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UN'AMICA IN REDAZIONE

Amicizia o amore?
Ho 14 anni e un "grosso" problema! Al grest della parrocchia e al campeggio estivo, ho conosciuto un ragazzo stupendo, M., di 15 anni. Ogni giorno che passava diventava sempre più gentile. Mi era stato riferito di essere ricambiata ma che gli piaceva anche un\'altra mia amica, però non capivo il suo comportamento: a volte mi coccolava, altre volte come se non esistessi...
Una sera è entrato nella stanza e mi ha chiesto scusa per avermi fatto del male e ci siamo baciati. Il giorno dopo è stato tenerissimo e per di più mi ha chiamato “amore”! Il secondo giorno invece mi ha mollato, dicendo che non era pronto per una cosa seria. Sono scoppiata in lacrime e anche lui c’è rimasto male.
Ci siamo promessi di rimanere buoni amici, ma io non ci riesco, e sto malissimo anche perché, pur essendo amici, non è più l\'amicizia di prima. Non so cosa darei perché cambi idea e torni da me! Cosa posso fare?
Betty

Betty cara,
anche se il comportamento di quello che immagini sia il “tuo” boy ti sembra alquanto indecifrabile, è trasparente come l’acqua di montagna. Da una parte si comporta come un ragazzo abbastanza serio, dall’altra dimostra di avere le idee “chiaramente” confuse.
Ti ha fatto la corte perché ti ha visto interessata a lui, ma appena ha fiutato l’aria che sarebbe andato incontro a qualcosa di impegnativo ha preferito battere in ritirata. Forse si è spaventato, oppure non era abbastanza innamorato. Però ha il merito di averti confessato di non sentirsela di andare avanti. E questo gli fa onore.
Tu, per non rimanere così delusa, avresti dovuto procedere con più calma, senza illuderti troppo per quel bacio, per quel sentirti chiamare “amore” e per le prime attenzioni. Questi non sono gesti e parole da due soldi e quando avvengono danno uno scossone alla vita.
Anche se non è facile archiviare il passato, devi darci un taglio netto. Altrimenti ti condanni a nuove lacrime. E con esse non riuscirai a conquistare il suo amore. Per cui chi deve cambiare idea non è lui, ma sei tu. Se non vuoi farti del male. Parola di una che ti vuole bene, anche se ti conosce solo di nome.

In che mondo viviamo?
Ti scrivo riguardo ad un "problema" forse poco sentito ma che mi sta a cuore: la situazione economica dell\'Italia e il modo di porsi degli adulti riguardo a questa crisi.
Dovrebbero smetterla di fare i tragici e i pessimisti semplicemente perché devono (e dobbiamo anche noi, ragazzi) rinunciare ai vestiti firmati o alle scarpe all\'ultima moda: se si facessero un viaggetto in Africa, dove migliaia di bambini, donne, uomini, anziani muoiono ogni giorno di fame e dove la situazione sta veramente peggiorando, capirebbero che non sono tre giorni in meno di vacanza o la rinuncia a qualche piccola, inutile, superflua cosetta che ci rovinerebbe la vita...
Tanto per dire... Ieri ho acceso il televisore, e mi sono quasi presa un accidente: c\'era un agglomerato di politici che si urlavano contro l\'un l\'altro... A parte il "gran bell\'esempio", ma se non ci mettiamo tutti uniti, come potremo risollevare le sorti del Paese? A me fin da piccola hanno detto che è l\'unione che fa la forza, non il litigare davanti a mezza Italia dando prova semplicemente di ignoranza... Voi cosa ne pensate ragazzi? Sono io l\'unica adolescente che pensa a certi problemi "da grandi"?
Per non parlare dei potenti della Terra, che spendono e spandono. Quando si riuniscono si improvvisano "fratelli francescani" e la cosa più comica è che credono che questo sia "salvare il mondo"... Se proprio vogliono fare qualcosa di utile devono andare di persona in Africa e portare a spalla per chilometri dozzine di secchi pieni d\'acqua, imboccare i bimbi denutriti, stare a contatto con le persone malate di AIDS e alleviare le loro sofferenze... Ma in che mondo viviamo?
Nota stonata in concerto

