I PROTAGONISTI DEL WEB
Ha appena compiuto 30 anni e – proprio come un giovane che a quell’età diventa grande ufficialmente – anche il World Wide Web ha varcato la soglia dell’età adulta. In tre decenni il web è cresciuto velocemente e dalla prima e semplice rete inventata da Tim Berners Lee e Robert Cailliau nel 1989 per connettere i documenti di chi lavorava al centro di ricerca Cern si è trasformato in uno spazio dove navigare, cercare informazioni e mantenersi in contatto con altri.
Sul web si fa davvero di tutto e oggi è impossibile pensare al mondo senza questo strumento. Tra i tanti successi “giovanili” del sistema più famoso di Internet, ce n’è uno che ha davvero rivoluzionato il mondo. La rete, infatti, ha permesso di comunicare con gli altri mettendoci la faccia e
senza avere filtri: lo dimostrano le
piattaforme di condivisione video come YouTube e Vimeo, i forum e la loro evoluzione in blog, infine i social network – Facebook, Instagram e Tiktok – dove bastano poche righe, una foto, un video o una storia per raccontare cosa si fa e soprattutto che tipi si è.
Già, perché l’impressione è proprio che cliccando sull’ultimo video possiamo scoprire di chiunque come si veste, cosa mangia, dove va e persino cosa pensa… Ma è proprio così?
Le stelle dell’online
In realtà quasi mai quello che si propone sul web corrisponde alla vita offline; i contenuti postati sono però sufficienti per farsi un’identità digitale da misurare a colpi di condivisioni e numero di like. Chiunque può scalare la classifica dell’apprezzamento online e avere l’occasione – fino a qualche decennio fa riservata a cantanti e modelle – di ottenere successo.
Nella marea di iscritti ai social quelli che sfondano si contano sulle dita di una mano; di più sono invece i profili che accumulano seguaci in qualche settimana ma vengono presto dimenticati e archiviati come fenomeni passeggeri.
In trent’anni di vita però qualche stella il web l’ha accesa davvero e tra blogger, youtuber e infuencer per la prima volta anche persone “normali” sono diventate
protagoniste della scena pubblica. Pensate alle twitstar come Ambra Garavaglia che raccontando scenette dal suo lavoro come hostess di terra all’aeroporto di Malpensa ha racimolato migliaia di follower e alla fine ha persino scritto un libro.
Oppure a Federico Clapis: ha iniziato con parodie e video demenziali su YouTube e ha poi sfruttato il successo del web per seguire il suo sogno di fare l’artista. E ha funzionato: oggi una scultura di Clapis è finita persino in una delle principali piazze di Londra.
In principio fu il blog
Come è successo che la rete si è aperta alle persone comuni? Tutto è cominciato con i blog, delle specie di diari aperti in cui condividere i propri pensieri. A guidare la rivoluzione sono state le prime piattaforme – come Blogger, Wordpress e Tumblr – che per la prima volta consentivano a chiunque (non solo agli esperti di informatica) di aggiornare facilmente contenuti online.
La data simbolo è il 1997 e il primo blog quello di un commerciante statunitense appassionato di caccia che apre la pagina «RobotWisdom» per condividere i risultati delle sue ricerche sul web riguardo a quell’hobby. Ben presto però gli argomenti da
buttare online
si moltiplicano e la rete s’infittisce: nascono i lit-blog dedicati a libri e letteratura, quelli riservati alle ricette di cucina oppure ai viaggi; infine i fashion blog in cui ogni ragazza appassionata di moda può dare dritte su outfit e makeup.
Diversa è l’idea dell’italiano Salvatore Aranzulla, l’uomo che dà consigli su qualsiasi cosa di vagamente informatico e il cui sito – online dal 2002 – è tra i 30 più visitati d’Italia e cliccato ogni giorno da 700mila connazionali. Con i viaggi (e relativo blog) ha fatto fortuna invece Federica Piersimoni ma il fenomeno si è esteso in ogni settore tanto da entrare pure in politica. Pensate al Movimento 5 Stelle: il partito si è creato proprio intorno a un blog, quello del comico Beppe Grillo.
Dal successo al declino
Nel 2005, d’altronde, il fenomeno è ormai inarrestabile: in appena cinque mesi a livello globale i blog raddoppiano e diventano uno spazio popolato da 14,2 milioni di persone con una nuova apertura ogni 30 secondi. Gratuiti e semplici da usare, i blog sono il diario del XXI secolo che consentono di pubblicare testi, foto e video e lasciare spazio ai commenti dei lettori. Non a caso Bill Gates, il creatore di Microsoft, definisce questo strumento di comunicazione «il più rivoluzionario degli ultimi anni, ancor più di e-mail e siti Internet».
