di un fiore. Testa alta e corpo praticamente verticale, il colibrì batte le ali fino a ottanta volte al secondo, mentre il suo becco lungo e affusolato aspira il nettare.

Cibarsi in volo non è però tanto semplice e, per estrarre il becco dalle corolle, deve per forza volare all’indietro. Una manovra che richiede uno sforzo considerevole: per questo, consuma in volo un’enorme quantità di energia, fino a tre volte quella consumata da altri volatili sempre in movimento, come lo scricciolo. 

Anche se gli altri uccelli non possono volare all’indietro, riescono comunque ad affrontare manovre eccezionali. La rondine, ad esempio, grazie alla forma della coda, compie delle virate molto strette in aria. Lanciata ad alta velocità all’inseguimento di un moscerino, è in grado di sterzare improvvisamente in appena un metro. 

Di solito, le rondini volano seguendo le correnti d’aria anche ad alta quota, mentre i gruccioni, dal caratteristico piumaggio sgargiante, dal verde all’azzurro, dal rosso al giallo, sono dei veri campioni di acrobazie aeree, soprattutto nel catturare i loro bocconi preferiti: api, vespe e calabroni. Questi pennuti, che vivono in molte parti di Africa, Asia, Australia ed Europa, hanno una vista molto acuta: soprattutto il gruccione europeo, che riesce a scorgere la preda a cento metri di distanza. Si lancia in picchiata e piomba sull’insetto.

Il segreto di scatti così rapidi sono le penne, sempre in buone condizioni: il gruccione dedica un bel po’ di tempo per rimuovere i parassiti e tenerle pulite. Al mattino, si mette al sole per riscaldarsi e nel frattempo si liscia le piume. Poi un rapido bagno, ma se manca l’acqua, si tuffa nella sabbia e, di nuovo, si passa scrupolosamente le penne. Un’abitudine quotidiana per eliminare i parassiti.

Alla meta senza soste

Piccolo e cicciottello, il croccolone ha meravigliato persino gli studiosi. Hanno infatti scoperto che è in grado di spostarsi dalla Svezia all’Africa sub-sahariana in soli due giorni senza mai fermarsi a riposare. Un volo di quasi 7 mila chilometri alla velocità media di 97 chilometri all’ora. Il segreto di questa traversata senza soste, un’abbondante scorta di grasso accumulata in autunno, che lo rende particolarmente “tondo”: in pratica, raddoppia quasi il peso prima della partenza. 

Ce la mette tutta anche la pittima minore, un uccello trampoliere, presente in Asia e Alaska, che per l’inverno viaggia verso Europa, Africa, Australia e Nuova Zelanda. Gli scienziati hanno scoperto che riesce a percorrere anche più di 10 mila chilometri di fila. Ad esempio, dalla Nuova Zelanda alla Corea del Nord, oppure dall’Alaska alla Nuova Zelanda, per un totale di più di 11.500 chilometri: un viaggio che dura nove giorni, alla velocità di circa 56 chilometri orari. E mai un attimo di tregua.

© Gianna Boetti - Mondo Erre
 
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