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THE THRILLS - SOGNANDO LA CALIFORNIA

I cinque irlandesi hanno negli occhi e nel cuore la California. E al rock solare di quella terra si sono ispirati per costruire le canzoni del nuovo album Let's bottle Bohemia. L'Irlanda non e' certo terra dai cieli azzurri e dal sole caldo. Ma per i Thrills, in fondo, e' sempre apparsa un po' cosi'. A loro bastava rinchiudersi nella sala prove dove suonavano e, quasi per magia, si materializzava davanti ai loro occhi la California. Ci riuscivano amalgamando i suoni rock, country e pop di quelle latitudini, fonte inesauribile di ispirazione per le loro canzoni. E con quelle canzoni, nel 2003, hanno imbastito l'album So much for the city, con cui si sono fatti largo nel mondo delle sette note. Un lavoro solare, con belle melodie e convincenti armonie vocali, che hanno fatto guadagnare loro notorieta' e premi. Adesso arriva la replica, Let's bottle Bohemia, che ripropone in maniera piu' matura l'effervescente sound del precedente album. Un lavoro dal maggiore tasso rockeggiante, curato e diretto al tempo stesso, che dovrebbe confermarli come una delle realta' sonore piu' interessanti di questo periodo. L'intervista D. Vi siete affermati in breve tempo, ma da quanto suonate insieme? R.Praticamente da quando eravamo ragazzini. Abitavamo tutti nello stesso quartiere di Dublino ed e' stato quasi naturale formare un gruppo, visto che tutti amavamo la musica. Abbiamo lavorato duramente, suonato parecchio in giro e, alla fine, ottenuto la ricompensa per il nostro impegno con un contratto discografico. Certo non ci aspettavamo un riscontro cosi' importante con il primo disco. D. Vi ha cambiato il successo? R.Abbiamo cercato di non adagiarci sugli allori e di mantenere i piedi in terra. Sappiamo che quando si raggiunge un'affermazione fulminea e consistente come la nostra, tante persone reagiscono con un po' di scetticismo. e' normale, noi stessi proviamo le identiche reazioni quando sentiamo parlare tanto di una nuova band che poi, nei fatti, magari delude. Noi abbiamo provato a non pensare troppo a quanto e' accaduto e di comparire nei media senza esagerare. Alla fine, e' solo aumentato il lavoro. D. In quali condizioni e' nato il nuovo album? R.Di solito, dopo una stagione intensa come la nostra, un gruppo si prende una pausa di riposo per concentrarsi meglio sul nuovo disco. Noi, invece, non ci siamo fermati. Finito il tour, ci siamo subito messi al lavoro perche' non volevamo perdere quella carica incredibile accumulata durante i concerti. Per questo il disco suona piu' rock del precedente. D. Come avete scelto le canzoni che dovevano far parte dell'album? R.Abbiano seguito una sola regola: ogni volta che un nuovo brano ci sembrava potesse andare bene per il primo album, lo scartavamo. Non volevamo fare un disco che fosse la fotocopia dell'altro. Il compito di una band e' quello di progredire, di migliorare un po' ad ogni incisione. D. In quale modo siete maturati? R.Quando abbiamo realizzato il primo disco eravamo ingenui ed entusiasti. La band stava cercando un suo suono e nelle canzoni in parte si sente. Non badavamo molto al fatto che un pezzo potesse ricordare lo stile di qualcun altro, eravamo solo felici di aver raggiunto un traguardo importante. Oggi, dopo un anno passato sui palchi di mezzo mondo, siamo migliorati enormemente sul piano musicale e della personalita'. Abbiamo imboccato una strada precisa e Let's bottle Bohemia lo mette bene in evidenza. D. In due canzoni suona come ospite Peter Buck dei REM. Come lo avete incontrato? R.e' venuto a farci visita nei camerini dopo un nostro concerto tenuto a Seattle. Cosi', sfoderando un po' di faccia tosta, gli abbiamo detto che ci sarebbe piaciuto averlo ospite nel nostro disco. Lui ci ha lasciato il suo numero di telefono ma non avremmo mai pensato che avrebbe accettato, anche solo per i suoi impegni. Invece, e' arrivato in studio e in un paio di giorni abbiamo inciso i pezzi. Non potevamo crederci. D. Sorprende che un gruppo irlandese si ispiri ai suoni del rock californiano per comporre le canzoni. Come nasce questo interesse? R.Non saprei rispondere perche' non e' una scelta calcolata. e' solo la risultante delle nostre passioni musicali filtrate attraverso le rispettive personalita'. D'altra parte, non e' scritto da nessuna parte che un gruppo debba per forza esprimere le influenze della sua terra. Anzi, penso che la musica abbia la funzione di fare viaggiare, di aiutare a scoprire inediti paesaggi sonori. CLAUDIO FACCHETTI
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