Da un lato infatti i blog (una parola che viene dalla contrazione tra web e log e significa dunque “diario di bordo”) permettono di mettere online storie personali; dall’altra realizzano una forma di informazione dal basso: si tratta dunque di uno spazio a metà strada tra giornale, diario e comunicazione per passaparola.
Purtroppo il successo dura poco: dopo dieci anni con l’arrivo dei social network gli utenti iniziano a condividere link e pensieri con ancora più immediatezza. I blog diminuiscono e nel 2008 il quotidiano francese Le Monde ne sancisce l’inarrestabile declino: in effetti oggi per i giovanissimi questi spazi sono praticamente pezzi da museo.
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Strumento anti-censura
A sopravvivere alla crisi sono soprattutto i blog giornalistici. In Italia molte testate ritagliano ancora uno spazio dei loro siti e lo riservano a firme prestigiose dove proprio i grandi nomi della stampa nazionale danno il loro commento.
Inoltre, in Paesi dove la libertà di espressione non esiste i blog sono gli unici strumenti in grado di evadere le maglie della censura che tocca gli organi di informazione. Ne è un esempio il blog della dissidente cubana Yoani Sanchez ma è tristemente famoso anche quello di Daphne Caruana Galizia, la cronista indipendente uccisa due anni fa a Malta proprio per opinioni antigovernative espresse sul suo blog Running Commentary.
PIANETA YOUTUBE
La più grande vetrina per aspiranti artisti? Oggi si chiama YouTube. La piattaforma inventata nel 2005 ha infatti rivoluzionato il web con un miliardo di persone che si collegano tutti i giorni e oltre 400 ore di filmati caricati al minuto da ogni angolo del pianeta. In Italia si contano 24 milioni di utenti, molti dei quali – soprattutto tra i più giovani – sognano una carriera fatta di video.
In effetti il successo qui sembra semplice: basta una videocamera (va bene anche quella del cellulare) e una cameretta per girare. Davanti allo schermo alcuni ballano, altri cantano e altri ancora parlano soltanto con l’obiettivo di raccogliere un seguito e sperare che qualcuno si accorga del canale. Perché con YouTube si può guadagnare soltanto quando i follower iniziano a essere un buon numero: i video sono infatti infarciti di pubblicità che danno introiti proprio in base al traffico online.
Un hobby? Soprattutto un lavoro
Nell’ecosistema che conta 5 miliardi di visualizzazioni al giorno, c’è spazio per tutto: si va dai tutorial di cucina, di make-up oppure per la costruzione di dispositivi e per il montaggio di mobili a semplici video-recensioni di prodotti o servizi. Gli youtuber – così si chiamano quelli che hanno trasformato i video in un lavoro – girano, montano le sequenze e curano il proprio canale in modo maniacale dedicando a questa attività gran parte del proprio tempo.
In una recente intervista rilasciata proprio a
Mondo Erre i «Me contro te» hanno spiegato di doversi ormai occupare totalmente di YouTube. Anche Sandra Sold in arte La Cindina – che oggi ha 26 anni ma è diventata famosa a 16 con i video tutorial di make up – ha raccontato di aver speso fin dall’inizio almeno
quattro ore della sua giornata a fare video.
Dai gamer…
Chi detiene lo scettro dello youtuber più famoso d’Italia, con oltre 5 milioni di iscritti al canale, è Favij. Questo ragazzo di 23 anni che al secolo si chiama Lorenzo Ostuni è diventato famoso pubblicando video mentre gioca con i videogame.
È solo uno dei tanti “gamer” che sulla piattaforma provano giochi e li commentano: come lui fa d’altronde Ettore Canu con il canale «When Gamers Fail Lyon» oppure «Two Players One Console» di Sergio e Veronica che l’anno scorso si sono piazzati al terzo posto della classifica degli youtuber più seguiti d’Italia. Anche la persona più pagata al mondo per i suoi video mostra come funzionano i giochi: si chiama Ryan, vive negli Stati Uniti, ha 8 anni e guadagna all’anno ben 22 milioni di dollari!
