01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 01 02 03 04 05 06 07 08 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10

EMERGENZA ACQUA

UN TESORO DA SALVARE

 
L'acqua è un bene che sembriamo dare per scontato, e che invece diventerà sempre più raro e costoso. Già oggi, a soffrire per mancanza di risorse idriche sono un miliardo e mezzo di persone, fra meno di vent’anni potrebbero essere il doppio. È un’emergenza mondiale che si sta aggravando. E, come sempre, un abisso divide i ricchi dai poveri.
 
Forse noi non sappiamo neppure di essere fra i ricchi: restiamo mezz’ora sotto la doccia, o lasciamo il rubinetto aperto mentre ci laviamo i denti, ignorando che in qualche altra parte della Terra, ogni otto secondi un bambino muore di sete, oppure perché ha bevuto acqua sporca contaminata. Settanta malattie su cento, in qualche maniera, sono colpa della siccità.acqua
 
L’acqua, quella pulita, significa vita, salute, benessere. Se nei Paesi progrediti la speranza di vivere in un secolo è passata da 44 a 80 anni, si deve al fatto che nelle nostre case c’è l’acqua potabile. Salva più gente l’acqua pulita che la penicillina. Ecco perché, se il secolo scorso è stato quello dell'”oro nero”, il petrolio, il nostro sarà il secolo dell’”oro blu”, l’acqua. E allora può essere opportuno conoscere meglio questo bene prezioso da salvare.

Il brodo primordiale

La formula chimica dell’acqua, H²O, è forse l’unica che tutti conoscono: due atomi di idrogeno uniti a uno di ossigeno. Questa unione dà luogo a una molecola: un raggruppamento di atomi. E tuttavia, forse proprio perché è così fondamentale per la nostra vita (siamo fatti per due terzi d’acqua), per millenni abbiamo ritenuto che fosse un elemento indivisibile. Sbagliavano. Gli studi iniziati nel 1783 da Lavoisier e completati da Gay-Lussac nel 1805 ne stabilirono la reale composizione.
 
L’acqua è soprattutto una linfa nutriente e un liquido di pulizia per il nostro corpo: porta le molecole dove sono richieste e allontana i prodotti di rifiuto. Nessuna meraviglia se in sua assenza moriamo, dato che per conservarci in salute dobbiamo consumare almeno due litri e mezzo al giorno, la quantità necessaria a reintegrare i liquidi che perdiamo fisiologicamente.
 
Creature di terra ferma come siamo, tendiamo a dimenticare che per molto tempo l’ambiente acquatico è stato l’unico luogo ad ospitare la vita sul pianeta. Alcuni studiosi sono convinti che la vita sia cominciata proprio nell’acqua. È la stessa opinione che avevano i pensatori antichi: Anassimandro, filosofo della Grecia classica, ipotizzò che i primi organismi fossero marini e si spinse ad azzardare che l’uomo derivasse dai pesci. Un altro filosofo, Talete di Mileto, più di 2600 anni fa, indicò nell’acqua il principio di ogni cosa. Oggi c’è chi considera le vastità oceaniche come un ambiente adatto alle origini dell’esistenza e immagina una inebriante mistura di acqua bollente, gas e minerali negli abissi marini: “un brodo caldo diluito”, lo descrive il biologo britannico Haldane.
 
È il cosiddetto “brodo primordiale” che indica le acque della Terra primitiva, ricche di composti organici formatisi spontaneamente per effetto di fattori naturali (radiazioni ultraviolette, scariche elettriche atmosferiche, gas vulcanici) dalle quali si sarebbero originati i primi organismi viventi. Tutto questo – spiegano gli studiosi – accadeva cinque miliardi di anni fa, quando la crosta terrestre, bombardata dalle eruzioni di milioni di vulcani, cominciò a raffreddarsi e il vapore acqueo si condensò in pioggia. Fu un diluvio universale che durò milioni di anni. Mentre gli altri pianeti della galassia diventavano sassi roventi o gelidi, la Terra si copriva d’azzurro. per questo, visto dallo spazio, il nostro pianeta è più bello del sistema solare: oltre il 70% della sua superficie è fatta di oceani, mari, laghi, lagune, fiumi. La vita stessa è un dono dell’acqua.
 
E anche noi siamo fatti d’acqua per il 70%. La disidratazione, e cioè la perdita anche solo del 10% del peso corporeo, significa la morte. L’uomo infatti può resistere 40 giorni senza mangiare, ma non più di sette senza bere. Gli esseri viventi, spiegano i medici, sono “soluzioni saline in acqua di vari tipi di molecole organiche, fra le quali predominano le proteine”.
Insomma, siamo tutti grosse spugne.

