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Le Piramidi

Autore: Okapi

 LE PIRAMIDI

 

 

Dopo più di quarantotto secoli, le piramidi d’Egitto dominano ancora la valle del Nilo. Queste costruzioni fantastiche non cessano di affascinarci. Ma quel’è il mistero che nascondono?

 

 

I NOME DEI FARAONI: TUTTO UN PROGRAMMA

Il nome faraone significa “la grande casa”. All’inizio la parola indicava solo il palazzo del re, il luogo del potere. In seguito passa ad indicare colui che abita il palazzo, il re stesso.

I nomi dei faraoni hanno tutti un significato particolare:

Snefru significa il re molto buono.

Cheope: il dio mi protegge.

Chefren: Ra mi è apparso (Ra era il dio sole).

Micerino: Ra è forza stabile.

Tutankhamon: Amon è piacevolezza di vita.

Ramses: Ra l’ha allevato.

 

 

 

 

Il mistero di un mucchio di pietre

 

A cosa servivano le  piramidi? Perché sono state costruite i  quel modo, una pietra dopo l’altra, fino a raggiungere una cima che vorrebbe toccare il cielo? Chi ha avuto la folle idea per un lavoro così massacrante?

Nonostante alcune domande restino senza risposta, le piramidi conservano tutto il loro fascino anche per noi, uomini del Duemila. Ancora oggi queste costruzioni monumentali si innalzano sulla riva sinistra del Nilo, ma si trovano orami quasi alla periferia del Cairo, perché in questi ultimi anni la capitale dell’Egitto si è sviluppata a dismisura e le sue ultime case confinano con i piedi della sfinge. Forse la vicinanza con i modesti caseggiati di cemento conferisce alle piramidi ancora maggiore solennità.

Accanto alle piramidi, la Sfinge sembra sfidare ancor di più l’avanzare della città che pare, con le sue ultime case, voler violare il segreto delle piramidi. La Sfinge è una statua enorme, e rappresenta il corpo di un leone, con la testa di un uomo. I suoi occhi, da millenni puntano fissi verso l’orizzonte, dove il sole sorge ogni mattina.

 

 

UN RICORDO DEGLI EXTRATERRESTRI?

 

Chi ha costruito le piramidi? Per sciogliere questo enigma, gli archeologi e gli studiosi della storia dell’Egitto antico hanno cercato le risposte più disparate.

Le quattro pareti delle piramidi hanno un orientamento perfetto verso i quattro punti cardinali, per questo, qualcuno ha pensato che fossero utilizzate anche come osservatori astronomici.

Altri, invece, non credendo che gli uomini, con il solo aiuto delle loro braccia, abbiano potuto smuovere e sollevare pietre tanto pesanti, per risolvere l’enigma delle piramidi hanno creduto che siano stati degli extraterrestri a costruirle.

Altri ancora, affascinati dalla perfetta forma geometrica delle piramidi, hanno pensato che fossero state erette per permettere delle esercitazioni matematiche e geometriche degli antichi studiosi egizi. Una specie di compito delle vacanze, insomma!

Ma la verità è un’altra. Le piramidi sono semplicemente delle tombe. Le tombe dei faraoni.

 

 

UN VIAGGIO PER L’ALDILÀ

 

In un tempo in cui la maggior parte degli uomini sono ancora immersi nella preistoria, gli Egizi vivono già una società fortemente organizzata. Hanno una religione fatta di molti dèi, in cui si riconoscono e che orientano la loro vita quotidiana. Dal loro sistema religioso dipende anche la loro vita politica. Il capo di tutti gli Egizi è il faraone, il rappresentante degli dèi sulla Terra. Per ognuno di loro il faraone è la vita stessa. Quando muore, la sua vita non termina. Il faraone vive sempre, bisogna solo aiutarlo a ritornare dagli dèi. Una volta trovato il luogo in cui abitano gli dèi, anche lui ritroverà la vita e la riporterà sulla terra.