…ai tutorial
Tra i canali più apprezzati di YouTube ci sono poi quelli che fanno tutorial. C’è chi mostra una ricetta passo a passo e chi davanti alla telecamera dà consigli di trucco e parrucco come Clio Zammatteo, ragazza di Belluno che faceva la truccatrice negli Stati Uniti e nel 2008 ha deciso di aprire il canale «ClioMakeUp» con cui ha fatto successo.
All’inizio i suoi video in cui spiegava come mettersi il mascara e di che colore scegliere l’ombretto giravano soprattutto tra amiche, poi quell’attività si è trasformata in un lavoro tanto che da quattro anni Clio ha
una redazione per gestire l’omonimo
blog, ha condotto un programma tv di make-up, ha aperto un marchio di prodotti e ha una sua sede con 20 persone assunte.
Da lei in Italia hanno preso spunto tutte le altre, a cominciare proprio dalla Cindina che su YouTube è arrivata nel 2009 a soli 16 anni. Oggi – che al trucco ha però ammesso di aver aggiunto un bel po’ di ritocchi estetici – non fa più solo video tutorial ma racconta la sua vita privata in vlog seguitissimi.
Per fare successo infatti non sempre bisogna scervellarsi. Ad alcuni (come la coppia dei The Show oppure i Me contro Te) basta fare parodie o scherzi simpatici mentre altri riescono a farsi seguire parlando di se stessi. Di quest’arte è maestra Greta Menchi che è diventata famosa soprattutto raccontando la sua vita e oggi è tra le italiane con più follower su Instagram.
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I secchioni di YouTube
A chi a questo punto è convinto che su YouTube si perda solo tempo, ecco invece i canali per aiutare a studiare. Alcuni youtuber infatti insegnano nella vita reale e hanno deciso di farlo anche con questo nuovo mezzo di comunicazione. «Era il 2011, frequentavo già molto YouTube – spiega Ilenia Zodiaco, 26 anni, che contribuisce con due video alla categoria chiamata BookTube – e ho cercato qualche video che parlasse della mia passione, i libri. Ce n’erano tantissimi all’estero ma nessuno in Italia. Così ho deciso di aprire io un canale». In pratica Ilenia legge, analizza e poi dice ai suoi follower – quasi 55mila – perché dovrebbero leggere (oppure no) quel volume.
A chi ha qualche dubbio di analisi logica si rivolge invece a Fiorella Atzori con il canale «Sgrammaticando» dove spiega come usare il congiuntivo e il periodo ipotetico, mentre un professore universitario, Dario Bressanini, ha deciso di dare ripetizioni di chimica ai giovani oltre la telecamera e oggi ha 265mila follower, quasi tutti con meno di 25 anni.
GUARDA COME TI INFLUENZO
Ci sono i blogger, gli youtuber, le star del web e infine gli influencer: uomini e donne il cui principale talento è quello di aver capito prima o meglio degli altri quali fossero i meccanismi vincenti della rete. Creare un personaggio apprezzato online infatti richiede costanza, presenza e la capacità di capire le tendenze: un’arte per cui serve un certo intuito e che viene ripagata da condivisioni, pollici alzati e un folto seguito sui social network.
È proprio la quantità di follower a fare la differenza online perché – in base al numero di persone che seguono ciò che fai – il tuo personaggio diventa prezioso per mandare messaggi di vita o semplicemente veicolare spot commerciali… In questo senso gli influencer ci sono sempre stati: prima li chiamavano guru oppure idoli ed erano attori, modelle, cantanti, calciatori che riuscivano a plasmare l’opinione pubblica qualsiasi cosa facessero.
La gente però li seguiva sui rotocalchi e al massimo in tv; con il web invece si sono moltiplicate le persone che sanno come piacere agli altri. Non sempre infatti gli influencer hanno qualcosa di particolare da raccontare; semplicemente sono talmente bravi a comunicare online che
ogni banalità pubblicata da loro sembra
impossibile da ignorare.
Modello Chiara Ferragni
Una delle prime al mondo a intuire la portata dei social network è stata l’italiana Chiara Ferragni. La ragazza originaria di Cremona ha mollato l’università poco più che ventenne, ha aperto un blog ed è volata a Los Angeles per imparare l’inglese. Facendosi fotografare con i suoi outfit messi insieme comprando vestiti nei centri commerciali o prendendoli in prestito dalla mamma, in pochi mesi il blog «The Blonde Salad» ha sfondato e oggi la Ferragni – che nel frattempo si è trasferita su Instagram – è l’influencer più nota del mondo, pagata migliaia di dollari per farsi uno scatto con un vestito “marchiato” da un certo brand.