Culla di civiltà

Il valore simbolico e mitico dell’acqua è sempre stato vivo in ogni cultura. E ha destato universalmente l’interesse dell’uomo religioso in molte manifestazioni, anche nelle cerimonie. In tutti i riti della creazione, “in principio era l’acqua”: nella Bibbia, “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”; nel Rgveda (il più antico testo letterario dell’India che documenta le idee mistiche degli Ario-Indiani) si legge che “tutto era Acqua indistinta”.
 
L’acqua è stata la culla della civiltà, ma le vie d’acqua dolce che alimentarono le culture dell’antico Egitto, dell’India, della Cina e della Mesopotamia sono neppure un decimillesimo di tutta l’acqua presente sulla Terra. Il resto è acqua salata, letale per l’esploratore assetato.
 
L’acqua dà e porta via: pensate al Nilo che rende fertile l’Egitto e poi lo devasta con le inondazioni. Le stesse divinità delle acque, esemplificate nella mitologia greca da Poseidone, sono creature ambigue, che riuniscono in sé aspetti benigni e terribili. Lo Stige è il passaggio segreto che porta all’Ade, il regno dei defunti, e il Gange è ancora oggi sepolcro dei morti.
 
acquaAltri fiumi – e questa volta reali e non mitologici – hanno portato la vita e alimentato il progresso. Non solo il sacro Nilo, ma il Rio delle Amazzoni che nasce nelle Ande peruviane, il Reno che compie un viaggio di 1.320 chilometri dalle Alpi austriache al Mare del Nord, i potenti Fiume Giallo e Azzurro che discendono dall’altopiano del Tibet, la densa distesa dell’Orinoco, il Gange misterioso, il placido Mississippi. E altri corsi d’acqua meno imponenti, ma altrettanto decisivi per l’evolversi della storia: Parigi non sarebbe mai diventata Parigi senza la Senna, Londra non sarebbe mai diventata Londra senza il Tamigi.
 
Ma è forse nel Tigri e nell’Eufrate, i fiumi gemelli che si svuotano nel Golfo Persico, che possiamo leggere il ruolo più profondo avuto dai corsi d’acqua nel cammino dell’uomo. Fu proprio nella terra “fra due fiumi” – questo è il significato della parola greca Mesopotamia – che ottomila anni prima di Cristo alcune popolazioni nomadi si insediarono nella loro fertile pianura alluvionale, diventando i primi agricoltori e allevatori di bestiame della storia.
Fra quei due fiumi si avvicendarono le grandi civiltà: prima le tribù che fondarono Babilonia, poi i sumeri e quindi gli assiri. L’esigenza di un’opera coordinata per irrigare i campi stimolò lo sviluppo di una prima forma di governo e anche dell’industria e del commercio. I Sumeri costruirono canali lungo il Tigri almeno a partire dal 2400 a.C. In questa terra balza evidente come l’acqua abbia portato, nel mondo antico, cultura, ordine sociale e sviluppo.

È anche progresso

L’agricoltura e l’industria sono due grandi consumatori d’acqua. Si calcola che ogni anno l’uomo impieghi tremila chilometri cubici per irrigare i campi e meno della metà per far funzionare le fabbriche. Del resto, per produrre una tonnellata di barbabietole sono necessari 1.000 tonnellate d’acqua e per un tonnellata di grano ce ne vogliono 1.500. Un albero, per crescere di 20 chili, “beve” circa 60 mila litri d’acqua. Non si fa nulla senz’acqua: dall’acciaio, che ha bisogno di 300 metri cubi d’acqua per tonnellata, ad un uovo che necessita di un metro cubo d’acqua. Ecco perché l’uomo da sempre si è ingegnato a costruire dighe e canali per sfruttare l’acqua, che è anche una sorgente di energia.
 
Per duemila anni, fino all’avvento della macchina a vapore, le ruote idrauliche, mosse dall’acqua, sono state il “motore” del progresso. Già 500 anni prima di Cristo gli Etruschi usavano i mulini ad acqua nella zona di Bolsena. La Rivoluzione industriale del 1800 è legata all’energia fornita dal motore a vapore: nelle fabbriche tessili, nelle miniere di carbone, per la lavorazione dell’acciaio. Ed ecco i treni e le navi a vapore che davano una svolta alla vita. Ancora oggi, una parte dell’elettricità che fornisce energia e luce, è prodotta da macchine a vapore nelle centrali elettriche.
 
Da quando l’uomo ha imparato a usare l’energia elettrica, anche sfruttando direttamente la forza di una massa d’acqua (l’energia cinetica dell’acqua in caduta viene convertita in energia elettrica), anche i Paesi poveri di materie prime ma ricchi d’acqua, come l’Italia, hanno avuto un impulso industriale. Ma c’è un inconveniente: dall’uso che ne fa l’uomo, l’acqua ne esce sporca. Inquinamento e sprechi minacciano seriamente quella che era una macchina perfetta messa in moto dal Sole: evaporazione-precipitazione-evaporazione.