Il sistema religioso, le credenze e i riti erano già chiari e determinati fin dal tempo dei primi faraoni, 3.000 anni prima di Cristo. Per potersi presentare nell’aldilà, il faraone deve conservare la sua sembianza umana. Ecco perché alla sua morte, il suo corpo viene consegnato agli imbalsamatori. Il loro lavoro segue ricette antichissime. Dura molti giorni e nel più assoluto segreto. Ancora oggi rimane un mistero come lavorassero gli imbalsamatori. Ma alla fine il corpo del faraone defunto è trasformato in una mummia, pronta a sfidare la corruzione dei secoli.

Una volta mummificato, il corpo viene deposto in un doppio o triplo sarcofago, per evitare che, durante  i movimenti, si muova e si rovini. Chiuso in questo modo, viene introdotto nel luogo più profondo di una tomba scavata sotto terra. Su questa tomba viene poi costruito un tempio in cui ogni giorno i sacerdoti egizi celebrano il culto del morto.

Un giorno però, u architetto della corte del faraone pensa che il suo re meriti di più di un semplice tempietto eretto sopra la sua tomba. Di qui nasce l’idea di una costruzione più grande, anzi gigantesca, la piramide.

 

 

Gioser: la prima piramide della storia

 

Verso il 2.700 a.C., il re Gioser regna su tutta la valle del Nilo. La piccola costruzione di mattoni che doveva servirgli da tomba diventa un colossale monumento di pietra.

 

Come tutti i suoi antenati prima di lui, il faraone Gioser doveva essere sepolto in fondo a un pozzo, sotto una costruzione fatta di mattoni o di terra secca a forma di sedile, che si chiama mastaba.

La mastaba di Gioser venne costruita sull’altopiano di Saqqara, a una trentina di chilometri a suda di Il Cairo. Ma grazie ad un architetto eccezionale, la mastaba viene trasformata, a poco a poco, in una piramide gigantesca. Il nome di questo geniale architetto è Imhotep.

 

 

SESSANTA METRI DI SCALINI PER SALIRE AL CIELO

 

Per facilitare l’ascesa  dell’anima del faraone verso il cielo, Imhotep gli prepara degli scalini, costruendo così una piramide a gradoni. Degli scalini di pietra. L’architetto Imhotep prende in considerazione la possibilità di circondare la mastaba con una seconda mastaba più grande. Poi di inglobare questo monumento in un terzo, e poi in un quarto.. Infine, aggiunge ancora due piani per completare l’opera.

La costruzione si eleva così all’altezza di 60 metri. È la prima volta nella storia umana che una costruzione raggiunge un’altezza simile. È anche la prima volta che si utilizzano delle pietre al posto dei mattoni. Le pietre4 sono poi coperte dalla sabbia di una pietra calcarea, dal colore bianco splendente, che proviene dalle cave di Tura, sull’altra sponda del Nilo.

Il sarcofago viene poi deposto al fondo di un pozzo, scavato nella roccia a 28 metri di profondità. Ma l’architetto Imhotep non si è accontentato di aver inventato la piramide. Attorno ad essa, ha costruito la prima città funeraria della storia, con delle mura alte 10 metri. Tutto questo spazio viene utilizzato solo per il culto del faraone morto.

A Saqqara, l’archeologo Jean-Philippe Lauer ha trascorso praticamente tutta la sua vita a ricostruire, pietra dopo pietra, i templi, i padiglioni e le porte del muro di cinta di questo complesso funerario. Attraverso questo paziente lavoro di ricostruzione Lauer, come tanti altri archeologi, ha conosciuto le gioie più grandi che un ricercatore possa provare nel corso della sua carriera.

 

 

LE MASTABE

Mastaba è un nome arabo che significa panca. Era la prima tomba reali, nonna delle attuali piramidi. La sua forma era quella di un grande parallelepipedo ricoperto all’esterno di mattoni crudi e di pietra. Sul lato superiore è scavato un pozzo da cui si scende nella camera sepolcrale. Prima di giungere al sarcofago, vi sono delle nicchie in cui si celebra il culto del defunto. Talvolta in queste  nicchie vi erano anche delle statue del morto. Ma non avevano la funzione di commemorare il faraone defunto o di celebrarne le gesta. Le statue indicavano semplicemente la persona del faraone, erano la proiezione della sua persona che in loro continuava a vivere.