Nota stonata ma …non troppo,
hai tirato in ballo il problema dei problemi dicendo il tuo pensiero sul mondo che è malato. Pienamente d’accordo. Eccetto che nella vena di catastrofismo che ti porta a vedere solo una faccia della realtà, quella meno bella in mano a gente spregiudicata, ai signori che predicano la pace e sottobanco finanziano la guerra, ai politici che firmano trattati di cooperazione davanti alle telecamere di mezzo mondo e poi, “fuori onda” pensano ai propri interessi.
Certo che bisogna intervenire, e presto, per riportare la giustizia, l’equilibrio, il buon senso e ridare agli sfortunati di questa Terra il pieno diritto a una vita dignitosa.
Ma in attesa che i cosiddetti Grandi o Padroni del Mondo facciano funzionare di più il cervello, penso ai Piccoli (con la P maiuscola) che tappano le crepe aperte dal “benesserismo” di troppi, si chinano sui bambini per strapparli alle malattie e alla fame, rinunciano a una vita comoda per entrare negli inferni scatenati dalle bombe a ricostruire gambe e mani, tirare su muri e tetti, riportare luce e acqua.
Sono questi Piccoli Grandi Uomini e Donne di cui pochi parlano che trattengono il mondo prima che precipiti in un abisso senza ritorno. Tra questi, potresti esserci anche tu, evitando di sfregiare il bel volto del nostro pianeta con gli sprechi, rinunciando a qualcosa di costoso ma non indispensabile da trasformare in una donazione a favore di chi lotta in prima linea, sul fronte della miseria e delle ingiustizie.
Saresti una che, insieme a tanti lettori di Mondo Erre che da oggi leggeranno e prenderanno sul serio la notizia che segue, contribuirà a iniettare energie fresche e buone nel mondo malato. La news è questa: “Gli italiani consumano il triplo di quello che potrebbero utilizzare: uno spreco colossale”. Vogliamo deciderci ad ingrassare di meno le multinazionali per far arrivare un po’ di riso, acqua e medicinali a chi ne soffre la mancanza e ha i giorni contati? Basta prendere contatto con le associazioni di volontariato, le Caritas, le ONG. Basta, soprattutto, volere che la vita sia più vita per qualche persona in più, anche senza l’aiuto dei potenti (con la p minuscola).


La lettera del mese
LE RISPOSTE A MARIELLA
Nel numero di ottobre una nostra lettrice, Mariella, si lamentava che a scuola non le permettevano di usare il telefonino. Abbiamo rilanciato chiedendo ai lettori se trovavano il provvedimento giusto o ingiusto. Ecco una prima infornata di opinioni arrivate in redazione.

Secondo me, Mariella \'92, il motivo per il quale tu dovresti protestare mi pare un po\' insensato: che differenza c\'è tra tenere il cellulare spento sulla cattedra e tenerlo in tasca acceso, senza volerlo utilizzare comunque? Perché da quello che ho capito dalla tua lettera, prima tenevi acceso il cell ma senza usarlo. Quindi a parer mio faresti prima a non protestare ma, se per te e i tuoi compagni quest\'obbligo è una cosa veramente importante, allora vale la pena farsi sentire.
Sara

Non muore nessuno se tu e i tuoi compagni vi staccate dal telefonino per mezza giornata. A scuola si va per studiare, non per chiacchierare al cellulare o giocarci o mandare messaggini.
Mario ’91

Forse sarebbe meglio punire coloro che lo usano durante le lezioni. Non è giusto che a rimetterci siano tutti.
Lisa, Trieste

La cosa migliore è parlarne con i prof e trovare una soluzione che vada bene per tutti. Se sono arrivati a chiedere di metterli sulla cattedra è perché se ne faceva evidentemente un uso continuo. E se c’era solo qualche tuo compagno che ne approfittava, allora è meglio parlare anche con questi ragazzi e dire loro che non è giusto che per colpa di pochi ci rimettano tutti.
Silvia e Gina

Nilus
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©AGOSTINO LONGO
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