Voglia di perfezione

Vinceva chi sapeva andare per mare. I Fenici, abili marinai, avevano inventato la nave a chiglia: teneva meglio la rotta e non ribaltava nel mare mosso. Con le loro imbarcazioni, lunghe una ventina di metri e stipate di merci, toccavano tutti i Paesi del Mediterraneo. Costruivano porti ed empori. Non avevano la bussola, ovviamente, e si orientavano seguendo le stelle, ma erano padroni del mare e quindi anche della terra.
 
Cartagine, colonia fenicia, rischiava di dominare il mondo. Allora Roma decise di soppiantarla. I romani erano soldati invincibili, ma vulnerabili marinai. Finché il generale Attilio Regolo inventò il rostro che agganciava la nave nemica e consentiva ai legionari di combattere come sulla terra ferma. Così anche Roma diventò una potenza marinara.
 
Ma per molti secoli si continuò a navigare fra rischi e tormenti. Neppure i romani erano stati capaci di migliorare le navi. Cicerone aveva impiegato 59 giorni in piena estate, per andare da Brindisi a Efeso, in Asia Minore. Lasciò scritto che non sapeva che cosa maledire di più di quella galea: le onde ubriache, l’umidità del legno o il puzzo dei marinai nutriti di formaggio rancido, aglio e semi di papavero.
 
Poi vennero i Vichinghi, guerrieri navigatori del Nord, protagonisti della grande espansione scandinava dei secoli VIII-IX, noti anche come Normanni. Anche i loro “drakkars” conservavano il primitivo timore a remi, però la navigazione era soprattutto velica poiché avevano l’arte del bordeggio e conoscevano la bussola: un pezzetto di metallo magnetico posto su una tavoletta di legno che galleggiava in una bacinella.
 
Quegli scafi leggeri e robusti, sottili e veloci, scavalcavano le onde più che frangerle. Con i “Drakkars” i Vichinghi colonizzarono l’Islanda e la punta meridionale della Groenlandia, da dove discesero nel Labrador e forse nel Minnesota e nel Golfo del Messico. Ancora oggi quelle navi, sono uno straordinario esempio di ingegno. Stimolato dall’acqua.
 
I romani, se non erano grandi marinai, erano eccezionali consumatori d’acqua. A differenza di quanto accadrà secoli dopo nella tanto celebrata reggia di Versailles, dove il re e la corte erano piuttosto inclini alla sporcizia personale, i romani non potevano fare a meno dei bagni. Per avere acqua in abbondanza costruirono gli acquedotti, autentici monumenti d’arte. Lunghi da 30 a 90 chilometri, portavano acqua salubre non soltanto alle case, ma anche ai giardini, alle fontane, ai bacini che nei teatri erano destinati a rappresentazioni acquatiche. Alcuni funzionano ancora oggi, dopo duemila anni.

Biografia dell’acqua

Nel febbraio del 2000, è stata pubblicata una interessante Biografia dell’acqua (Rizzoli) firmata dal chimico Philip Ball. È un viaggio che riserva continue sorprese e sempre nuovi misteri da svelare: dal diluvio primordiale di cinque miliardi di anni fa che originò gli oceani ai rischi ecologici che incombono sul prossimo futuro.

L’acqua è responsabile delle mutazioni geologiche e ambientali. Può rendere rigogliose terre riarse (per esempio i campi strappati al deserto con l’"irrigazione a pioggia”, attraverso una rete di tubicini che lasciano una goccia sulla piantina protetta dal sole con un cappuccio di plastica) oppure trasformare praterie in deserti.

È sempre lei a fare la differenza fra un cielo azzurro e uno grigio. Le variazioni di calore degli oceani provocano anomalie –dal tepore della Corrente del Golfo ai disastri del Nilo – eventi che minacciano siccità o alluvioni. L’acqua incide gli altopiani, intagliandovi letti dei fiumi, divora le coste, scava anfratti e grotte, spinge le frane, apre le valli, sposta immensi massi. Insomma, è l’acqua a rendere unico il nostro pianeta.

Il primo acquedotto a rifornire Roma fu l’Acqua Appia nel 312 a.C. L’undicesimo e ultimo fu l’Alessandrina nel 225 d.C.

Di solito erano costruiti in tufo o in travertino. In epoche più avanzate (durante la repubblica di Silla) venne usato il laterizio in forma triangolare e il calcestruzzo. Il canale (“specus”) era in muratura e, quando passava sotto terra, aveva pozzi verticali (“lumina”) per l’areazione e le opere di espurgo. Lungo il percorso venivano costruite delle strutture a camera dalle quali partivano i tubi (“fistula”).
 