 

 

 

 

AL FONDO DELLA GALLERIA, LO CHOC!

 

Nel 1926, nel corso di una spedizione, Lauer è il primo a penetrare attraverso una stretta apertura per giungere fino all’antro dove risiede il corpo del faraone Gioser sepolto nella pietra.

Lauer è il primo uomo, dopo migliaia di anni a poter vedere direttamente la tomba del faraone. La ragione di tanta fortuna la deve non al fatto che fosse uno studioso, ma al suo corpo. Il più esile di tutti quelli che partecipavano  alla spedizione.

Durante la sua discesa, Lauer è il primo uomo a scoprire quanto sia difficile giungere alla vera tomba del faraone. Vi sono infatti tantissime porte false, scolpite e scavate nella roccia che sbarrano l’accesso alla tomba di Gioser. Era attraverso queste porte che  doveva passare l’anima del faraone prima di entrare nell’eternità e potersi incontrare con gli dèi.

Al fondo delle numerose gallerie che attraversano il sottosuolo della città funeraria di Gioser, l’archeologo ha trovato anche centinaia di vasi in pietra e migliaia di pezzi di vasellame, circa 40.000 frammenti.

Una simile quantità  fa pensare che il faraone Gioser  abbia messo al sicuro, nella sua piramide, i tesori accumulati dagli altri faraoni prima di lui. Ma per quale scopo? Per proteggerli dai ladri o per appropriarsene?

 

 

LA LEGGENDADIOSIRIDE

Gli  Egizi raccontano che all’inizio della creazione, in un tempo molto lontano, Osiride era il re del mondo. Era un dio buono e giusto. Ma un giorno, suo fratello Seth, il dio delle forze malvagie, lo tradì. Chiude Osiride in un sarcofago e lo getta nel Nilo.

Iside, la sposa di Osiride, ritrova il suo cadavere e cerca di nasconderlo. Ma Seth se ne accorge, e furioso, taglia il corpo di Osiride in tanti pezzettini e lo disperde sulla terra. Ma la fedele Iside, raccoglie tutti i pezzi ad uno ad uno.

Dopo, con l’aiuto del vento prodotto dalle sue ali, gli ridà vita. Ritornato in vita, Iside e Osiride hanno un figlio, Horo, il dio con la testa di falco. Ma Osiride dovrà vivere per sempre nel regno dei morti. Da allora Osiride veniva venerato dagli Egizi come dio dei morti.

 

 

 

 

Ventimila schiavi per la tomba del faraone

 

Erano in migliaia per tagliare, tirare, spingere, alzare e levigare gli enormi blocchi di pietra che servivano per costruire le piramidi. Nel 1991, ancora ben conservati sotto la sabbia, all’ombra di queste gigantesche costruzioni, gli archeologi egiziani riscoprono i corpi dei loro costruttori.

 

È attorno alla piramide di Cheope che gli archeologi scoprono i corpi dei  costruttori delle piramidi. I loro scheletri sono ancora pressoché intatti dopo più di 40 secoli! Questi corpi si sono potuti conservare grazie al clima estremamente caldo e secco dell’Egitto.

 

 

UN ESERCITO DI COSTRUTTORI

 

I medici intervenuti per esaminare sul posto la nuova scoperta, hanno rinvenuto sulla colonna vertebrale di questi schiavi delle malformazioni dovute alla cattiva posizione assunta durante il lavoro.

Per ora sono pochi gli scheletri che la sabbia del deserto ci ha restituito, ma se si immagina il numero di operai che ha lavorato per costruire le piramidi, sono senza dubbio centinaia e migliaia gli uomini che sono finiti nelle sabbie del Nilo. Perché solo con la partecipazione di migliaia e migliaia di persone sarebbe stata possibile la costruzione delle piramidi.

