Ci scrive Silvia T. (Fabriano), preoccupata: "Vado al gruppo nel mio oratorio, ma dopo l’entusiasmo iniziale sono un po’ delusa. Parliamo tanto ma poi non sono molti quelli che vivono ciò che si è detto. Non vorrei andarmene, ma continuare così non me la sento più: cosa mi consigli?".
Cara Silvia,
dovresti pensare al gruppo come a
un pacco dono. Lo scarti e scopri lentamente la sorpresa. Ogni volta che rivedi il regalo, ti ricordi chi te l’ha donato e il suo gesto
gentile.
Pure il gruppo è un bellissimo regalo. Un dono che va aperto, osservato, utilizzato, altrimenti non serve a nulla. Ma anche tu sei un dono per il gruppo e se non ti riveli, non ti metti in gioco, le cose non possono funzionare bene. Quando noti che qualcosa non va, domandati:?" "E io che cosa faccio?". La risposta è in queste regole.
Ciò che è mio è anche tuo.
La prima regola del gruppo è imparare a condividere ciò che si possiede: da un panino, a un libro, a un videogioco… Vuol dire che all’interno del gruppo esiste la fiducia , una merce molto rara oggi anche tra gli amici.
C’è chi, come al solito, farà il furbo e condividerà di meno e chi, invece, di più. Alcuni tuoi compagni hanno davvero proprio di meno in partenza: non giudicarli male. Altri, invece, non sono affatto generosi e passano per "scrocconi". Anch’essi vanno aiutati, perché sono più poveri degli altri in quanto non sanno donare.
Dono il mio tempo
Qualcuno scambia il gruppo per un posto di lavoro, dove si timbra la cartolina una volta alla settimana e… arrivederci. Bisogna applicare, invece, "l’orario continuato", perché non è possibile creare qualcosa di costruttivo soltanto con una semplice presenza.
Un incontro sull’amicizia, ad esempio, ha senso se essa viene mantenuta in piedi anche nei giorni seguenti, con una telefonata, un’e-mail, uno scambio di visite. Ti accorgerai che un minuto in più passato con qualcuno del tuo "club" sarà un ottimo investimento per tutto il gruppo.
Ti regalo me!
Abitualmente uno va in gruppo perché vi fanno parte già degli amici, o il ragazzo che piace o, peggio, perché non si sa cosa fare… Se le motivazioni sono queste, e non cambiano presto, ci si stanca e si sparisce. Si rimane in un gruppo solo se esso
aiuta veramente. Questo succede quando ognuno impara a donare se stesso. E questa sicuramente la regola più difficile da applicare.
Vuol dire, in pratica, mettere a disposizione degli altri le proprie qualità e talenti, giocando a carte scoperte, con la massima sincerità. Il gruppo decolla se sa accettare tutti, senza distinzioni, compresi quelli che presentano qualche difetto in più e hanno bisogno di maggiore tempo per "carburare" ed entrare meglio nel gioco.
Questi consigli sembrano talmente scontati da sembrare fin troppo semplici, In realtà richiedono un deciso impegno concreto. Per facilitarti la loro applicazione ti suggeriamo questa semplice attività. E tu proponila al gruppo.
Il barometro del dono
Ritaglia un cerchio di cartoncino e dividilo in quattro parti di colore diverso. Per ogni parte associa una di queste scritte: "Bene, continuiamo così!", "Si potrebbe fare meglio!", "Ehi, ma che succede?", "Che disastro!".
Ritaglia tre frecce di cartoncino, di tre colori diversi, lunghe un po’ meno del raggio del cerchio. Su ciascuna scrivi una delle tre regole: "DONO DELLE COSE", "DONO DEL TEMPO", "DONO DI SE’". Blocca le frecce con un ferma-campione al centro.
Piazzalo bene in vista e all’inizio della riunione, posiziona le tre frecce in base al giudizio di tutti su come è trascorsa la settimana.
Questo esercizio riuscirà a far capire meglio come con l’impegno di tutti insieme si può costruire qualcosa!
© Luigi Cotichella e Giuliana Gandiglio - Mondo Erre