Le aziende di moda infatti conoscono il pubblico della Ferragni e sanno che se lei indosserà un loro prodotto le vendite s’impenneranno. Non a caso da quando esistono, gli influencer vengono invitati insieme ai giornalisti alle Fashion Week, settimane in cui si concentrano nella stessa città le sfilate delle più grandi case di moda.
Il loro compito è sedersi davanti alla passerella, inquadrare gli abiti e mostrare “da dentro” le prossime tendenze facendo pubblicità (sempre positiva) al marchio di turno. Si tratta insomma di una sorta di promozione umana possibile proprio per il fatto che queste persone hanno un certo seguito su Instagram.
Dieci, cento, mille influencer
Tra i tanti volti che ispirano le ragazze in fatto di fashion sulla scia della Ferragni c’è
anche un’altra Chiara che di cognome fa Nasti, vive a Napoli e ad appena 20 anni ha 1 milione e 600mila follower. Giulia Gaudino ha invece fatto successo insieme al fidanzato Frank Gallucci, anche lui appassionato di moda: i due sono
la prima coppia di fashion influencer, ovviamente mai reclutata separata dalle grandi aziende.
Qualcosa di diverso e di ancora unico al mondo (per fortuna…) ha fatto invece il medico italiano Giacomo Urtis. Il chirurgo estetico infatti non solo posta le foto dei propri clienti prima e dopo gli interventi ma – nelle sue stories – usa il suo corpo e il suo volto per sperimentare nuove tendenze in fatto di bellezza esteriore che rischiano però di influenzare anche i più giovani. Non a caso l’attività online di Urtis non piace ai colleghi che la ritengono pericolosa o se non altro poco professionale.
Non su Instagram ma sfruttando TikTok, la piattaforma di condivisione video che permette di cantare in playback accelerando o rallentando una canzone, ha fatto invece successo Elisa Maino. Considerata la web star più seguita dai ragazzi, Elisa ha racimolato 4 milioni di follower e persino pubblicato un romanzo. Tuttavia non sembra montarsi troppo la testa: pur essendosi trasferita a Milano (la capitale degli influencer) continua a studiare al liceo classico. Pure Ambra Ciotti, 15enne con oltre 400 mila follower che vive in provincia di Bologna, sta emergendo come influencer grazie a TikTok ma – vista la sua giovane età – il suo profilo lo gestisce insieme ai genitori.
L’influencer si fa serio
A essere seguite però non sono solo le stories temporanee sui profili social ma anche le storie vere di chi qualcosa da raccontare ce l’ha. Come Silvia Fascians, che su Instagram ha descritto la sua situazione di salute: questa ragazza di Trento con problemi di anoressia, ha fatto un percorso di cura e poi – diventata influencer – non ha nascosto il suo passato.
Testimonial di campagne sociali è infine Nina Rima, 19 anni e 90 mila follower. Un incidente in moto l’ha costretta a subire l’amputazione di una gamba ma Nina ha scelto di mostrare fin da subito con orgoglio la protesi e il moncone sui social, condividendo i suoi stati d’animo durante tutta la fase di recupero e diventando una vera fonte di ispirazione per altri giovani.
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Anche il papa è un influencer
Papa Francesco? A modo suo è un influencer… Con moltissimi seguaci sui social più frequentati, il pontefice ha mostrato in più occasioni di sapere benissimo cosa significa questa parola. Durante la Giornata mondiale della gioventù a Panama e poi nell’esortazione apostolica Christus vivit in cui si rivolge ai giovani Francesco ha suggerito che Maria è l’unica influencer a cui è bene affidarsi per orientare comportamenti e scelte. «Senza dubbio – ha spiegato meglio il papa – la giovane di Nazaret non compariva nelle “reti sociali” dell’epoca, lei non era una influencer, però senza volerlo né cercarlo è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia».
SENZA FILTRI
Sembra che raccontino la vita reale e invece dietro ai filtri patinati di Instagram di chi sul web si è creato un lavoro, spesso ci sta una vera e propria macchina aziendale. All’inizio gli aspiranti influencer ingaggiano mamme e fidanzati per fare fotografie, poi – quando i numeri di follower salgono e iniziano i primi contratti pubblicitari – lo staff dietro ogni personaggio aumenta.