In quel tempo gli strumenti e le tecniche erano rudimentali, ma gli uomini erano numerosi. E ciò che non poteva fare la tecnica, veniva supplito con un numero di uomini.

Dopo Imhotep, sappiamo che “il direttore dei lavori del re” poteva disporre di un vero e proprio esercito di operai. Un’armata organizzata, gerarchizzata e specializzata ai mestieri più disparati: i cavapietre, gli intagliatori, i muratori, gli scultori, i pittori e… i trasportatori.

 

 

 

GLI OPERAI SEPOLTI CON IL LORO CAPO

 

Durante i tre mesi estivi, da giugno a settembre, quando la piena del Nilo impedisce i lavori nei campi, tutti gli operai si ritrovano nei cantieri. Probabilmente sono gli operai specializzati, di alto livello, che sono stati sepolti si piedi delle piramidi. Le loro tombe sono raccolte in un vasto cimitero al di fuori del territorio riservato al faraone, alla regina e ai sacerdoti.

Talvolta , qualche tomba modesta circonda un monumento più grandioso. Sono, senza dubbio, degli operai  specializzati, raggruppati, dopo la loro morte, attorno al loro capo-cantiere.

Gli innumerevoli uomini di fatica che dovevano spostare tonnellate di pietra, senza carri, né carrucole, non avevano diritto a nessuna solenne sepoltura.

 

 

CINQUE STRUMENTI PER COSTRUIRE LE PIRAMIDI

Gli Egizi non avevano né acciaio, né motori, né macchine. Ma si sono arrangiati con questi cinque strumenti:

Il cubito era l’unità di misura degli Egizi. Il sistema metrico non era ancora conosciuto in quel tempo. Il cubito misurava 52,3 centimetri e corrisponde, circa, alla lunghezza di un braccio.

La slitta serviva per trasportare i blocchi di pietra. Gli schiavi la trascinavano facendola scorrere su dei pali di legno, mentre altri gettavano dell’acqua sulla sabbia per facilitarne lo spostamento.

La corda permetteva agli schiavi di trascinare il tutto ed era fabbricata con la corteccia del papiro. Questa pianta si trovava con facilità lungo le sponde del Nilo. Serviva anche per fabbricare i papiri, dei contenitori e le vele per le imbarcazioni.

I cunei di legno servivano per staccare i blocchi di pietra nelle cave. Gli schiavi infilavano questi pezzi di legno in fenditure o fori praticati nella roccia e vi versavano sopra dell’acqua. Il legno gonfiava e la pietra si fendeva. Le fessure facilitavano il distacco dei blocchi.

Gli utensili trancianti erano indispensabili per sagomare la pietra o per incidere i geroglifici. In genere questi strumenti erano di rame. Gli Egizi non conoscevano il ferro. Impiegavano il rame, il bronzo e una pietra molto dura, la dolerite, simile al basalto, per fabbricare molti dei loro strumenti.

 

 

 

I TRAFUGATORI DI TESORI

I ladri delle piramidi ci sono sempre stati. I primi sono stati. I primi sono stati senza dubbio i costruttori stessi, che  conoscevano bene il sistema escogitato per evitare i furti. In seguito, nel corso dei secoli, si sono succeduti vari saccheggiatori.

I più organizzati sono stati certamente i fratelli Abdel-Rasul che hanno scoperto, per caso, una cassetta al fondo di un pozzo abbandonato, a Luxor, sulle sponde del Nilo. Questa cassetta conteneva le statuette di 40 faraoni. Un vero tesoro archeologico.

Queste statuette furono poi vendute a ricchi turisti.