La portata degli acquedotti romani alla fine del primo secolo dopo Cristo superava un milione di metri cubi al giorno. E cioè, i romani di ieri avevano acqua migliore e più abbondante di oggi: fluiva limpida in continuazione dalle 590 fontane e dai 700 serbatoi. L’eccedenza serviva per il trasporto dei rifiuti nelle fogne.
 
Almeno 40 città romane disponevano di forniture idriche analoghe, grazie complessivamente a 200 acquedotti. Per distribuire l’acqua era eletto un “curator acquarum”, carica prestigiosa. Frontino, che la ricoprì, ci ha trasmesso un trattato che spiega tutti gli aspetti tecnici, giuridici e amministrativi del servizio. Erano i censori a costruire e a curare la manutenzione degli acquedotti, ad appaltarne i lavori, a collaudarli, a decidere le contravvenzioni.
 
Il trattato di Frontino è del 98 d.C. Duemila anni dopo sarebbe difficile sostenere che le cose sono migliorate. L’aveva già intuito Goethe nel 1786, durante un viaggio nella campagna laziale. Lasciò scritto: “Quella gente lavorava per l’eternità e teneva conto di tutto, tranne che della follia dei loro successori”.

La guerra dell’oro blu

La Terra è malata, Sorella Acqua non scorre più. Per averla alcuni Paesi del mondo sono disposti anche alla guerra. Anzi, il primo conflitto per l’”oro blu” si sta già combattendo tra israeliani e palestinesi. Ci sono mille ragioni che ostacolano la pace fra quei due popoli in Medio Oriente, ma una è certamente il controllo del bacino fluviale del Giordano. Gaza senz’acqua muore: chi tiene le chiavi del suo acquedotto ne è l’unico vero padrone. Oggi, il consumo pro capite di un israeliano è di 108 metri cubi l’anno, mentre quello di un palestinese è di 35 metri cubi.
 
Le risorse idriche dovrebbero essere considerate come un patrimonio comune dell’umanità. Ma come sempre vince il più forte. Nel mondo sono utilizzati ogniacqua anno circa 12 miliardi di tonnellate d’acqua per usi igienici, potabili, urbani. Una grande quantità, però mal distribuita: in media gli abitanti dei Paesi industrializzati dispongono di 270 litri al giorno a testa, quelli dei Paesi in via di sviluppo soltanto 30. Allora non stupisce che un rapporto della Cia disegni la mappa dei “probabili conflitti per l’acqua”. Le zone più a rischio sono il Medio Oriente, l’Africa e il vasto territorio asiatico fra l’India e l’Afganistan. In queste aree il 40% della popolazione vive in nazioni che condividono sistemi fluviali.
 
La Turchia, che controlla il bacino dell’Eufrate e del Tigri, stringe nelle proprie mani in cappio che può soffocare la Siria e l’Iraq. In Africa, Egitto, Sudan ed Etiopia si contendono il Nilo; Senegal e Mauritania sono pronti a scannarsi per il fiume Senegal. Stessa situazione in Asia: Iran e Agfanistan in lotta per l’Hemand, India e Bangladesch per il bacino dell’Indo.
 
L’Asia, con il 60% della popolazione mondiale, ha solo il 36% dell’acqua disponibile, mentre il Sud America ha il 6% della popolazione globale e il 26% di acqua dolce. Alcuni fiumi scorrono in zone così scarsamente popolate da potere essere considerati quasi intatti, come il Rio delle Amazzoni o i grandi corsi d’acqua del Canada e della Siberia che sfociano nell’Oceano Artico. Altri sono così sfruttati che a stento raggiungono la foce: come il Colorado, il Fiume Giallo e lo stesso Nilo. Conclusione: si stima che oggi 31 nazioni abbiano problemi d’acqua e che fra vent’anni saranno cinquanta, comprese l’India, la Nigeria, il Kenia, il Perù e la Cina settentrionale.

Rispettare l’ambiente

I rimedi? Gli ecologisti sentenziano: prima di tutto occorre rispettare l’ambiente. È vero, ma come si fa a pretendere da chi sta morendo di fame e di sete un comportamento rispettoso dell’ambiente? Semmai è una richiesta che va accompagnata da esempi coerenti da parte dei Paesi ricchi: prima fra tutti la riduzione di gas serra e programmi di sostegno allo sviluppo, quello cioè che non danneggia l’ambiente.
 
