Nel 2002 il suo clamoroso esordio, con 14 milioni di copie vendute con Let go. E ora la conferma della bontà delle sue canzoni con il nuovo album Under my skin. "Ogni canzone è un pezzo della mia vita, fotografa le emozioni vissute in questi anni".
E' certamente uno dei dischi più attesi dell’anno, non fosse altro perché con il precedente, Let go, ha venduto 14 milioni di copie, trasformandosi in uno degli esordi più folgoranti delle sette note. E ora è arrivato il secondo capitolo della carriera di Avril Lavigne, intitolato Under my skin, in cerca di conferme. Non avrà difficoltà nel trovarle. L’album è confezionato con gli identici ingredienti del precedente: un’amalgama riuscita di rock e pop con melodie contagiose. Le canzoni sono eseguite con l’energia dei suoi vent’anni e cantate con personalità, suddivise tra pezzi tirati e lente ballate, che apriranno nuovamente ad Avril le porte della popolarità.
D. Cosa è cambiato tra questo album e il precedente?
R. In questi due anni sono maturata e ho fatto tesoro delle tante vicissitudini che mi sono accadute, negative e positive. E tutto questo si è riflesso nello sviluppo del nuovo album. Non solo, sono stata anche maggiormente coinvolta nei vari passaggi della lavorazione del disco. Le canzoni di Under my skin sono decisamente più profonde di quelle incise in passato e mi rappresentano bene.
D. E' per questo motivo che hai scelto di intitolarlo Under my skin "Sotto la mia pelle"?
R. Sì, in effetti è un disco che racconta quanto mi è accaduto in questo periodo. Ogni canzone è un pezzo della mia vita, fotografa i momenti che ho trascorso, le emozioni vissute. È un lavoro certamente autobiografico.
D. Dove hai trovato la serenità per lavorare all’album dopo il successo planetario di Let go?
R. Sono stata fortunata a incontrare Chantal Kreviazuk, una cantautrice canadese, con cui ho firmato e registrato alcuni pezzi nello studio della sua casa in California. È stato un vero toccasana vivere lì per un po’ di tempo, rimanere lontana dai riflettori e incidere in santa pace. In questo modo, non ho ricevuto pressioni da alcuno, sono stata libera di esprimere le mie emozioni.
D. Avevi già qualche idea precisa su quale sound dare all’album?
R. No, assolutamente. Ho incominciato a comporre senza seguire una direzione particolare e subito dopo la fine del lungo tour mondiale. Ho sentito immediatamente la necessità di mettermi a scrivere.
D. Come ti sei avvicinata alla musica?
R. La prima chitarra che ho preso tra le mani è stata quella di mio padre, quando avevo 12 anni. Ho incominciato a strimpellarla seguendo gli accordi pubblicati su un libro, e non ho più smesso. Ricordo ancora il primo pezzo completo che ho suonato: era Fly away di Lenny Kravitz.
D. Vai d’accordo con i genitori?
R. Direi di sì, anche se sono sempre stata una tipa dal carattere vivace, un po’ ribelle. Ma sono fieri di me, dei risultati che sono riuscita a ottenere.
D. Molti ti considerano una ragazza arrabbiata.
R. Sbagliano di grosso. Desidero una vita tranquilla, sposarmi e avere dei figli. In realtà, sono una ragazza normale, come tutte le altre, che fa un mestiere diverso dal solito. Mi piace cucinare, leggere, uscire con gli amici. Sono appassionata di sport, basket, hockey, skateboard. Certo, la popolarità ha modificato le mie abitudini, ma cerco di non staccarmi dalle mie radici.
D. Segui la moda?
R. Potrei vestirmi con abiti firmati, me ne arrivano tanti, ma preferisco seguire un mio stile piuttosto che fare pubblicità a qualche stilista. Come la cravatta, che indosso sovente: ne ricevo tantissime, soprattutto dai fans.
D. Fai parte della pattuglia delle giovani stelle del pop, a cui vieni sovente accomunata. Cosa pensi delle tue colleghe?
R. Sono tutte molto brave, al di là dei generi. Apprezzo parecchio Alicia Keys, suona davvero bene il piano, ed è simpatica Pink. Mi piace anche Britney Spears, non è vero che la odio, come qualcuno ha scritto. Semplicemente facciamo generi diversi e non voglio essere paragonata a lei.
CLAUDIO FACCHETTI