 

 

 

 

Cheope: una delle sette meraviglie del mondo

 

CHEOPE IN CIFRE

 

La Piramide di Cheope ha 4.600 anni. Per costruirla hanno impiegato 33 anni, la larghezza dei suoi lati è di 230 metri e la superficie di base è di 5,05 ettari. La sua altezza era di 146,44 metri, oggi misura solo più 137 metri di altezza. Si sono persi 9 metri a causa dell’erosione. È 3 metri più alta della piramide di Chefren. L’angolo di pendenza è pari a 51°50’. Il volume delle piramide è pari a 2.592.100metri cubi. Si pensa che ci siano voluti bel 20.000 uomini per poterla costruire. D cui 5.700 intagliatori di pietra, 1.750 per il traino dei blocchi e 700 per sistemare le pietre. Secondo un calcolo approssimativo, la piramide era costituita da circa 2.300.000 blocchi di pietra. Il suo peso sarebbe di 5.200.000 tonnellate.

Per trasportare tutti questi blocchi ci vorrebbero 7.000 vagoni di treno da mille tonnellate ciascuno. Con le pietre della piramide di Cheope si potrebbe costruire un muro di cinta attorno a tutta la Francia. Sarebbe largo 30 centimetri e alto 3 metri.

 

 

 

Ho passato la mia vita giocando a puzzle

 

L’archeologo Jean Leclant ha trascorso gran parte della sua vita con i faraoni. Li conosce bene e racconta come h a pazientemente ricostruito i testi che sono custoditi nelle piramidi.

 

 

TESSERA MAGNETICA

Il ricercatore torinese Tito Gaudio ha recentemente scoperto che gli addetti alla costruzione delle piramidi dovevano esibire un tesserino di riconoscimento, forse per ricevere il cibo o per poter entrare e uscire dal cantiere di lavoro.

Vicino alla tomba di Amenofis II (1448-1422 a.C.) sarebbe stato rinvenuto uno di questi tesserini. È una scaglia di selce larga 62 millimetri e alta 42 che porta, su ciascuna delle due facce, il nome dell’operaio: Qenherkhepeschef. Questa tessera di selce è da considerarsi come la bisnonna delle attuali tessere magnetiche in uso fra il personale di certe aziende.

 

 

 

“In Egitto  non esistono solo le tre grandi piramidi di Giza. Ce ne sono molte altre, circa 85, di cui si conoscono almeno le rovine. Poiché molte sono crollate in seguito ai terremoti che frequentemente flagellano questa zona.

Ma le piramidi sono state soprattutto smontate, pezzo per pezzo, dopo il Medioevo, dai costruttori del Cairo che non volevano faticare più di tanto per cercare delle pietre da lavorare, quando a pochi passi avevano a disposizione montagne di belle pietre già tagliatene levigate.

 

 

I PRIMI TESTI RELIGIOSI DEL MONDO

 

Ho passato degli anni a studiare quelle che vengono chiamate “le piramidi a testo”. Queste piramidi sono state costruite dopo le grandi, fra il 2.400 e il 2.000 prima di Cristo.

Sono bellissime perché i muri delle camere interne sono tutti ricoperti di geroglifici.

Da più di cento anni gli archeologi conoscono questi testi delle piramidi. Sono stati ricopiati e tradotti molte volte. Ma questo lavoro è stato fatto a tavolino. Non è mai stato condotto sul luogo d’origine, sui muri che riportano queste meravigliose iscrizioni. Recentemente con la missione archeologica francese  Saqqara ne abbiamo ricostruiti la maggior parte.

Dalla tomba del faraone Pepi I abbiamo estratto migliaia di blocchi riportanti delle iscrizioni in geroglifico. Li abbiamo fotografati, ricopiati e  schedati. Bisognava solo metterli insieme. Ma questo è più facile a dirsi che a farsi, perché ho passato, posso dire, quasi tutta la mia vita di archeologo a comporre dei puzzle. Dei giganteschi puzzle! Ma il risultato non si è fatto attendere. Abbiamo infatti potuto ricostruire i primi scritti religiosi dell’umanità.