In Kenia, dove il fiume Tana si tuffa nell’Oceano Indiano, c’è un clamoroso esempio di progetto ecologico che si è trasformato in una tragedia.
Negli anni Novanta la Banca Mondiale aveva finanziato con milioni di dollari la costruzione di canali per irrigazione con le acque del fiume vaste piantagioni di mais e cotone. Erano sorti nuovi villaggi e strade, ma l’improvvisa disponibilità di acqua ha richiamato nella zone tribù nomadi, con le loro mandrie che hanno devastato i campi appena coltivati. Quello che doveva essere un progetto di sviluppo ha alimentato una sanguinosa guerra fra diseredati.
Nel frattempo il fiume Tana, a causa delle ripetute siccità, ha ridotto la sua portata, facendo risalire lungo le ramificazioni del suo delta le acque salate dell’Oceano Indiano che bruciano i campi. Ecco che cosa può accadere quando gli effetti dei cambiamenti climatici vengono agevolati dall’azione imprevidente dell’uomo.

Gli errori dell’uomo

Di chi è la colpa se oggi l’acqua avvelenata fa strage di bambini e domani metà della popolazione mondiale soffrirà la sete e la fame? (Sì, anche la fame, perché senza acqua il grano, il riso, la frutta e gli ortaggi ovviamente non crescono). Le responsabilità sono tante e al centro sta l’uomo dissennato, che ha fatto ammalare la Terra e adesso non sa curarla. La natura aggredita si rivolta ed esegue un conto da pagare sempre più salato.

L’effetto serra

Si fa un gran parlare dell’effetto serra. È l’espressione con cui si indica l’aumento della temperatura globale della Terra provocato dall’immissione di grandi quantità di anidride carbonica (CO) nell’aria. L’atmosfera normale dovrebbe contenere circa 300 parti di CO per milione. Questa era la quantità esistente all’inizio del Novecento, prima dell’era industriale. Se nell’aria non ci fosse traccia di CO, la temperatura media della Terra sarebbe di 15 gradi sotto lo zero. Per fortuna quelle 300 parti di anidride carbonica per milione sono una coperta capace di far salire la temperatura di 30 gradi.
 
Il guaio è che a furia di bruciare carbone, benzina, metano, legna, in meno di un secolo siamo arrivati a 350 parti di CO per milione e l’aumento è ora di qualsi due parti per milione l’anno. Come i vetri di una serra, alcuni componenti dell’atmosfera (vapore d’acqua, ozono e CO) impediscono la dispersione del calore dalla Terra verso lo spazio: e questo provoca l’aumento della temperatura, sino a far sciogliere i ghiacciai polari come sta accadendo.
 
L’effetto serra è poi amplificato dal disboscamento, perché gli alberi assorbono anidride carbonica, ma noi li abbattiamo con eccessiva disinvoltura. I terreni sono diventati franosi anche perché negli ultimi decenni abbiamo strappato troppe radici e rovesciato troppo cemento, costruendo palazzi anche là dove non dovrebbero sorgere. È quella che viene definita edificazione selvaggia. Alla fine restano tragici bilanci: “gli eventi catastrofici” (alluvioni, frane) che hanno segnato l’inizio del Terzo millennio sono stati 351 con quasi ventimila vittime e una montagna di miliardi di danni.acqua
 
“Ormai è provato che la gran parte del riscaldamento del pianeta è attribuibile all’effetto serra provocato da attività umane”. Questa frase ha messo fine, nel 1997, alla disputa tra scienziati sulle responsabilità dell’effetto serra (provocato dalla combustione di petrolio e carbone) ed è stata la premessa delle riunioni internazionali di Toronto, Kyoto, Nairobi e Johannesburg dove si è discusso dei mali della Terra, dalla siccità all’inquinamento.
 
La speranza di concrete azioni politiche era grande ma il cosiddetto “accordo di Kyoto”, che prevedeva la riduzione del 20% nelle emissioni di anidride carbonica entro il 2050, è ancora fermo per la riluttanza degli americani (responsabili da soli di un quarto dell’inquinamento globale) a sottoscriverlo, e dunque a correggere il loro sistema energico. L’emissione globale di biossido di carbonio per l’effetto serra è anzi aumentata del 9% e il genere umano ogni anno produce 400-500 milioni di tonnellate di rifiuti nocivi e indistruttibili.

Per tutti i gusti

Sul dizionario potete leggere che l’acqua è una “sostanza incolore, inodore e insapore, liquida a temperatura ordinaria, composta di idrogeno e ossigeno”. Ma poi scoprirete che le acque sono molte e assai diverse fra loro. Ecco le più note.

Acqua ossigenata: è una soluzione di biossido di idrogeno che ha proprietà antisettiche e decoloranti.

Acqua celeste: è una soluzione a base di solfato di rame e di ammoniaca, usata come anticrittogamico.

Acqua di vegetazione: è contenuta nelle olive. Insieme all’olio, al nocciolo e ai residui solidi costituisce la sansa che si ottiene dalla spremitura delle olive.

Acque grasse: proviene dal lavaggio dei piatti e degli utensili di cucina.

Acqua ragia: miscela di acidi cloridrico e nitrico usata come solvente.

