Un mondo fatato
C’è un giovane ladruncolo dal cuore buono, un’affascinante principessa ribelle, un sultano che vuole maritare la figlia a un pari rango, un malvagio stregone, una simpatica scimmietta e una lampada magica da cui sbuca un genio tutto blu.
Sì, siamo senza dubbio nel mondo fatato di Aladdin, la celebre fiaba tratta dal libro di novelle orientali Le mille e una notte, che torna in gran spolvero sul grande schermo questa volta in versione live-action.
In passato, infatti, esattamente nel 1992,
Aladdin aveva fatto la sua bella figura sotto
forma di cartoon, prodotto dalla Disney, ottenendo un clamoroso successo con un incasso di oltre
mezzo miliardo di dollari, primo film d’animazione a raggiungere una simile cifra.
E oggi, la stessa Disney, lo ripropone con attori in carne e ossa, seguendo il trend degli ultimi tempi, che solo per quest’anno ha visto la casa di produzione di Topolino varare con l’identica “tecnica” Dumbo (uscito ad aprile) e prossimamente Il Re Leone e Mulan.
Tutti cartoon di largo successo che la Disney “replica” in live-action sfruttando le immense possibilità che oggi offre la tecnologia computerizzata nel mettere in scena storie che, fino a qualche anno fa, erano impensabili da girare con gli attori.
Una favola intramontabile
Ecco così prendere vita nel film scenari esotici e personaggi fantastici con un realismo sbalorditivo, qui al servizio di una favola intramontabile. Aladdin è un ladruncolo dal cuore d’oro che s’imbatte nella bellissima principessa Jasmine, di cui s’innamora. Sentimento complicato da perseguire, visto che il Sultano ha piani diversi per la figlia: dovrà sposare almeno un principe.
A complicare le cose ci si mette di mezzo il perfido stregone
Jafar, che vuole
spodestare il Sultano. Per riuscirci, però, dovrà impossessarsi della lampada magica custodita nella Grotta delle Meraviglie. Impresa non semplice: solo una persona umile dai sani valori morali è in grado di prenderla, ossia Aladdin.
Il giovane viene convinto con l’inganno da Jafar a entrare nella grotta. Rimasto prigioniero nell’antro, scopre che la lampada, se strofinata, fa comparire un genio in grado di esaudire tre desideri. È l’inizio, per Aladdin, di una rocambolesca avventura in cui scoprirà che non è così facile conquistare il cuore di Jasmine, soprattutto se si finge di essere ciò che non si è.
Dramma e risate
Non è stato semplice scritturare gli attori giusti, vista l’ambientazione orientale della vicenda. Per questo, si sono svolte oltre 2000 audizioni prima di trovare i protagonisti del film. Alla fine, la scelta è caduta su Mena Massoud per Aladdin, canadese di origine egiziana, e Naomi Scott per Jasmine, anglo-indiana, entrambi semisconosciuti ai più.
Per i due giovani, è l’occasione della vita per lanciare le rispettive carriere in un kolossal firmato dall’abile Guy Ritchie, regista di successo (tra i suoi film, i due
Sherlock Holmes, Operazione U.N.C.L.E., King Arthur - Il potere della spada) e recitare accanto a una stella di Hollywood come
Will Smith, qui arruolato
nell’inconsueta veste del genio della lampada.
«Per tratteggiare il personaggio – spiega Smith – mai come in questo caso mi sono servite le esperienze passate: è stato quasi come sommare insieme i ruoli fatti in carriera. Ho dovuto unire recitazione, canto, rap e umorismo».
Sì, perché nel film si fondono insieme generi diversi, con numeri musicali e recitati. Precisa Massoud: «Non è una commedia, non è un musical, non è un action movie, ma un perfetto equilibrio di tutto questo, tra momenti comici e drammatici».
Un cast multietnico
La sfida è non far rimpiangere il cartoon. «È un remake che sono certo conquisterà i fan – assicura Smith – . Ritchie è riuscito a mantenere intatta l’atmosfera nostalgica del film d’animazione e a introdurre una “sua” visione originale della storia, tra sequenze musicali e d’azione. Il pubblico rimarrà sorpreso».
Tra gli elementi di novità, spicca la figura di Jasmine. «Ha un profilo
moderno – commenta Naomi Scott – , che non aveva nel cartoon: è sì una ragazza a cui batte
forte il cuore, ma vuole essere anche protagonista della vita sociale della sua città e punta a governarla. È tenace, forte e indipendente».
Altra particolarità è quella di essere un film che rappresenta il popolo e la cultura mediorientali. «Sono caratteristiche – sottolinea Massoud – poco frequentate a Hollywood e sono orgoglioso che Aladdin, in qualche modo, le metta in evidenza. Il cast è multietnico: oltre a me e Naomi ci sono attori con radici tunisine e iraniane che interpretano personaggi importanti, e non accade spesso».
Ora ad Aladdin spetta l’impresa più grande: quella di scalare il box office degli incassi. Basterà il genio della lampada per compiere questa magia?
©Mondo Erre - Claudio Facchetti