 

 

FORMULE MAGICHE PER GARANTIRE L’ETERNITÀ

 

Questi geroglifici sono incisi nella pietra sui muri delle sale sotterranee. Lo scopo di questi testi non è quello di raccontare la vita del faraone sepolto, ma piuttosto quello di aiutarlo a guadagnarsi l’eternità. Questo è il motivo per cui si vede spesso il faraone rappresentato con i tratti di Osiride, il dio che governa il regno dei morti e che rinasce alla vita. Oppure viene rappresentato sulla barca che lo conduce verso il sole. Talvolta poi il faraone partecipa al lavoro: rema, aggiusta la vela…

A sostegno di  quest’idea che le decorazioni non rappresentino la vita del faraone ma siano un aiuto per la sua vita ultraterrena, lo dimostra il fatto degli animali che lo possono aiutare nell’aldilà. Il falcone, per attraversare il cielo con un sol colpo d’ala;  il leone, per vincere i nemici; il toto, per aiutarlo con la sua forza. Ma attenzione, questi animali forti e astuti, invece di aiutarlo, potrebbero rivelarsi pericolosi qualora si rivoltassero contro il faraone. Per questo sono spesso rappresentati non interi, ma con il corpo amputato. In genere la parte posteriore dell’animale è stata cancellata nella pietra e ricoperta di gesso.

Ma la migliore garanzia per l’eternità è ancora quella di ripetere instancabilmente delle formule magiche che ridiano vita al morto. ‘Non  è per la  morte che te ne sei andato, o faraone. È per la vita che te ne sei andato, o faraone’. Questa frase è ripetuta migliaia di volte dai disegni incisi sui muri.

Queste lunghe litanie, che somigliano un po’ a sortilegi magici, si ritrovano di piramide in piramide.  Tu hai  posto per lui la scala del dio, e il faraone salirà verso il cielo’

Questi testi sono spesso pitturati con un tiepido colore verde-giallo che compare solo a primavera, quando tutta la natura si risveglia”.

Un computer per le piramidi

 

Cento anni fa, l’archeologo Auguste Mariette diceva: “Stiamo appena grattando la crosta dell’antico Egitto”.

Ancora  oggi, i ricercatori continuano a grattare, ma usano strumenti più moderni.

 

Visti da lontano, gli archeologi di oggi sembrano tanto quelli di ieri. Vanno in giro con pantaloncini corti e grandi cappelli, a causa del sole che in Egitto picchia duro. Solo le scarpe son più robuste di quelle di una volta, e poi dispongono di un’arma decisamente vincente: un computer portatile, sempre a portata di mano

Una volta, gli archeologi dovevano riempire centinaia e centinaia di schede dove segnavano le differenze di lunghezza e altezza delle varie pietre o degli oggetti che ritrovavano. Oggi, tutto quel lavoro viene svolto con il computer.

Un altro strumento di cui possono disporre sono delle curiose macchine elettroniche collegate con una quantità immensa di fili a una dinamo. Sono apparecchi speciali che servono per testare il terreno.

Grazie a questi apparecchi sofisticati, la missione  francese di Saqqara è riuscita a scoprire la tomba di una principessa egizia di 4.300 anni fa.

 

 

TECNICHE ULTRAMODERNE

 

Quando la missione archeologica arrivò sull’altopiano di Saqqara, sul luogo  dove un tempo sorgeva la piramide del faraone Pepi I, il  terreno presentava solo più un ammasso di sabbia, di ciotoli e di pietre, in un ondeggiare di cavità e di sbalzi.

Sembrava un terreno dissodato dai missili. Ma l’aspetto caotico del luogo non scoraggiò gli archeologi. Sapevano bene quello che stavano  cercando ed avevano fiducia di poterlo trovare.

Quello che volevano era la piramide della sposa del faraone. L’usanza del tempo voleva che le spose fossero messe a fianco del faraone, in piramidi più piccole. Ma dove? Pare che non ci fossero regole precise per collocare le piramidi delle regine. Alcune si trovavano a nord, altre a ovest, rispetto alla piramide del faraone.