Acqua gassata: quella nella quale è stata introdotta, in soluzione, una certa quantità di biossido di carbonio.

Acqua vegetominerale: soluzione di acetato basico di piombo, usata per curare le contusioni.

Acqua minerale: contiene sostanze minerali disciolte. Il consumo annuale in Italia è di 154 litri a testa. Nessuno al mondo ne beve più di noi.

Acque madri: quelle che restano nella saline dopo l’evaporazione dell’acqua marina e quando il sale si è depositato sul fondo.

Acqua meteoriche: si formano nell’atmosfera per condensazione del vapore d’acqua e originano le precipitazioni.

Acqua battesimale: è quella benedetta, usata nelle benedizioni e per il sacramento del Battesimo. È composta di acqua naturale e sale.

Acqua pesante: è un composto formato da ossigeno e deuterio, un liquido molto denso, incolore e inodore. È impiegata nei reattori nucleari.

Acqua distillata: si ottiene dall’acqua di fonte, privata delle sue impurità mediante distillazione e condensazione.

Acqua di mare: è una miscela complessa contenente sali minerali e sostanze organiche provenienti dalla flora e dalla fauna marine.

L’acqua sta scomparendo

Il pianeta sta cambiando. Piove meno di 50 anni fa, ma la pioggia cade tutta assieme. Essendosi ridotti i giorni piovosi, le precipitazioni sono più concentrate e devastanti. La terra non assorbe più, è subito alluvione. Anche la neve cade meno, a tutte le quote. Una delle stazioni meteorologiche italiane più indicative in questo senso, quella del Plateau Rosa, in Valle d’Aosta, 3.480 metri d’altitudine, nel periodo che va dal 1952 al 1991, mostra un calo del 45 per cento.
 
E se il mare si restringe, il deserto s’allarga. Copre già il 20% del pianeta e ogni anno si mangia altri 70 mila chilometri quadrati di terra. Per colpa dell’effetto serra e degli errori umani minaccia in tutto il mondo 100 milioni di persone. Secondo uno studio delle Nazione Unite, dovranno presto emigrare, inseguite dalla sabbia che rincorre, in 110 Paesi del mondo.
 
Già ora le dune hanno scacciato 12 milioni di persone dalla regione del Sertao in Brasile, mentre 700 mila disperati hanno abbandonato il centro arido del Messico in direzione della costa. El Oude era una città algerina: è sparita sotto la sabbia che avanzava 8 centimetri al giorno. Il Lago Aral, nell’Asia Centrale, tra il Kazakhstan e l’Uzbekistan, era grande 68 mila chilometri quadrati e profondo più di 50 metri: adesso è un deserto. La sua storia documenta la stupidità degli uomini: era il 1958 quando i burocrati sovietici decisero che quella zona era il posto ideale per coltivare cotone e che per farlo bastava togliere l’acqua al lago. Risultato: niente cotone, soltanto deserto. La poca acqua rimasta ha una concentrazione salina talmente alta da aver ucciso 24 specie di pesci e gli abitanti sono fuggiti dalle tempeste di sabbia.

Lo stivale assetato

E in Italia come va con l’acqua? Nonostante l’impoverimento idrico, il nostro consumo medio è il più alto d’Europa: 200 litri al giorno per persona. Con punte di 400 litri in alcune regioni del Nord. In Sicilia, invece, è emergenza. La sete dell’Isola è storica, adesso i problemi si stanno aggravando a causa della desertificazione che avanza. L’acqua è razionata, tre giorni su sette, già tre mesi prima dell’estate. È caduta poca pioggia e i 24 maggiori invasi artificiali sono quasi a secco.
 
acquaVivere senz’acqua è un tormento. La rivolta è quasi scontata: parte da Palermo, si estende alle provincie di Enna, Caltanissetta e arriva ad Agrigento. I rubinetti sono asciutti, la gente è esasperata. C’è chi sostiene che in Sicilia “l’acqua la governa la mafia”.
 
Certo è difficile capire come, pur avendo investito tanti quattrini, la Regione non sia riuscita a migliorare la situazione. Gli acquedotti sono un colabrodo e la gestione è troppo frammentaria. Le tubature hanno un’età media di 35 anni e la manutenzione è scarsa. Almeno il 40% dell’acqua si perde nel sottosuolo.
 
Nel Sud gli enti idrici sono circa 13 mila in 8.104 comuni. Ma su arriva a 40 mila se si considera l’intero ciclo fino allo smaltimento. In troppi si spartiscono il capitolo “manutenzione e completamento delle opere idriche”.
E c’è la giungla delle bollette, per i tempi di consegna e per le tariffe applicate. Accade di tutto. A Roccella Jonica, in Calabria, gli abitanti sono scesi in piazza per protestare contro il Comune e l’azienda idrica che esigevano il pagamento di bollette di dieci anni fa. Nel frattempo, dai rubinetti esce un filo d'acqua marrone.