Così nella cerchia di un influencer si accalcano fotografi privati, project manager e avvocati specializzati nel siglare i contratti più convenienti per la web star. Non a
caso in tutto il mondo sono nate agenzie proprio
per curare l’immagine dei personaggi che spopolano online. In Italia gli studi di comunicazione che si occupano di questo settore stanno soprattutto a Milano e – proprio per questo motivo – la città è considerata la capitale degli influencer.
Questi studi di comunicazione hanno il compito di gestire i rapporti con gli sponsor, curare l’immagine di blogger e youtuber nonché di organizzare le interviste con la stampa. I giovani esperti del web non sono lasciati quasi mai soli: in ogni occasione vengono accompagnati da una schiera di esperti di pubbliche relazioni che da un lato snocciolano i dati dei seguaci accumulati dalla star su questo e quel social network e dall’altro sono attentissimi a fare in modo che nessuna vicenda “dal vivo” incrini l’immagine del personaggio costruita sul web.
L’industria degli influencer
Dimenticate dunque ragazzini smanettoni: dietro a questi personaggi che soltanto grazie ai video online possono guadagnare anche 400mila euro c’è un’industria molto interessata. Pensate che alcune agenzie sono specializzate proprio nell’andare a cercare i giovani più promettenti in rete per farli diventare famosi. Al talento “naturale” dei ragazzi questi gruppi aggiungono la competenza di esperti di marketing che si occupano di procurare contratti con marchi importanti.
Gli youtuber The Show, per esempio, sono stati scoperti da un’azienda specializzata di Milano quando avevano pubblicato solo due video: pochi per ottenere il successo da sé ma abbastanza per convincere gli esperti a puntare sulla loro comicità. I manager poi aiutano a scegliere il palinsesto del canale e
fanno accordi con brand, editori e tv, mentre i produttori affiancano la web star nella realizzazione dei video e collaborano a scrivere i contenuti.
Dietro a un video di pochi secondi apparentemente improvvisato c’è dunque molta preparazione tecnica e tanto studio per capire cosa piace al pubblico. Qualche volta le agenzie di comunicazione fanno anche di più come nel caso di Francesco Sole, youtuber solo di nome. Il ragazzo – si è scoperto – aveva infatti aperto un canale non per sua iniziativa bensì su richiesta di una compagnia televisiva che – mettendo in campo fin da subito fior di esperti e quattrini – lo aveva trasformato in un influencer per poi usarlo a suo uso e consumo. Altro che «trasmetti te stesso» come recita il motto di YouTube…
Chi ha detto basta
Di questo mondo in cui niente è lasciato al caso c’è anche chi si è stufato. Federico Clapis, padre di un personaggio discutibile come il dottor Clapis, dopo essere diventato famoso e aver pubblicato persino un disco musicale ha deciso di seguire il suo sogno di diventare un artista. Così – raggiunto l’apice numerico ma anche di sopportazione su YouTube – ha dato l’addio all’intrattenimento e si è lanciato a fare opere d’arte.
Come lui molti sono incappati nel cosiddetto
creator burnout crisis: una vera e propria sindrome di chi fa questo mestiere. Per rimanere ai vertici di YouTube infatti gli utenti sono costretti a
creare video senza sosta e a produrre contenuti mostrandosi sempre in forma e sorridenti. Il rischio è altrimenti di perdere popolarità. Basta vedere l’allarme sociale scatenato da Chiara Ferragni che recentemente si è
concessa una giornata senza post né stories: una scelta che ha gettato nel panico migliaia di follower e fatto pensare che l’influencer abbia tentato le prove generali per un futuro addio.
Il caso più clamoroso resta però quello di Marzia Bisognin alias CutiPie, 26 anni originaria di Arzignano (Vicenza) fino a pochi mesi fa considerata la youtuber più seguita d’Italia che però, a ottobre 2019, ha deciso di abbandonare il suo canale. «È arrivato il momento – ha spiegato in un video agli oltre 7 milioni di seguaci – di provare qualcosa di nuovo nella mia vita.
Può sembrare una scelta improvvisa alla maggior parte di voi ma è una cosa che so da molto tempo. Ho bisogno di trovare la mia strada perché per molto tempo mi sono sentita come se stessi seguendo quella di qualcun altro e penso che sia giunto il momento di darmi un’altra possibilità».
Parole forti che Marzia ha accompagnato ai fatti: dopo l’ultimo upload infatti la ex youtuber ha cancellato tutti i video girati in anni di attività, poi ha staccato il cavo di rete e si è licenziata dal mondo del web.
© Ilaria Beretta - Mondo Erre