Allora, come era possibile ritrovare queste costruzioni, sepolte sotto otto metri di sabbia, su un terreno vasto ben dieci ettari?

Per questo, gli archeologi non hanno esitato ad usare le tecniche più moderne. In particolare le tecniche del sondaggio, già utilizzate dai geofisici, gli specialisti del suolo.

Dei tecnici inviano delle onde elettriche ed elettromagnetiche nel terreno per determinare la resistenza dei materiali che le ricevono. Se le onde non incontrano nessun ostacolo, ritornano più in fretta; se vi sono degli ostacoli, invece, il loro ritorno agli apparecchi di emissione è più lento. Quando la sabbia non rimanda rapidamente indietro le onde, ma più lentamente, vuol dire che il terreno potrebbe nascondere qualcosa di interessante.

In una settimana sono state effettuate più di 4.000 misurazioni. Grazie a questi sondaggi è stato possibile circoscrivere la ricerca della piramide della sposa del faraone a solo il 20% del terreno.

 

 

NUBUNET, LA NUOVA REGINA

 

Con queste nuove tecniche il 9 febbraio 1988 a tre metri di profondità, la missione ha localizzato un blocco isolato di calcare dalla superficie piana. Due giorni più tardi, hanno scoperto che era l’angolo di una piramide. Dopo questa scoperta, vengono ritrovate altre due piramidi di regine. Ma chi erano queste regine e come si chiamavano? Al momento della scoperta, gli studiosi hanno preferito chiamarle la “regina dell’ovest” e la “regina dell’est”.

Nel marzo del 1990, la missione riprende le sue ricerche, effettuate sempre per sondaggio, e fa infine la scoperta tanto attesa: dei blocchi di calcare che provenivano dalla porta d’entrata della costruzione funeraria della “regina dell’ovest”. Su uno di questi blocchi, non senza emozione, Jean Leclant, legge: “La sposa del re, la sua amata Nubunet”. In quel giorno nacque una nuova regina, perché, come è scritto sui muri delle piramidi: “Per far rivivere un uomo, basta pronunciarne il nome”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PER SAPERNE DI PIÙ

 

CALENDARIO

Nella piramide di Pepi I sono stati trovati dei segni che indicano una data: secondo giorno del quarto mese dell’inverno, insieme a tacche di misurazione di operai e dei lavori da loro svolti.

 

ERRORE

Durante la campagna d’Egitto nel 1998, arrivato davanti alle piramidi, Napoleone Bonaparte pronunciò questa frase: “Dall’alto di queste piramidi, quaranta secoli di storia vi  guardano”.

Errore, erano già passati ben 47 secoli!

 

DOV’È?

Che fine ha fatto la mummia di Cheope? Nell’840 dei saccheggiatori entrarono nella piramide di Cheope. Aprono un sarcofago, ma non vi scoprono nessuna mummia. La piramide era servita come tomba o era stata costruita per altri scopi? Il mistero continua a far sognare gli archeologi.

 

MISTERO

La piramide di Cheope è dotata di un qualche potere magico? Nella piramide il cibo si secca senza rovinarsi; le lame si affilano da sole. Questo è quello che dice la leggenda, ma finora nulla è stato provato.

 

VETRO

Nel 1988n l’architetto cinese Li Pei costruisce nel cortile del Louvre una piramide di vetro alta 21,64 metri, circondata da tre piccole piramidi.

 

MUSEI

In Italia è possibile visitare il secondo più importante museo egizio del mondo: quello di Torino. Ma anche a Roma vi sono importanti resti egizi, al Museo Nazionale e al Museo Vaticano.

 

SGUARDO

Lo scriba accovacciato è del 2.500 a.C., cioè dell’epoca delle grandi piramidi.

È stato ritrovato a Saqqara. Quest’uomo dallo sguardo penetrante esercita la prima professione: quella di tenere i conti e i registri. Grazie al lavoro di questi segretari zelanti possiamo conoscere oggi la vita degli antichi Egizi.


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Nilus
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©AGOSTINO LONGO
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