Un Paese in secca

Ma è tutto lo Stivale che rischia l’arsura. Il Po è un rigagnolo, il Ticino è in secca, i 116 ghiacciai del Parco dello Stelvio si sono ridotti del 60% rispetto al 1935, quando il parco fu creato. E poi c’è il problema delle falde. Nel giro di pochi decenni le falde acquifere (e cioè gli strati di terreno permeabile in cui le acque filtrano liberamente, chiusi alla base da uno strato impermeabile che le trattiene) sono scese fino a 20-30 metri e poi si sono asciugate.
 
Ora l’acqua potabile nella Pianura Padana è in seconda falda, a 200 metri di profondità. Lo dice il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). E spiega che l’acqua di profondità impiega 1400 anni per il ricambio, mentre quella di superficie ha bisogno soltanto di 16 giorni. Significa che l’inquinamento nelle acque di falda si deposita di continuo. E in Europa il 75% dell’acqua potabile proviene dalle falde e serve tra 300 e 400 milioni di persone, compresi noi italiani.
 
Che cosa si può fare? Mario Fazio, un saggio dell’ecologia, dopo aver elencato le malattie, indica i rimedi: “I grandi invasi male utilizzati al Sud non solo per colpe mafiose, le perdite, l’insufficienza dei depuratori cittadini (vedi Milano) che versano acque inquinate nel canali e nel Po, anziché riutilizzarle in agricoltura. Sono da correggere e completare in modo compatibile le opere idrauliche per difendere Firenze dalle piene dell’Arno.
 
Si dovrebbe anche ammettere che la modernizzazione può avvenire riscoprendo tecniche del passato: ogni casa isolata aveva la cisterna in cui raccogliere la pioggia; orti e giardini ai piedi delle colline avevano pozzi alimentati da vene sotterranee. Qualcosa va cambiato concretamente nei modi di costruire, di riscaldarci, di lavarci, di irrigare. Andiamo incontro a siccità sempre più prolungate, seguite da piogge violente di tipo tropicale”.

Impariamo a risparmiarla

Nel suo primo discorso il nuovo sindaco di New York, Bloomberg, ha detto: ”Fate docce brevi, azionate la lavatrice solo quando è piena e non tirate troppe volte lo scarico del gabinetto”. Gli americani sono i maggiori consumatori d’acqua: 1.900 metri cubi l’anno; dopo di loro, nella classifica degli spreconi, vengono i canadesi (1.800 metri cubi). Noi siamo terzi. Ogni famiglia consuma 200 mila litri d’acqua l’anno, ogni persona 186 litri al giorno. La media nazionale mette assieme quelli che considerano l’acqua un “usa e getta” dagli altri che l’adoperano con parsimonia. Però la “Federacqua” ci informa che i più spreconi sono i torinesi: 286 litri a testa il giorno.
 
Pochi sanno che una doccia richiede 80 litri d’acqua, cento in meno del bagno. La lavatrice se ne beve 80-100, la lavastoviglie 40-50. E lavare l’auto vuol dire consumare almeno 150 litri. Solo il 10% dell’acqua serve ad usi civili, il 70% va in agricoltura, il 20% all’industria. Il riciclo è quasi sconosciuto. “Se nel Sud – sostiene “Legambiente” – si riciclasse per usi agricoli o industriali la metà delle acque civili, si risparmierebbero ogni anno 1.500 milioni di metri cubi, una quantità pari a tutta l’acqua disponibile negli invasi di Puglia e Basilicata”.

Acque curiose

• In passato si credeva che fare il bagno il giorno di San Lorenzo garantisse buona salute per tutto l’anno. Così contadini portavano sulla spiaggia anche i cavalli, i buoi e i somari.

• Luigi XIV, detto il Re Sole, nell’arco di 64 anni fece il bagno una sola volta, esattamente nel 1665, come annotò uno dei suoi medici. La “pulizia” si limitava solo al viso.

• Quando ha sete, l’elefante può trangugiare con una sola sorsata anche 8 litri d’acqua.

• Il sangue contiene acqua per il 95% e le sue proteine sono fonte di nutrimento.

• Un bel pianto può produrre un millilitro di lacrime.

• Il sudore (acqua al 99,9%) espelle da uno a tre litri di liquido al giorno attraverso tre milioni di ghiandole sudoripare.

• Ogni essere vivente è fatto in gran parte di acqua. Il record appartiene alla medusa: 98%.

• L’acquedotto romano dell’Acqua Marcia non porta questo nome per indicare la qualità dell’acqua, che è buonissima. Si chiama così perché è stato fatto costruire dal pretore Marcio nel 144 a.C.

