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Tanto di… “capello”

La prima corsa a 7 anni, in sella a una minimoto. Marco Simoncelli, neo-campione del mondo delle 250, ha ancora quel giorno bene impresso nella memoria. Papà Paolo lo aveva portato a Misano, su uno dei tanti piccoli circuiti creati in Romagna per il divertimento dei bambini.
 
Doveva girare per dieci minuti ma alla fine del turno non c’era verso di farlo fermare. "Papà ha capito subito – racconta Marco - che sarebbe stato più economico regalarmi una minimoto tutta mia. Così è stato. E sono cominciate subito le sfide con bambini che si chiamavano, e si chiamano, Simone Corsisimoncelli, Marco Dovizioso e Ayrton Badovini. Siamo amici, e rivali, da un sacco di anni…".
 
Di anni Marco ne ha 21, ma la sua non è stata certo una carriera fulminante. Ha debuttato in età verdissima, nel 2001, però ha impiegato un sacco di tempo, sfidando lo scetticismo dei tecnici, prima di emergere. "Sono alto 1,85 - racconta - e non mi è stato facile trovare l’assetto giusto. In curva toccavo l’asfalto con un piede e cadevo in continuazione, so soltanto io le parole che mi sono preso da Massimo Matteoni, il mio caposquadra. Poi ho capito che dovevo assecondare con il corpo il movimento della moto e tutto è diventato molto più facile".
 

Una corsa non facile

Escalation lenta, la sua, con qualche intoppo di troppo. Come quando nel 2005 combinò disastri al debutto nella 250 con l’Aprilia ufficiale. Non si pigliava, come carattere, con Rossano Brazzi, il responsabile tecnico: convivenza difficile, tutto un litigio. Ma quando venne escluso dalla squadra e costretto a correre su una moto semiufficiale, la prese malissimo e si affidò ad Aligi Deganello, un tecnico con il quale entrò subito in sintonia. "Con lui funziona tutto a meraviglia in pista e fuori, il contatto umano è fondamentale".
 
Proprio Rossano Brazzi ("Un personaggio umorale ma straordinariamente capace", dice di lui Valentino Rossi) analizza il salto di qualità compiuto da Marco in maniera molto obiettiva. "Non ho mai visto nessuno fare progressi così grandi e così in fretta. È come se all’improvviso si fosse accesa una lampadina. Anche fisicamente si è preparato al meglio, sempre nel peso, sempre controllato in tutto. I problemi accusati all’inizio? Questione di esperienza: la 250 non è facile da guidare ma in tutta onestà devo ammettere che allora non si vedeva in Marco un potenziale così straordinario".
 
"La qualità più evidente - osserva invece Aligi Deganello - è la sensibilità nell’avvertire le più piccole modifiche che vengono apportate. Non gli basta dare gas, deve entrare a poco a poco nell’anima della moto. Con gli anni è diventato più riflessivo e anche più pragmatico. Adesso che si è affinato anche come guida non ha davvero senso porgli dei limiti".
 
Sono state decisive, per Marco, proprio le stagioni vissute in bilico, quando nessuno sembrava disposto a scommettere sulle sue qualità. Con qualche rischio (calcolato) che la dice lunga sulla fiducia di cui ha goduto anche in famiglia. Il padre, piccolo industriale del gelato per i bar della Riviera romagnola, è arrivato a ipotecare la casa e l’azienda pur di consentire al figlio di correre in moto.
 
Per correre nel campionato italiano, siamo nel 2002, bisognava versare una tassa di iscrizione di 180.000 euro, che diventavano 500.000 per il Mondiale. Un investimento andato a segno, se valutiamo il tutto con il senno di poi. Anche Marco, nel suo piccolo, ha fatto qualche sacrificio. "Per comprarmi lo scooter lavoravo al mattino in gelateria e al pomeriggio davo una mano al fotografo che andava in pista a riprendere gli amatori che correvano".
 
"Sono stati fondamentali - ricorda Marco - gli anni delle minimoto. Misano è a due passi da casa mia ma con le regole dei circuiti, siccome non ero maggiorenne, non avrei potuto girare nei turni aperti al pubblico. E allora ho dovuto arrangiarmi con qualche piccolo imbroglio: una volta ho girato con la patente di papà in tasca, grande grosso com’ero al gestore non è venuto neppure in mente di controllare".
 

"Punto a fare il bis"

A rendere Marco subito riconoscibile nell’ambiente del motociclismo è anche quella straordinaria capigliatura tutta ricci che si ritrova. A vederlo così somiglia a Jimi Hendrix o ad Angelo Branduardi, ma c’è qualcuno che chiama in causa il Valentino Rossi degli anni passati accusando Marco, in buona sostanza, di copiarne il look.
 
simoncelliÈ una malignità. Lo conferma anche Raffaele De Rosa, il pilota napoletano che da due anni affianca Marco in giro per i circuiti del Mondiale: "Chi lo accusa di volere imitare Valentino è fuori strada: sono amici, hanno molti lati del carattere in comune, ma Marco fa sempre di testa sua, ha una personalità ben definita, non gli verrebbe mai in mente di scimmiottare qualcuno".
 
Soltanto dal giugno scorso, in coincidenza con le vittorie in serie centrate nella prima parte del Mondiale, è stata assegnata a Marco la Gilera ufficiale. Un connubio fortunato destinato a proseguire anche nella prossima stagione. "Partirò con il numero 1 sulla carenatura – confida Marco - perché sono campione del mondo e poi perché il 2009 sarà il centenario della Gilera. Il 58 che ho utilizzato fino ad oggi? Da qualche parte lo metterò, anche perché è un numero cui sono molto affezionato".
 
Qualcuno ipotizza a breve un salto di categoria nel Mondiale del Moto GP per rivaleggiare con Valentino Rossi. Marco tuttavia lo esclude. "È stato faticoso adattarsi alle esigenze della 125 prima e poi della 250 e non mi va l’idea – dice - di cominciare un nuovo apprendistato. Punto a fare il bis nel Mondiale il che, data la concorrenza sempre molto serrata, non sarà affatto facile. Gli stimoli giusti non mi mancano. Anche perché nel 2009 avrò una Gilera super, quella che verrà realizzata apposta per il centenario".
 
©Mondo Erre - Adalberto Scemma

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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©AGOSTINO LONGO
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