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...con Carlo Conti

I ragazzi preferiscono i dinosauri del rock Li chiamano “dischi di catalogo”. Sono quegli album che hanno fatto la storia del rock, pubblicati anche trent’anni fa. Titolari nomi come Beatles, Queen, Pink Floyd, Bob Marley, Aerosmith e tanti altri. Fanno sovente capolino nelle edicole, a prezzi scontati, ma anche sugli scaffali dei rivenditori, accanto alle ultime novità, non sfigurano. Nel senso che vendono ancora bene, in America come in Europa, Italia compresa. La novità è che, a tenere in alto le vendite, non sono i soliti nostalgici, ma i ragazzi. Almeno è quanto rivela una statistica commissionata dal quotidiano Usa Today negli Stati Uniti, confermata anche dagli stessi rivenditori. Una tendenza avvalorata anche dalle nostre parti. Sono ormai numerosi i ragazzi che vogliono scoprire da dove arrivano i suoni dei Jet, dei White Stripes o degli Evanescence, gruppi che vanno per la maggiore. E allora i genitori sfoderano dalla loro collezione i classici del rock, facendo scoprire ai figli che, forse, quelle band non sono poi tanto originali. Vorrà dire che anch’io dovrò rispolverare i mie preziosi in album in vinile. Niente colpi di testa Il divieto è in vigore dallo scorso marzo in Olanda: basta colpi di testa per i ragazzi sotto i 16 anni che giocano a pallone. A deciderlo è stata la Royal Netherlands Football Association, “la Federazione gioco calcio”, per preservare il cervello dall’effetto dei microtraumi ripetuti. Il provvedimento si è reso necessario dopo i risultati di un indagine compiuta in America. È emerso che, ogni anno, il 20% delle morti dipende da traumi sportivi alla testa e di questi il 10% riguarda i ragazzi. E' proprio dall’analisi degli atleti di alcuni sport a rischio (pugilato, hockey su ghiaccio, calcio) che i medici sono riusciti a comprendere come reagiscono i neuroni a traumi in apparenza lievi o a rotazioni repentine del cervello nella scatola cranica. Sembra cosa da nulla, invece può portare gravi danni con il passare del tempo. Inoltre, i continui colpi di testa possono provocare un invecchiamento precoce del cervello. D’altra parte, è stato calcolato che ogni stagione un calciatore subisce da 800 a 1.200 microtraumi tra gomitate, zuccate e colpi di testa. La maggior parte sono innocui, ma non è detto, come è stato dimostrato dai medici. E allora anche i giocatori olandesi di serie A dovranno sottoporsi a vari test all’inizio e alla fine della stagione. E in Italia? Pare basti il dottore della società di calcio. Al turpe mercato dei bambini Sono rimasto di stucco a leggere il “Rapporto informativo sulla tratta dei minori” compilato dall’associazione Save the children. Lo studio riguarda alcuni Paesi europei, in cui si svolge l’intero ciclo del traffico di minorenni. Gli Stati di provenienza dei ragazzi sono Albania, Romania, Bulgaria, Moldavia, Ucraina e Russia. I più grandicelli sono destinati allo sfruttamento sessuale (in Danimarca, Inghilterra, purtroppo Italia) mentre i più piccoli, anche appena nati, finiscono sul mercato delle adozioni. Esiste persino un listino prezzi: 15.000 dollari per un maschio, 7.000 per una femmina. Il traffico incomincia dalla Bulgaria, dove sono reclutate le madri incinte. Vengono poi trasferite in Grecia per il parto e i documenti. I bambini, a quel punto, restano nella stessa Grecia o finiscono in Spagna, tra le mani dei genitori-acquirenti. Cosa dire? Alcune volte ho l’impressione che l’umanità, al posto di andare avanti, abbia compiuto dei grandi passi indietro. CARLO CONTI RISPONDE Anch’io sono felice Ho apprezzato molto il sondaggio fatto da Mondo Erre sulla felicità e io stessa ho risposto alle domande. Ho visto poi le risposte e sono rimasta contenta che molti ragazzi siano soddisfatti della loro vita, come lo sono io. Ma perché tanti miei coetanei, tra amici e compagni di scuola, sembrano sempre tristi o ingrugniti? C’è chi è insoddisfatto perché ha perso la sua squadra, perché non riesce a uscire con un amico/a, perché i genitori non lo comprendono. Non capisco. Questo mondo non sarà perfetto, ma non mi sembra poi così brutto. Tu cosa dici? Carlotta, Trento Cara Carlotta, hai ragione. Molti tuoi coetanei non si rendono conto della fortuna che hanno: una casa accogliente, una famiglia che li segue, una scuola dove andare, tante opportunità per divertirsi. Che siano troppe? Non saprei. Anch’io mi domando sovente cosa c’è che non quadra. Certo, non voglio dire che solo per le ragioni espresse sopra non si debbano avere dei problemi. Forse, però, sarebbe il caso di ridimensionarli, di collocarli nella giusta prospettiva. Per quanto riguarda il mondo, penso che non sia perfetto né brutto. Piuttosto, è diviso a metà. Da un lato, è arrivato il progresso, con i suoi vantaggi e i suoi inconvenienti, che ha comunque portato grossi benefici a una parte di umanità, compresi noi. Dall’altro, ci sono tanti Paesi che lo sviluppo non l’hanno mai visto e pagano ogni giorno un prezzo altissimo per poter sopravvivere. Senza retorica: possiamo migliorarlo un po’ tutti quanti, anche solo con piccoli gesti: con un’adozione a distanza, aiutando qualche associazione, impegnandosi verso i più deboli.
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©AGOSTINO LONGO
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