• Tra le metropoli in cui un terzo della popolazione non è collegato a una rete di distribuzione dell’acqua potabile ci sono Città del Messico, Giacarta, Hanoi, Casablanca, Seoul.

• La bevanda più gettonata da chi vive nel deserto è il tè caldo, preferibilmente alla menta. Ciò non significa che una bevanda calda sia più dissetante di una fredda: infatti i liquidi freddi sono dissetanti quanto quelli caldi. È solo questione di gusti e di igiene: bollire l’acqua uccide i batteri.

• Fra i pozzi, fonti, fiumi e laghi, l’Italia conta su una disponibilità notevole di acqua dolce: 155 miliardi di metri cubi. Ma quella reale è quattro volte inferiore a causa di inquinamento e sprechi.

• Secondo le ultime rivelazioni, Marte ospiterebbe 40 mila chilometri cubi di acqua ghiacciata. Se si sciogliesse, ricoprirebbe l’intero pianeta rosso con uno spessore di 25 centimetri.

L’ecogalateo

E noi che cosa facciamo per un consumo meno dissennato di un bene indispensabile che va esaurendosi? Lo scorso anno all’Aja è stato proposto un “ecogalateo” nel quale coesistono innovazioni e cambiamento d’abitudini: si propone di fare più docce che bagni, si ricorda che per ogni famiglia di tre persone mettere i frangigetto ai rubinetti significa risparmiare 6 mila litri l’anno, si suggerisce di lasciare a mollo le verdure anziché lavarle in acqua corrente per un altro risparmio di 4.500 litri l’anno.
 
Ma riusciremo finalmente a renderci conto che il problema è di tutti, quindi anche nostro? Possono aiutarci le riflessioni agrodolci di uno fra i più acuti osservatori del nostro tempo, Luca Goldoni. Sul Corriere della Sera del 31 gennaio 2002, ha scritto con la solita ironia: “Se la prossima estate ci razioneranno l’acqua, non sarà solo per la siccità. Sarà anche colpa mia. Ho analizzato il metodo barbaro con cui mi lavo i denti: apro il rubinetto, inumidisco lo spazzolino, mi do’ una prima passata, poi ci spremo su il dentifricio e comincio la vera pulizia. Alla fine metto sotto il getto lo spazzolino e mi sciacquo la bocca. Per tutto il tempo il rubinetto ha continuato a zampillare come una fontanella dei giardini pubblici. Ho calcolato un minuto, il tempo di riempire più di due grosse bottiglie di plastica: quattro litri immolati ai miei canini e ai miei molari.
 
Ho fatto un sondaggio fra gli amici: sette su dieci sono rozzi come me, gli altri tre riempiono civilmente un bicchiere e fanno gli sciacqui a operazione finita. Lo spreco dell’acqua in Italia è scandaloso: la butta via lo Stato, responsabile di decrepiti acquedotti colabrodo e la buttiamo via noi utenti quando puliamo i denti sotto le cateratte, ci laviamo le mani senza chiudere il rubinetto per tutto il tempo dell’insaponatura e nella doccia scateniamo un Niagara, quando per l’igiene del corpo basterebbero tre minuti…
 
In attesa dei tassametri casalinghi, perché non ci imbottiscono con una campagna d’emergenza contro gli sprechi? Per quanto mi riguarda – visto che presto si attraverserà il Po con un salto e che l’acqua bisognerà centellinarla come Barolo – in bagno adotto bicchiere e minidoccia. E così spero di voi”.

E tu che ne pensi?

Se abiti al Nord e hai letto con attenzione questa lunga carrellata sull’acqua, forse hai scoperto un’emergenza insospettata; se abiti al Sud sai bene che cosa significa dover fare a meno di un bene così essenziale.

• Che cosa faresti per arrivare ad un consumo equilibrato?

• Ci sono gravi colpe che non dipendono da noi, ma tutti possiamo contribuire a non sprecare l’acqua. Tu che cosa fai? Sei d’accordo con le proposte di Luca Goldoni?

• Tu puoi disporre di almeno duecento litri d’acqua al giorno, un ragazzo del Madagascar ne ha dieci, quando va bene. E ogni 24 ore cinquemila bambini nel mondo muoiono per malattie trasmesse dall’acqua sporca. Ti rendi conto che anche per questo sei un ragazzo privilegiato?

©Cenzino Mussa - Mondo Erre


Versione per stampa
Nilus
Nilus
©AGOSTINO LONGO
Nilus


Gli amici di MondoerreGli Amici di Mondoerre

  

Gli amici di Mondoerre

01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 www.scuola.elledici.org www.igiochidielio.it BimboBell www.oratoriosing.it/ www.associazionemeter.it www.tremendaonline.com www.dimensioni.org www.esemalta.com www.noivicenza.it www.davide.it 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10