Non accade tutti i giorni di vedere la pop star di turno uscire dall’albergo che lo ospita per scambiare quattro chiacchiere, autografi e foto con i fans in trepidante attesa. Ma Jesse McCartney sembra proprio un tipo alla mano e anzi, appare persino un po’ sorpreso da tanta attenzione per la sua prima visita in Italia. Visita che coincide con il lancio del suo album d’esordio, “Beautiful soul”, ultimo tassello di una carriera fin qui notevole a dispetto della giovane età.
Jesse, infatti, a sette anni già saliva sul palcoscenico newyorchese di Broadway nel musical “Oliver”, per poi proseguire applauditissimo in altre produzioni. Passava quindi alla tv, prendendo parte alla soap opera “All my children” e alla popolare serie “Summerland”, apprezzata anche in Italia.
Ora è il turno della musica e di questo debutto con “Beautiful soul”, album pop ottimamente confezionato che in America è andato a gonfie vele. Jesse, vestito con t-shirt beige a righe e jeans, occhi azzurri vivaci sotto il caschetto biondo, si è sottoposto volentieri alla nostra raffica di domande.
L’intervista
Il mondo del pop è affollato. Come hai voluto caratterizzare il tuo album?
Ho cercato di differenziare le canzoni lavorando su generi diversi, partendo sempre però da una base pop. Per questo ci sono spunti dance, rhythm and blues, rock, urban, mentre alcuni brani possono ricordare Craig David. Non è un caso. Ho iniziato a pensare al disco quando avevo 15 anni e all’epoca ammiravo Craig. Oggi ne ho 19 e crescendo ho diversificato i miei gusti. Credo che “Beautiful soul” documenti bene questo viaggio nel trovare la mia strada.
Cosa vuoi dire con le tue canzoni?
Desidero trasmettere emozioni. Oggi ci sono in giro troppi artisti che non hanno anima e, per certi versi, trovo la scena un po’ deprimente. Ho quindi capito quanto sia importante provare delle emozioni vere quando si canta. In tale modo, anche se hai un brano scadente, puoi riuscire a migliorarlo mettendoci dentro il cuore. Certo, il compito è più facilitato quando sei tu l’autore dei tuoi brani, e per questo sto già scrivendo le canzoni che faranno parte del prossimo disco.
Ti viene più facile trasferire le tue emozioni in una canzone o quando vesti i panni di un personaggio?
Sono pianeti differenti. Quando recito sono una specie di veicolo per le emozioni di altre persone, come il regista o l’autore della sceneggiatura. Sono loro, in linea di massima, a “disegnare” il personaggio a cui devo dare una caratterizzazione. Le canzoni, invece, mi coinvolgono in maniera completa, mettono in gioco i miei sentimenti. Ora non voglio dire che il mio album sia un lavoro particolarmente impegnato, ma nei brani ho senza dubbio espresso ciò che provo dentro di me.
La tua carriera segue il binario attore-cantante. Qualcuno potrebbe pensare che tu sia un artista “imprestato” dal cinema alla musica o viceversa, che sfrutta il fatto di essere attraente.
Mi rendo conto quanto sia facile cadere nello stereotipo del belloccio che non sa cantare né recitare, ma queste critiche di solito arrivano da personaggi che hanno scarso talento. A costoro dico sempre di venirmi a vedere durante un mio spettacolo, sono sicuro che cambierebbero opinione. D’altra parte, anche se giovane, non sono l’ultimo arrivato. Ho iniziato a esibirmi a sette anni sotto i riflettori di Broadway e su quelle scene ho costruito la mia carriera. Lì non puoi bluffare: se non sai cantare, recitare e ballare non vai avanti.
In Italia sei stato apprezzato per “Summerland”. Come hai vissuto quell’esperienza? Ti somiglia in qualche modo Bradin Westerly, il personaggio che interpreti?
È stato divertente girare la serie, il cast era delizioso e mi permetteva di trascorrere almeno tre giorni sulla spiaggia californiana. Insomma, niente male come esperienza, anche se sono telefilm che hanno il solo scopo di far passare mezzora in modo spensierato. Per quanto riguarda il personaggio, non mi somiglia tanto. L’unico punto in comune è la passione per gli sport, come il surf, e stare all’aria aperta.
La tua famiglia ti ha sempre assecondato nelle tue scelte?
Ho avuto un’infanzia meravigliosa, che non cambierei per nessuna ragione al mondo. La mia è una famiglia molto unita, che non mi ha mai spinto a fare cose che non desiderassi, dandomi il massimo appoggio quando ne avevo bisogno. A differenza di tanti altri, ho avuto la fortuna di scoprire presto cosa volevo fare nella vita, ma intraprendere questa carriera non mi ha impedito di condurre un’esistenza normale. Ho continuato a frequentare la scuola pubblica, a fare sport, a uscire con gli amici come qualsiasi altro ragazzo.
Sei fidanzato?
Sì, da un anno e mezzo. Si chiama Kate Cassidy, è una bravissima attrice canadese. Sono molto innamorato di lei, abbiamo un sacco di cose in comune, parliamo tantissimo tra noi, sia quando usciamo che per telefono se le nostre professioni ci allontanano. Non ci annoiamo mai e andiamo davvero molto d’accordo.
CLAUDIO FACCHETTI
