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COME SI ALLENA L’INTELLIGENZA

Gli imprevisti aumentano l’attività delle cellule del cervello. Ma se resti inchiodato per ore davanti alla tv o a un giochetto elettronico ripetitivo, la tua mente invecchia. Anche se sei un ragazzo. La neurobica per migliorare memoria e creatività Quando realizzò la sua prima invenzione, Rino Sebastiani, quarantenne di Capannoli (Pisa), aveva 8 anni. Voleva andare a scuola saltellando, e allora si costruì le scarpe con le molle. Tagliava giù dai prati che sembrava un canguro: era felice. Le scarpe devono essere una passione di famiglia: oggi suo figlio Amedeo, anche lui 8 anni, ha già brevettato “scarpe allungabili” e una lavatrice “lavapersone”. Di più: ha spedito alla Nasa il progetto per un razzo da duemila posti a sedere. L’Ente nazionale aeronautico e spaziale americano gli ha risposto di non abbandonare l’idea, perché, a parte il numero di passeggeri un po’ eccessivo, “presenta aspetti interessanti”. Rino Sebastiani adesso continua a sfornare prototipi ed è titolare di una società di consulenza che promuove su Internet le invenzioni e facilita la registrazione dei brevetti. Confida: “Come si diventa inventori? Quando si pensa intensamente ad una soluzione, prima o poi si accende la lampadina e l’idea buona arriva. La fantasia è una dote innata, però va esercitata: chiunque può sviluppare la propria intelligenza”. Già, ma come? “Con l’allenamento”. È lo stesso suggerimento di Lawrence Katz, lo scienziato americano che ha lanciato una nuova disciplina, chiamata neurobica, per migliorare memoria e creatività. Una specie di “fitness della mente” che permetterebbe di esercitare il cervello per mantenerlo agile, proprio come la ginnastica aerobica in palestra ci aiuta ad avere un fisico tonico. La neurobica si basa su recenti scoperte che rivelano come alcune cellule si rigenerano, in particolare nell’ippocampo, l’area del cervello che elabora le informazioni in modo da poterle ricordare. Si è scoperto che i tassisti di Londra hanno un ippocampo più grande del normale e questo dipenderebbe dal continuo sforzo per orientarsi in una città sterminata e fitta di strade. Si è anche accertato che l’appannarsi della mente, a mano a mano che invecchiamo, non è causato dalla morte progressiva dei neuroni (le cellule cerebrali), bensì dalla riduzione dei collegamenti fra di essi. L’efficienza del cervello dipende proprio da questi collegamenti. Se, per esempio, smetti di pensare e resti inebetito inchiodato davanti al televisore o a un giochetto elettronico ripetitivo, il tuo cervello invecchia anche se sei un ragazzo. In particolare – avvertono gli scienziati - la pigrizia mentale finisce per atrofizzare le fibre su cui corrono le informazioni tra le cellule cerebrali. Esistono, invece, sostanze nutritive naturali (neurotrofine) che favoriscono lo sviluppo di queste fibre. Le quali, quando sono stimolate (come avviene leggendo un libro avvincente, oppure seguendo attentamente la lezione dell’insegnante) diventano più grandi e numerose. I cinque sensi La quantità di neurotrofine prodotte dal cervello dipende dal tipo di attività che si svolge. Più si compie un lavoro stimolante e impegnativo e più il cervello diventa agile: lo si è visto, per esempio, nei giocolieri del circo equestre che sviluppano una eccezionale abilità motoria. Dicono gli esperti: “Bisognerebbe allenare la mente impiegando tutti i cinque sensi”. Udito, gusto, vista, odorato e tatto sono le strade che percorre il cervello per collegarsi con il mondo. Oggi usiamo soprattutto la vista e l’udito, perché ci forniscono più rapidamente le informazioni sull’ambiente. Ma in passato un buon olfatto poteva consentire la sopravvivenza e magari dare la gloria. Pensate a Cristoforo Colombo: aveva un naso straordinario, capace di distinguere in un attimo i cibi commestibili da quelli tossici. L’intrepido navigatore annusava anche i venti, nessuno come lui sapeva prevedere tempeste e monsoni. A questo proposito, Paolo Emilio Taviani, forse il maggiore studioso di Colombo, ha scritto: “Fu lui ad iniziare la navigazione in mare aperto, il primo ad allontanarsi dalla vista delle terre. Poteva farlo perché aveva in misura eccelsa le doti fisiche del marinaio: una vista e un udito perfetti, un senso dell’olfatto eccezionale. Molti fra coloro che l’hanno conosciuto hanno esaltato le sue straordinarie qualità olfattive, lasciando testimonianza della sua acuta sensibilità per i profumi. Qualcuno la interpretò come l’espressione di un lusso; era invece l’espressione di una facoltà che egli possedeva in misura sproporzionata rispetto ai suoi simili: una innata facoltà che costituì una componente fondamentale e determinante del suo sesto senso, il senso del mare”. Ma ritorniamo alla neurobica. La prima regola è rompere la routine, e cioè spezzare il ritmo delle abitudini che si ripetono giorno per giorno, sempre uguali, con monotonia. Bastano piccoli cambiamenti. Ernest Hemingway, uno dei più acclamati romanzieri del secolo scorso, quando arrivava ai dialoghi, si alzava dalla macchina per scrivere e, in piedi, usava la matita. Gli esercizi che si possono fare sono infinti. Katz li riassume fornendo tre consigli: 1. Coinvolgere uno o più sensi in un modo nuovo, sfruttando meno il senso cui ricorriamo di solito. Per esempio, fare la doccia ad occhi chiusi. 2. Mettere il cervello in stato d’allerta con un coinvolgimento anche emotivo. Per esempio, capovolgere i poster e le fotografie nella nostra stanza: le emozioni rinforzano la memoria. 3. Abolire la monotonia. Per esempio, facendo un percorso diverso per andare a scuola. Manco a dirlo, sono in molti a sorridere di questi consigli. “Katz non ha inventato nulla - osservano alcuni studiosi - : tutto ciò che tiene il cervello in efficienza fa bene. Possono bastare una dieta adeguata e l’esercizio fisico”. Forse vale anche la pena meditare sulle parole di Doron Blake, ex bambino prodigio americano. A 2 anni sapeva usare il computer, a 6 leggeva l’Amleto, a 11 scrisse un libro. Ora, a 22 anni, sostiene che è riduttivo giudicare qualcuno in base alla sua intelligenza: “Ciò che conta – dice - è quello che hai nel cuore, non nel cervello”. ROMEO REPETTO
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©AGOSTINO LONGO
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