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RAGAZZE A PIENO RITMO

“La Russia siamo noi!”. Così la rivista Il Ginnasta, l’organo ufficiale della Federazione, ha salutato in copertina il successo iridato della Nazionale di ginnastica ritmica. Un titolo enfatico che la dice lunga sui progressi della squadra azzurra. Fino a ieri il monopolio delle specialiste russe appariva inattaccabile: lo si era visto in occasione delle Olimpiadi di Atene, con quegli esercizi ai nastri e alle clavette a sfiorare l’eccellenza.
Ma a Baku, capitale dell’Azerbaijan, sede degli ultimi campionati del mondo, ecco il clamoroso, imprevedibile rovesciamento dei valori: una prestazione perfetta spedisce le ginnaste azzurre dritte in cima al mondo. Prima lo storico argento nel concorso generale, poi il miracolo nell’esercizio con tre cerchi e quattro clavette: spazzata via dopo decenni, con più di mezzo punto di vantaggio (15.675 a 15.150) la dittatura della Russia.

Alla ricerca dell’affiatamento
Un miracolo, si è detto. Ma è un’immagine retorica. Nello sport di oggi, soprattutto ai massimi livelli, nessun miracolo è possibile senza avere alle spalle un’organizzazione ferrea, senza sottoporsi ad allenamenti massacranti, senza avere dentro di sé la convinzione di potercela fare. Così è stato per le ginnaste azzurre, capaci a Baku di suscitare emozione sia per la straordinaria eleganza dell’esercizio prescelto – frutto della creatività di Emanuele Maccarani, l’allenatrice della Nazionale - sia per quella filosofia del lavoro che si intuiva dietro il dettaglio di ogni esercizio.
Agli occhi di tutti, la squadra italiana è apparsa l’espressione del dinamismo e della sincronia perfetti. Con una virgola di merito supplementare garantita dalla disinvoltura (o meglio: dalla spregiudicatezza) con cui le azzurre hanno eseguito gli esercizi più impegnativi nelle fasi cruciali del Mondiale. Rischi calcolati? È così. Rischi giustificati tuttavia dai certosini allenamenti e dalla memorizzazione dei movimenti, un po’ come avviene per i trapezisti che si esibiscono nei circhi. È ovvio peraltro che quando si lanciano gli attrezzi, li scambiano, li calciano in contemporanea, le ginnaste realizzano passaggi estremamente complessi e proprio per questo molto rischiosi ai fini del punteggio finale.
Sei delle sette ragazze iridate avevano fatto parte anche della squadra olimpica. La medaglia d’argento aveva gratificata la prestazione di Elisa Bianchi, 18 anni, romana di Velletri, Fabrizia D’Ottavio, 20 anni, di Chieti, Marinella Falca, 19 anni, barese di Giovinazzo, Daniela Masseroni, 20 anni, bergamasca di Trescore, Elisa Santoni, 18 anni, di Roma, e di Laura Vernizzi, 20 anni, di Como. Unica novità quella rappresentata dall’inserimento di Francesca Pasinetti, 19 anni, di Monza. Un affiatamento, dunque, che viene da lontano, ci sono almeno quattro-cinque anni di consuetudine di lavoro. E ci sono anche, a rendere davvero unica la Nazionale azzurra, le coreografie create oltre che da Emanuela Maccarani anche da Eva D’Amore e da Nathalie Van Cauwenberghe.
“Sotto il profilo artistico – commenta Marina Piazza, responsabile della ritmica azzurra - siamo da tempo all’avanguardia e anche questa volta, a giudizio di tutti, le nostre esecuzioni sono state le più belle in assoluto”. La vera impresa, però, è stata compiuta molto tempo prima dei Mondiali di Baku, come testimonia Emanuela Maccarani: “Si trattava di convincere un gruppo di ragazze di 18-20 anni che dal 2001 vivono a Desio in raduno permanente, lontane dalle famiglie, a fare altri sacrifici e a trovare motivazioni importanti ancora per un anno. La vittoria è stata straordinaria anche perché soltanto due giorni prima la squadra azzurra aveva conquistato l’argento nell’esercizio con tre cerchi e due clavette, perdendo l’oro per un’inezia, proprie alle spalle delle russe”.

Creatività ed eleganza
È una disciplina, quella della ginnastica ritmica, che in Italia viene data in costante crescita se analizziamo il numero delle praticanti. Un salto di qualità che può essere percepito soltanto se richiamiamo alla memoria l’epoca pionieristica, parliamo della fine anni Settanta, inizio anni Ottanta, quando alla specialità si avvicinavano quasi esclusivamente gli “scarti” della ginnastica artistica.
La presenza in finale della bravissima Giulia Staccioli alle Olimpiadi di Los Angeles ’84 era stata considerata dai critici la classica eccezione. E la Staccioli, oggi moglie dell’asso della pallavolo Andrea Zorzi, avrebbe confermato negli anni a seguire tutto il proprio talento e il proprio eclettismo diventando prima l’unica straniera a far parte dei “Momix” e poi la leader indiscussa, dopo esserne stata l’ideatrice, dei favolosi “Kataklò”, il gruppo di danza acrobatica che si esibisce ormai in tutto il mondo.
La crescita, come hanno confermato le ultime Olimpiadi e adesso anche questi Mondiali, è in ogni caso generale. “Il panorama mondiale – analizza Lorella Saccuman, la nostra giudice internazionale - è ormai molto variegato, con Paesi che si affacciano in punta di piedi come l’India, con un livello tecnico davvero modesto, e Paesi che, come la Cina o la Corea del Nord, appaiono crescere in modo esponenziale in vista delle Olimpiadi di Pechino. L’Italia si è distinta come scuola dal raffinato gusto estetico, sia nella realizzazione di composizioni artisticamente ricche e varie, sia nella scelta musicale e nell’accordo musica-movimento”.
Il successo ottenuto nella gara a squadra è tanto più eccezionale in quanto nelle prove individuali è ancora evidente la supremazia delle atlete russe e di quelle dei Paesi dell’Est in genere. Olga Kapranova, 17 anni, moscovita, è la nuova regina. Ha dominato a Baku non solo nelle finali per attrezzo (tre medaglie d’oro) ma anche nel concorso generale (tutte vittorie tranne che nelle clavette). Alle sue spalle atlete ormai esperte e di alto livello come Anna Bessonova, il “cigno di Kiev”, o l’altra ucraina Natalia Godunko.
Il medagliere del Mondiale racconta di dodici medaglie raccolte dalla Russia (sette d’oro). L’Italia è tuttavia tra i giganti della specialità, seconda assoluta con un oro e due argenti. Alle nostre spalle Bulgaria (una medaglia d’oro) e Ucraina (sette medaglie ma nessuna d’oro). Il prossimo traguardo? Pechino 2008, naturalmente. L’Italia è già inserita di diritto tra le squadre da battere.

ADALBERTO SCEMMA
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©AGOSTINO LONGO
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